"Quello che è accaduto a Daniele non tocca minimamente la protesta dei Disagiati della Cattedrale". Dopo il fermo e il rilascio di Daniele Di Stefano, uno dei volti noti della protesta condotta dai Disagiati della Cattedrale di Catania, nonché marito della loro portavoce, è la stessa Aurora, a voler parlare a nome delle famiglie che da novembre del 2017 vivono nella navata destra della chiesa intitolata a Sant'Agata. Daniele Di Stefano era stato colto in flagranza di reato dai Carabinieri di Misterbianco mentre asportava dei cavi di rame e tubi d’acciaio all'interno di un cantiere edile in Contrada Pezzamandra. La refurtiva sarebbe di 300 kg di rame e alcune centinaia di kg di materiale ferroso, tornati di nuovo in possesso dei legittimi proprietari. L'uomo in libertà e in attesa di giudizio, dovrà rispondere di furto aggravato. Foto di Mara TrovatoL'arresto di Daniele Di Stefano è stata una notizia piombata come un fulmine a ciel sereno per le diciotto famiglie che dallo scorso novembre occupano parte della Cattedrale. Le richieste di alcuni dei residenti nei quartieri periferici di Librino, San Giorgio e Pigno, fatte al sindaco Enzo Bianco in occasione della campagna elettorale del 2013 sono l'assegnazione di un alloggio popolare, la riqualificazione delle periferie ormai abbandonate a se stesse e un aiuto concreto nella ricerca di un lavoro.
"Daniele non è mai stato il leader della nostra protesta, come lo hanno definito oggi giornali, ma semplicemente il marito della portavoce.-precisa Aurora-. Lui non ha mai preso attivamente parte alla protesta. In questi mesi, comunque sia, Daniele è venuto spesso in Cattedrale per portarmi qualche vestito pulito e del cibo, oltre che per sostenere la lotta". Di Stefano lavora come netturbino e una casa ce l'ha, ma la sua presenza in Cattedrale c'è sempre stata sia per supportare la richiesta di "lavoro onesto" da parte della moglie Aurora, sia per sostenere quelle delle famiglie dei "disagiati". "In queste ultime ore nessuno di noi in protesta ha fatto un commento negativo su quanto è accaduto a Daniele- sottolinea Aurora-. Io continuo a vivere qui in nella chiesa di Sant'Agata perché, come abbiamo sempre detto, la nostra manifestazione proseguirà in modo pacifico ma sempre ad oltranza, finché non otterremo l'aiuto che il sindaco Enzo Bianco aveva promesso di darci." "La vicenda di mio marito Daniele -conclude la donna- seguirà il suo iter per l'accusa di furto ma noi non ci fermeremo". La protesta infatti continua ad oltranza, ma qualcosa è cambiato. Dopo il divieto di affissione degli striscioni, sembra esser arrivato anche il divieto di esposizione di questi dentro il perimetro della chiesa di Sant'Agata. I rappresentanti della diciotto famiglie provenienti dalle periferie, sulla loro pagina Facebook "I Disagiati della Cattedrale", hanno deciso mostrare le magliette che riportano i loro slogan. Non a caso il post sul social network è seguito dal commento "Non ci arrenderemo mai".
Sabato 17 marzo il gruppo ha organizzato un piccolo flash mob, raccontato poco dopo sempre attraverso Facebook: "Grazie amministrazione per tutte le promesse che hai mantenute verso le periferie: stadio, metro, centri culturali, risanamento delle zone più sensibili, lavoro e casa per le fasce più deboli, zone verdi ecc... Grazie di cuore".