Non si placano le polemiche sulla questione dei conferimenti dei reflui nell'impianto di Pantano d'Arci. Da lunedì 26 febbraio infatti, dopo settimane di incontri e tira e molla, tra istituzioni, aziende e Confcommercio, le imprese che si occupano di spurgo aderenti appunto a Confcommercio, si sono fermate ad oltranza. Uno sciopero che rischia di far degenerare una situazione già nelle scorse settimane molto vicina a trasformarsi in vera e propria emergenza sanitaria. “Abbiamo appreso da fonti di stampa di un tavolo tecnico presso la Prefettura sulla problematica sollevata dagli spurghisti - afferma Giovanni Rinzivillo, portavoce degli autotrasportatori aderenti a Confcommercio - ma nessuna soluzione fattibile ci è stata comunicata in modo ufficiale. Pertanto, in assenza di un confronto, le aziende hanno deciso di fermarsi ad oltranza” Questo il testo del comunicato con cui si annuncia la protesta: "Nessuna risposta esaustiva da parte degli organi preposti alla risoluzione del problema e le imprese mantengono lo stato di fermo ad oltranza. Con il fermo degli operatori – afferma Giovanni Rinzivillo, portavoce delle imprese spurgo di Confcommercio – l’emergenza si aggrava di giorno in giorno. Chiediamo ancora una volta l’intervento urgente da parte del Prefetto e degli altri enti coinvolti”. E annunciano per domattina una conferenza stampa nella sede della Confcommercio. Già un paio di settimane fa, era stato indetto il fermo del trasporto da parte delle aziende aderenti, fino al 16 di febbraio, per manifestare contro la pessima situazione, che non pochi problemi ha creato e continua a creare soprattutto in scuole, uffici pubblici e abitazioni. Tutto nasce dalla difficoltà, a quanto sembra, per la Sidra, società partecipata del Comune di Catania, di ricevere e trattare le normali quantità di "bottini", da parte delle imprese di spurgo. La situazione non è nuova. Già nel gennaio dell’anno scorso, Sudpress aveva rivelato come ad una delle imprese, dopo aver chiesto l’autorizzazione a scaricare i rifiuti liquidi, era stato negato il via libera. La motivazione della Sidra allora era stata "la mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria” dell’impianto, che non le consentiva di accettare altri “bottini”. Anzi la stessa partecipata comunicava già allora che avrebbe richiesto alle imprese di diminuire il quantitativo dei fanghi da smaltire. Insomma, una situazione che già un anno fa rischiava di esplodere, come oggi sta accadendo, con il rischio sempre più concreto che i liquami inizino a fuoriuscire dalle abitazioni ed in tanti altri luoghi. Oggi, con lo sciopero ad oltranza dei trasportatori, il problema si fa sempre più serio e rischioso, mentre le istituzioni tacciono e ignorano evidentemente il rischio sempre più concreto dell'emergenza.