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Catania-Cosenza 2-2 vale il -6 dai “Salentini” e i rossazzurri consegnano la promozione al Lecce

11-02-2018 20:01

Claudio Maggio

catania, delibera cipe, costa ferreira, Wondertime, violenza contro le donne,

Catania-Cosenza 2-2 vale il -6 dai “Salentini” e i rossazzurri consegnano la promozione al Lecce

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Brutto pari per gli uomini di Lucarelli, ai quali non bastano i gol di Barisic e Manneh per ribaltare il doppio vantaggio ospite arrivato dopo soli 26 minuti di gioco. I rossazzurri pagano la formazione troppo sperimentale schierata in avvio dando ai rivali pugliesi un ulteriore e (forse) decisivo vantaggio



A 12 gare dalla fine è tempo di primi responsi e, a meno di cataclismi al momento impreventivabili, uno di questi è che saranno i giallorossi di mister Liverani a staccare il pass per la promozione diretta per quanto riguarda il girone sud della serie C, costringendo Lodi e compagni ad accontentarsi d’ora in avanti di difendere con le unghie e con i denti un secondo posto importantissimo in chiave playoff.



E pensare che il pomeriggio poteva essere festoso, in pieno clima “carnevalesco” e nel ricordo sempre vivo nella memoria della tifoseria etnea di “Ciccio Falange”, storico tifoso rossazzurro scomparso un anno fa e al quale è stata dedicata la coreografia iniziale della curva Sud.



Purtroppo, ed è l’ennesima volta che ciò avviene in questa stagione, il “Massimino” teatro di mille gioie del Catania e dei suoi tifosi è stato fatale per i ragazzi di mister Lucarelli, il quale paga l’improvvida scelta di sguarnire totalmente la zona centrale del campo schierando Barisic e Porcino praticamente in linea con l’inedita coppia Curiale-Mazzarani (relegando Ripa, decisivo sette giorni fa, in panchina).



Errore troppo grande per non essere punito, e così il Catania va sotto di ben due gol, entrambi scaturiti da una palla persa e da un rientro difensivo troppo lento, il primo siglato da Mungo e il secondo su calcio di punizione da Palmiero.



Inizio shock per i rossazzurri, già obbligati a vincere dalla vittoria del Lecce a Bisceglie per proseguire l’inseguimento alla prima piazza, e che si ritrovano già spacciati dopo poco più di un quarto di gara. Va apprezzata la reazione da qui in poi della squadra, nata più dalla furia agonistica che da un gioco organizzato e manovrato, ma che porta comunque a salvare la faccia grazie ai gol prima di Barisic, che pur totalmente fuori ruolo si batte come un leone mostrando di aver ben approcciato questa nuova avventura alle pendici del vulcano, e poi del giovane Manneh, che dopo numerose occasioni sprecate nella confusione dei secondi 45 minuti vale il pari a soli due minuti dal termine.



Ancora un’occasione per recriminare per il popolo etneo, che vede una squadra “intelligente ma che non si applica” come si dice a scuola, che tanto potrebbe fare, ma che alla fine per un motivo o per un altro rischia di rimanere una bella incompiuta. E stavolta sul banco degli imputati, anche se ci si potrebbe lamentare del troppo tempo perso dagli ospiti e di un arbitro troppo compiacente, dei soli 4 minuti di recupero dati, del fatto che il Lecce gioca sempre prima senza una ragione logica non avendo altri impegni settimanali che impongono questo calendario, merita di andare Cristiano Lucarelli.



Il quale, troppo spesso, cerca di sperimentare nelle gare casalinghe per dare maggiore aggressività e proiezione offensiva ai suoi, ma che proprio nel proprio stadio ha perso i punti che decideranno il campionato a favore del Lecce di Liverani, magari meno fantasioso rispetto al collega, ma certamente più solido e continuo.



Nel calcio in generale, ma in una categoria come questa in particolare, dare delle certezze, un’ossatura solida che dia sicurezza al gruppo e ai nuovi innesti è troppo importante e non ci si può ridurre dopo 24 giornate a non sapere ancora quale sia la formazione titolare di cui il tecnico si fida ciecamente. Questo, insieme alla minore vena realizzativa degli attaccanti, sembrerebbe essere il grave limite del Catania, che purtroppo rischia di costargli la promozione diretta.


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