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Consorzio di bonifica al collasso, in ginocchio l’agricoltura siciliana

10-07-2017 00:18

Barbara Corbellini

agricoltura, catania, paternò, maltrattamenti di animali, maresciallo salvo mirarchi, smog catania, sushi-zen, Maesano, Centro Galatea,

Consorzio di bonifica al collasso, in ginocchio l’agricoltura siciliana

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Impianti di irrigazione vecchi e logoriscarsità di acqua nei campi della Piana di Catania e operai soltanto a tempo determinato impiegati nei periodi sbagliati per: ecco le piaghe che affliggono gli agricoltori della Sicilia Orientale a causa dell’inefficienza del Consorzio di Bonifica che organizza male l'intero sistema. Sudpress ha raccolto le testimoniante di due imprenditori agricoli che tra rabbia e delusione hanno descritto una situazione davvero preoccupante



Siamo all’inizio di quella che si preannuncia un’estate calda e i campi della Piana di Catania non se la passano per niente bene. A raccontare la situazione a Sudpress sono due titolari di aziende agricole della zona di Paternò, Giosuè Arcoria di Confagricoltura e Fabio La Spina.


“C’è una


pessima gestione del consorzio di bonifica

–racconta deluso Fabio la Spina- se


non arriva l’acqua nei campi

come si fa a mandare avanti l’agricoltura? Un po’ di acqua sta arrivando soltanto ora, a luglio. Considerando che


in Sicilia non piove da marzo

, quindi si tratta di un periodo di 5 mesi durante i quali non è caduto nemmeno una goccia dal cielo, l’acqua che proviene dai canali di irrigazione dovrebbe arrivare molto prima, non a luglio!”.


“Inoltre –continua l’imprenditore agricolo di Paternò- c'è una pessima organizzazione del consorzio: gli


operai sono assunti a tempo determinato

 e nei periodi in cui


non c’è acqua

e ciò non è per niente funzionale al sistema. Cosa dovrebbero fare esattamente i dipendenti se l’acqua non scorre nei canali? Poi, quando finalmente viene erogata si concludono le loro giornate di 51 giorni, il consorzio non li riassume e per giunta li lascia a casa. Che senso ha questo sistema? ”.


A tal proposito, da circa una settimana i dipendenti del Consorzio di Bonifica di Catania, insieme alle loro famiglie hanno occupato la Presidenza della Regione di Catania, palazzo Esa, come segno di protesta contro l’Assessorato all’Agricoltura. L’intento è quello di


chiedere il prolungamento delle 51 giornate di lavoro

, attualmente già espletate, a 151


fino al completamento della stagione irrigua

. Ed estendere le 151 giornate dei 151isti a 181. Tutto questo in attesa di procedere con la stabilizzazione di tutto il personale operaio per il completamento delle piante organiche carenti di personale.


“Siamo in attesa di risposte –ha affermato Maurizio Grosso, segretario generale Sufus Confali- Un danno questo, non solo per i dipendenti 51isti, ma anche per gli agricoltori della Piana di Catania che rimangono senza acqua».


Ricordiamo che il Consorzio n. 9 di Catania è il più grande d’Italia. Su 60 mila ettari di campagna fornisce acqua a 20 mila.


“La Regione non ha più interessi a rendere efficiente il consorzio perchè ormai è un colabrodo –continua La Spina- La morale della favola è che


l’acqua viene pompata a nostre spese

con tanti sacrifici per averne solo un po’: chi è attrezzato, comincia  a irrigare  a marzo. Ad ogni modo i terreni non ricevono il giusto quantitativo di acqua. Chi è attrezzato comincia a irrigare a marzo. Gestisco l’azienda agricola dagli anni 90 e da allora, se non fosse per i sacrifici di mio padre, non avremmo acqua qui”.


E in tutta questa situazione


gli agricoltori devono anche pagare l’utenza irrigua pur non usufruendo dell’acqua !

“Tra le altre cose abbiamo delle


condotte fatiscenti

–dichiara l’imprenditore agricolo- realizzate negli anni 60/70".


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“In un'azienda l'acqua arriva perchè ricade in una zona dove è stata


realizzata una nuova condotta

da sei anni ma


a spese nostre

–spiega anche Giosuè Arcoria di Confagricoltura- Quel poco di acqua che possiamo usare la prendiamo da li. Ma non tutti hanno la possibilità economica di fare questo”.


“Poi, in famiglia –continua Arcoria- abbiamo un’altra azienda con una


condotta chiamata quota 51 risalente agli anni 70

e in questa abbiamo problemi enormi perché


la rete è completamente un colabrodo

. In teoria si tratta di una condotta molto importante perchè servirebbe metà della Piana di Catania. Peccato che dopo che vengono sistemati dei tratti e dopo un po’ se ne guastano altri”.


Tra impianti vecchi, acqua che scarseggia e un’estate davvero calda gli agricoltori sono messi a dura prova e a pagarne le spese è proprio uno dei settori più importanti dell’economia siciliana.


 


 


 


 


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