Nelle ultime tre settimane sono sei le aggressioni subite da medici e infermieri del pronto soccorso dell'Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. "Un problema sociale, oltre a essere sanitario e di sicurezza" secondo i rappresentanti delle forze dell’ordine e i dirigenti dell’OVE che ieri mattina hanno incontrato i lavoratori "Siamo abbandonati dall'azienda e dalle istituzioni. Non vengo a lavoro per essere preso a schiaffi, mi sento umiliato, voglio andare via da questo ospedale". A parlare di una situazione insostenibile è il medico aggredito due giorni fa, ultimo di una lunga lista, al triage catanese del Vittorio Emanuele. Nell'incontro che si è svolto ieri mattina nell'auditorium dell'ospedale, il personale della struttura ha discusso con il vicario del questore Serafina Fascina, con il direttore sanitario Paolo Cantaro e il vicesindaco Marco Consoli, degli ultimi fatti di cronaca. C'è un reale problema di sicurezza al nosocomio di via Plebiscito o la risonanza mediatica crea un effetto boomerang? "Lavoriamo in strutture fatiscenti con una strumentazione antiquata, abbiamo carenza di personale e di posti letto - lamenta un medico - è una situazione snervante per i pazienti e i loro cari. Se poi si considera il quartiere popolare e popoloso in cui si trova l'ospedale, è comprensibile ma non accettabile che accadano questi episodi". Abbiamo già scritto delle carenze strutturali dei pronto soccorso a Catania. Un'emergenza atavica, se così si può considerare uno stato gravoso ma immobile. Il vero problema, secondo i medici intervenuti ieri all'incontro, è che "noi ci mettiamo la faccia. Chiediamo un posto di polizia all'interno dell'ospedale h24. Le guardie giurate non hanno l'autorità per risolvere il problema e la videosorveglianza non intimorisce nessuno". Secondo quanto sostenuto dal vicario del questore, però, è impossibile pensare di instaurare uno "stato di polizia" all'interno dell'ospedale. "Non bisogna entrare in guerra col paziente" ha detto la caposala in servizio da 18 anni al Pronto Soccorso dell'OVE. Dunque, come intervenire? Le richieste dei medici continuano a battere sulla necessità di limitare gli ingressi. Dal parcheggio al triage, finendo con i senzatetto che bivaccano in ospedale, troppa gente entra indisturbata. A peggiorare il caos, in cui i pazienti rimangono giorni sulle barelle o ore in attesa di un esame, sono naturalmente anche quei cittadini che anzichè recarsi dal medico di base ricorrono all'ospedale. Sono tanti i medici e gli infermieri che raccontano le violenze subite. Dalla dottoressa aggredita da un paziente psichiatrico, e messa in salvo dai colleghi, al rischio di "prendere legnate per il tentativo di allontanare i personaggi loschi della ambulanze private che distribuiscono i bigliettini nelle stanze dei malati", sottolinea un medico. Un'infermiera, poi, racconta di essere stata intimorita dal parente di un malato: "Se fossi un uomo, saresti già morto ammazzato". Un clima di paura e confusione che spesso trova le sue cause nei deficit strutturali della sanità siciliana per cui pagano operatori e pazienti. "E' inaccettabile non poter monitorare un paziente a rischio di infarto perché non funzionano i monitor, se dopo 3 ore senza risposte i parenti si inalberano, dobbiamo fronteggiarli noi". Ciò che sembra esser cambiato rispetto al passato è l'insulto sistematico, la delegittimazione del ruolo degli operatori sanitari. Eppure, la maggior parte dei medici e degli infermieri, consapevoli di lavorare in un quartiere "difficile", non hanno intenzione di lasciare l'ospedale. Ma pretendono tutela. Intanto l'azienda ospedaliera, ha spiegato Cantaro, si è costituita parte civile per aver ricevuto un danno d'immagine dalle aggressioni. "Confidiamo che presto i due pronto soccorso del Policlinico e del San Marco risolvano questo sovraffollamento", ha detto il Direttore Sanitario. Un'attesa che sembra interminabile perché, nonostante le promesse, ancora i due triage non vedono la luce. Ma i vertici delle forze dell'ordine e dell'ospedale non hanno dubbi nel rassenerare i lavoratori: "Siamo dalla vostra parte".