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Corso Martiri della Libertà condannato al degrado eterno?

22-02-2017 04:26

Barbara Corbellini

Cronaca, europee, arnone, carabinieri aggrediti, maresciallo salvo mirarchi, viale nitta, importazione, pensionati,


Terra di nessuno tra desolazione e scenari da Terzo Mondo, questa è ancora oggi Corso Martiri della Libertà, l’area degradata alle spalle di Corso Sicilia tristemente nota per essere il frutto dello scempio edilizio degli anni Cinquanta. Si parla di un nuovo progetto che verrà forse appaltato per questa primavera



Marciapiedi rotti e strade piene di spazzatura e di bottiglie di vetro frantumate fungono da cornice ai due più grandi lotti incompiuti di tutta Catania. Si tratta delle due zone sventrate nel cuore della città, frutto della speculazione edilizia che investì Catania a partire dagli anni Cinquanta. Ormai è diventato così “normale” lo stato in cui riversa quella vastissima area che nessuno ci fa più caso. Quella che è oggi Corso Martiri della Libertà è una zona degradata e abbandonata a se stessa. 



L’asse viario collega due importantissimi poli della città, la stazione e il centro storico. Si passa da piazza Papa Giovanni XXIII a piazza della Repubblica da dove l’asse prosegue con un percorso a baionetta attraverso Corso Sicilia fino a piazza Stesicoro. Ora, corso Sicilia è del tutto urbanizzata, ma quasi tutti i lotti di Corso Martiri della Libertà sono incompiuti  e al loro interno regna incuria e degrado. Delle due aree mutilate si può notare la desolazione che regna all’interno per una serie di aperture forzate che sono state fatte. Dentro cresce una fitta vegetazione con tracce evidenti del passaggio di persone, senza tetto, come fusti di detersivi, scarpe, resti di cibo e buste della spesa. Li dentro, dove gli spazi sono qualcosa di indefinito si presenta  una terra di nessuno alla portata di tutti, senza controllo.


di un violento smembramento del quartiere di San Berillo negli anni Cinquanta, l’area sembra purtroppo, ancora oggi, essere


condannata al degrado dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute e che non sono state in grado di recuperarla restituendole un aspetto dignitoso.

Me vediamo da vicino cosa è stato fatto fino ad ora per la riqualificazione di questa zona.



Di recente l’architetto Mario Cucinella ha presentato un progetto di riqualificazione, premiato nel 2016 alla Triennale di Milano. Sembrerebbe che nel 2016 il progetto sia stato oggetto di revisione da parte dell’amministrazione Bianco. Si parla anche di progetto esecutivo pre-approvato dal Comune che dovrebbe essere appaltato in tempi brevi: marzo-aprile 2017.



Il progetto, attualmente in corso, prevede diverse destinazioni d’uso: residenziale nella zona di via Monsignor Ventimiglia, culturale e commerciale lungo l’asse di Corso Martiri della Libertà, con una vasta area pedonale e ciclabile, ricettivo-alberghiera la zona che si affaccia su viale libertà e piazza Papa Giovanni XXIII e una zona di verde pubblico attrezzato lungo tutto il viale e in particolare la zona della scuola media in via Marchese di Casalotto e in piazza della Repubblica. Nella zone est di piazza Giovanni Falcone sarà previsto un nuovo polo museale e d’intrattenimento con un teatro e una nuova piazza. Non ci resta che attenzionare l’inizio dei lavori.



Il progetto attuale è stato preceduto da quello dell’architetto Massimiliano Fuksas, durante l’amministrazione Stancanelli che arrivò in Consiglio Comunale per illustrarne i contenuti, ma venne abbandonato probabilmente per divergenze tra l’architetto e i proprietari delle aree.



Ma come siamo arrivati allo stato attuale di cose? Corso Martiri della Libertà fa parte del quartiere di San Berillo che, fino alla metà del Novecento, era un’area densamente costruita. Già all’inizio del Novecento si prospetta l’idea di una strada che collegasse il centro le la stazione, ma tutto si blocca per via delle due guerre mondiali.



