Molti dipendenti del 118 regionale risultano impegnati anche con la Croce Rossa, associazione ormai privata a tutti gli effetti, compresi i suoi più alti vertici, dal presidente regionale Corsaro a quello di Catania Principato. Adesso lo stop ed entro 15 giorni dovranno decidere cosa fare. Le querele a Sudpress.
Dal 2012 la Croce Rossa Italiana non è più un ente pubblico, ma un'associazione privata che opera prevalentemente nell'ambito dei servizi sanitari.
In tale veste, ma potendo godere di un brand ancora di enorme prestigio, partecipa ad appalti milionari, gestendo con regole del tutto privatistiche i turni di servizio dei suoi "volontari" con le relative indennità e persino le assunzioni come recentemente accaduto presso il pronto soccorso dell'aeroporto di Catania, peraltro gestito a seguito di un appalto ormai da tempo scaduto ed inspiegabilmente in prorogatio.
La stranezza è che molti dei volontari che operano in Croce Rossa risultano dipendenti della società della Regione Siciliana che si occupa di emergenza-urgenza sanitaria, la SEUS-118 Sicilia.
Tra questi persino i vertici di Croce Rossa Sicilia, a partire dal presidente regionale Luigi Corsaro.
Dipendenti della SEUS-118 sono addirittura presidente e vice presidente del comitato di Catania, Stefano Principato (che è anche presidente del consiglio comunale di Fiumefreddo) e Francesco Di Giovanni.
Il comitato provinciale di Catania, tanto per chiarire, gestisce l'appalto dei servizi sanitari presso il Cara di Mineo (140mila euro al mese), quello sopra citato e ormai in prorogatio del pronto soccorso dell'aeroporto Fontanarossa (1,5 milioni l'anno) ed è particolarmente impegnato nei servizi relativi agli sbarchi dei migranti con i relativi rimborsi gestiti dalla prefettura di Catania.
E poi abbiamo, per citarne alcuni, il presidente del comitato di Siracusa Francesco Messina, di Caltanissetta Nicolò Pieve, di Milazzo Maria Elena Cutelli, di Scordia Paolo Ventura, di Aci Catena Mario Forzisi, il vice presidente di Acireale Concetta Epifania Di Mauro ed i consiglieri di Fiumefreddo Roberto Panebianco e del comitato jonico Rosario Messina. (Rettifica: a causa di una omonimia era stato inserito nell'articolo per mero errore il nominativo Anna Maria De Plano di Barcellona Pozzo di Gotto che in realtà non è dipendente di SEUS.)
Tutti dipendenti SEUS e dirigenti della Croce Rossa.
Adesso il potente freno a mano tirato dal presidente della società regionale Gaetano Montalbano che giorno 7 novembre ha diffuso una nota destinata a tutti i dipendenti SEUS.
La motivazione della nota è talmente ovvia che non si capisce bene per quale motivo non si sia provveduto in precedenza a rilevare ed impedire il macroscopico conflitto di interesse in capo a chi, dipendente di una società regionale, gestisce un'associazione privata in evidente conflitto di interessi operando prevalentemente nello stesso ambito dei servizi sanitari e d'urgenza.
E gli interessi, abbiamo visto, sono milionari.
Il presidente di SEUS Monatalbano emana la nota "al fine di rendere edotti tutti i dipendenti che, a qualsiasi titolo, effettuino prestazioni presso i comitati della CRI , o comunque altri Enti od Associazioni concernenti il medesimo ambito operati vo di SEUS, in qualità di legali rappresentanti, amministratori, presidenti, consiglieri, revisori, sindaci, consulenti, a titolo oneroso o anche di volontariato, o che ricoprano qualsivoglia carica di vertice o diretti va in seno detti Enti."
E ricorda che, "per come affermato dalla Suprema Corte di Cassazione, (tra le altre, sezione lavoro 23909 del 2007) - che esprime l'orientamento della giuri sprudenza rispetto alle ipotesi di contl itto di interessi del dipendente privato - la sussistenza in concreto di un contlitto di interessi genera una in compatibi lità con il datore di lavoro."
A scanso di equivoci precisa anche che "per ritenersi sussistente l'incompatibilità del lavoratore che, ad esempio scelga il part time per ricoprire incarichi continuativi od effettuare consulenze altrove, è bastevole che la ulteriore attività svolta, avuto riguardo all'oggetto sociale, agli scopi, etc. della seconda struttura interessata, possa essere concretamente confligente con la prima (nel caso in esame con la SEUS). Quel che si viene ad inficiare, in tal caso, è il rapporto fiduciario tra dipendente e datore di lavoro che ha il diritto di pretendere che le prestazioni del primo, nel proprio ambito di att ività, non siano al contempo, per così dire, usufruite da altri competitors."
Insomma, non si può proprio fare e, ribadiamo, non si capisce come sia stato possibile farlo fino ad oggi.
La conclusione di SEUS non lascia spazio a fraintendimenti: "tutti i dipendenti i quali dovessero versare in siffatte ipotesi di incompatibilità a rimuoverla entro e non oltre giorni 15 dalla presente comunicazione dandone contestuale comunicazione alla Società, con l' avvertenza che, in caso contrario, si attiveranno le conseguenti procedure disciplinari", che in questo caso trattandosi di incompatibilità non può che essere l'interruzione del rapporto di lavoro.
Abbiamo sentito il presidente regionale della Croce Rossa Luigi Corsaro che però non ha ancora chiaro quali saranno le decisioni sue e dei suoi colleghi coinvolti nella vicenda.
Intanto il timer dei 15 giorni è già partito, sapremo di più entro il prossimo 22 novembre.
PS: Siamo stati già querelati più volte dal presidente del comitato provinciale di Catania Stefano Principato ed attendiamo con ansia di essere interrogati, sperando che magari non ci siano figli di qualche potente di turno assunti in qualche pronto soccorso gestito da lui.
Catania è ormai anche questo, una città senza pudore.