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Caos Pubbliservizi: continua lo sciopero ad oltranza, i lavoratori bloccano la sede della città metropolitana

29-11-2017 16:51

Barbara Corbellini

Cronaca, catania, sciopero, Assessoarato Beni Culturali, laboratorio, maresciallo salvo mirarchi, morto bimbo,

Caos Pubbliservizi: continua lo sciopero ad oltranza, i lavoratori bloccano la sede della città metropolitana

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I lavoratori della Pubbliservizi, azienda in crisi a causa della pessima gestione degli ultimi anni, non ci stanno alla riduzione delle ore di lavoro o al provvedimento di licenziamento collettivo in atto, tant'é che da un paio di giorni hanno indetto uno sciopero ad oltranza impedendo l’accesso in una delle sedi della città metropolitana, in via Nuovaluce, a Canalicchio. Circa una ventina di dipendenti, oltre ad impedire l’ingresso nella struttura, sono saliti sul tetto con un grande striscione in segno di protesta. Giovanni Zucchero, dipendente Pubbliservizi: “Continueremo lo sciopero fino a quando non riceveremo delle risposte certe da parte delle istituzioni. Noi non ci muoviamo da qua”



Il presidio permanente, spiegano dalla Cisl, è frutto di una decisione sottoscritta dalle segreterie sindacali a seguito della manifestazione.




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“Vogliamo risposte dalle istituzioni sul nostro futuro –esordisce


Giovanni Zucchero

-  abbiamo un provvedimento di licenziamento collettivo in atto, una situazione devastante: si parla di circa 380 famiglie.


L’ingresso alla sede della città metropolitana resterà bloccato

fino a quando non ci daranno retta e vogliamo estendere questo sciopero a oltranza. Per smuovere qualcosa abbiamo mandato messaggi e lettere al neo presidente della Regione, Nello Musumeci e a Bianco, che oggi ha ripreso l’incarico di sindaco metropolitano. Vedremo come finirà!”



Ad intervenire sulla situazione di protesta dei dipendenti Pubbliservizi è Rita Ponzo, segretaria Fisascat della Cisl che si appella alla Regione. “I lavoratori stanno scioperando perché fino ad oggi non è stato concluso nulla –spiega Ponzo- Parliamo di un’azienda che ha il contratto più povero tra i contratti nazionali: 1000/1500 euro di stipendio mensile. Per cui i lavoratori sono contro la riduzione dello stipendio e vogliono reintegrato il contratto di servizio com’era prima di queste riduzioni, e si oppongono ai licenziamenti collettivi. Dopo che Cocina è subentrato come commissario della città metropolitana, circa un mese fa, constatando il deficit economico della partecipata, non ha potuto mantenere quanto Bianco aveva promesso, cioè di salvare la situazione. Per cui ora i lavoratori si trovano senza una ricapitalizzazione dell’azienda come era già stato promesso più volte al tavolo della prefettura a settembre”.



Ricordiamo che il nuovo contratto di servizio di durata triennale che la Città metropolitana di Catania sottopose alla firma dell’amministratore unico della Pubbliservizi, prevede una somma complessiva per ogni singolo mese di circa 700 mila euro, invece degli 850 mila euro promessi da Bianco, fino a dicembre: tale riduzione è stata voluta da Cocina anche in in conseguenza di una situazione finanziaria disastrosa e confusa ereditata da Bianco. Secondo i lavoratori questa somma non può affatto soddisfare le esigenze di un’azienda che impiega 380 dipendenti e presenta una situazione debitoria importante.



Ad ogni modo Cocina, dopo la reintegrazione di Bianco come presidente e commissario della città metropolitana, resta commissario del consiglio metropolitano e dal canto suo spiega l'ingarbugliata situazione. “Sto aspettando il parere del revisore dei conti per poter fare una delibera di consiglio ed erogare delle somme –afferma il commissario del consiglio metropolitano- Questa delibera per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio, che sono i soldi per le prestazioni svolte da Pubbliservizii dal 1 ottobre al 24 novembre, è l’unico strumento per poter ammortizzare la situazione. Rispetto al licenziamento collettivo io ho una linea precisa: l’eliminazione dei superminimi come le promozioni illegittime e le spese per consulenti,  una maggiore produttività del lavoro degli operai, l'acquisto di materiali che servono per lavorare e la riparazione dei mezzi. Alla fine i lavoratori non ci avrebbero perso molto: il taglio dell’8/10% ho dato indicazione che fosse limitato solo ad alcune fasce”.


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