Nel 1947 si riprende in considerazione quest’idea con la novità di due viali con innesto a baionetta e non più un unico asse rettilineo. E arriviamo al 27 novembre 1950 quando viene firmato l’atto costitutivo dell’Istica, l’Istituto Immobiliare di Catania per il risanamento di San Berillo.
Peccato che per il risanamento venne prevista la demolizione di tutte le abitazioni che non erano contemplate nel progetto per una superficie di 240 mila mq del quartiere e il trasferimento degli abitanti in quella che viene definito la San Berillo Nuova, l’attuale San Leone.
L’Istica si avvalse della legge regionale del 1954 con la quale si dichiarava che, riguardo al risanamento, San Berillo era soggetta a espropri per motivi di pubblica utilità. L’acquisizione delle aree portò all’esodo del quartiere di 15 mila abitanti. Il progetto venne immediatamente e inevitabilmente associato al più grande esodo forzato di abitanti.  



Le numerose opposizioni al “risanamento” del quartiere e la ricca documentazione conservata dall’onorevole Franco Pezzino contribuirono all’avvio di inchieste giudiziarie, riguardo i progetti, che gettarono tutto in una fase di stallo. L’on. Pezzino è noto per la sua attività istituzionale nei banchi del Consiglio Comunale di Catania a partire dal 1952, periodo in cui avvenne l’approvazione dei progetti di risanamento su San Berillo da parte del Consiglio Comunale di Catania con l’allora sindaco della DC La Ferlita.



La vicenda dell’ingegnere Mignemi ha sicuramente contribuito a gettare ombre sul piano di risanamento di San Berillo. Secondo i dati raccolti all’Archivio di Stato di Catania, nel 1965 l’ingegnere Mignemi viene incaricato dal Comune del collaudo di alcune opere pubbliche realizzate dall’ISTICA che mostrano come, a seguito di una serie di conteggi inesatti, contenuti nel piano economico-finanziario presentato dall’ISTICA, sia prevista un’edificazione pari a 2.200.000 mc rispetto a 1.800.000 mc stabiliti da concessione. Così l’ingegnere interrompe il collaudo perché si rende conto che il Comune non aveva ancora approvato il progetto delle opere pubbliche. Il tutto si trasforma in una denuncia ai danni del Comune e in una battaglia senza esclusione di colpi per l’ingegnere Mignemi che viene lasciato solo.



Spesa prevista per il risanamento 10 miliardi e 338 milioni di lire con un ricavo, per l’ISTICA, di 7 miliardi e 338 milioni di lire, i restanti 3 miliardi sarebbero stati forniti dal Comune con il gettito dell’imposta di famiglia. Gli espropri erano previsti entro il febbraio del 1960 e il termine dei lavori entro il 3 luglio del 1969 ma cinque giorni prima viene approvata una nuova legge regionale che riduce la densità volumetrica da 18,5 mc/mq a soli 5 mc/mq.



Così accade che, a meno di un anno dalla scadenza dei termini per il completamento del piano, il 3 luglio 1969 appunto, l’ISTICA risulta  inadempiente dei confronti del Comune per non aver rispettato i tempi. Comincia così un contenzioso tra l’Istica e il Comune di Catania che dura decenni e l’Istituto Immobiliare di Catania viene risarcito nel 1991 dalla giunta Bianco con 40 miliardi di lire. L’Istituto chiederà poi altri 78 milioni di euro. Per quella data non risultarono ultimate l’espropriazione dell’intero quartiere e la demolizione di alcuni isolati già evacuati.


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Gli abitanti di allora non erano d’accordo con questo risanamento: abitanti e proprietari evidenziano la presenza di tante costruzioni e palazzi in buone condizioni che il piccone ha brutalmente demolito. Inoltre viene sottolineata anche la discrepanza tra i bassi indennizzi e i prezzi per costruire i nuovi lotti mettendo in discussione la possibilità di acquisto delle nuove aree da parte di abitanti, proprietari e operatori economici.



Nel 2008 dopo le dimissioni di Scapagnini, viene firmato un accordo, tra il commissario straordinario Vincenzo Emanuele e i privati titolari delle aree in questione, in base al quale 500mila mq edificabili vengono dati  ai proprietari delle aree e in cambio il Comune evita il pagamento di 81,4 milioni di euro. In seguito la cubatura viene ulteriormente ridotta. Si arriva al 2016 anno in cui l’ISTICA cede le sue quote proprietarie al gruppo UniCredit banca e quel che resta dei lotti incompiuti è lo sventramento e la “deportazione” di un intero quartiere.



Così lo sventramento di San Berillo che ha portato al degrado attuale di Corso Martiri della Libertà sono il risultato di un progetto di rigenerazione mai compiuto e noto a tutti come uno tra i più grandi casi di speculazione edilizia della città.



Non ci resta che attendere questa primavera per il tanto sospirato inizio dei lavori.


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