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Catania, solo un pari con la “Juve”, rossazzurri fischiati dalla Nord

10-04-2018 03:00

Claudio Maggio

catania, calcio femminile, Giovanna D'Ippolito,

Catania, solo un pari con la “Juve”, rossazzurri fischiati dalla Nord

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Catania sprecone e impaurito dall’importanza dell’impegno non riesce a sfondare il muro eretto da mister Caserta, ex odiato per aver accettato da giocatore la corte rosanero, che da una seria spallata alle speranze etnee per la promozione diretta. Ora bisogna ripartire per difendere il secondo posto



Con i se e con i ma, la storia non si fa. Questo vecchio adagio, esempio di saggezza popolare troppo spesso dimenticato, andrebbe tatuato nel cuore di chiunque si approcci ad una disciplina agonistica, sia da atleta che da tifoso o semplice appassionato. La stagione rossazzurra 2017/2018 si è sviluppata all’insegna di aspettative enormi, molte soddisfatte visto il secondo posto ottenute alle spese del Trapani, caduto a Francavilla ed ora costretto a vincere a Catania o sperare in passi falsi dei cugini, ma con un grosso pezzo della piazza che ha sempre storto il naso, credendo, non si sa per quale diritto divino, di meritare di più.



La gara di ieri è stato un fedele ritratto di quella che è stata l’annata di Lodi e compagni, arrivati vicini al gol che avrebbe potuto cambiare la storia, ma mai riusciti ad agguantare l’unica cosa che nel calcio conta: VINCERE!



Il Catania parte benissimo, arrembante sulle ali di un entusiasmo dovuto ai 10 gol fatti nelle ultime due gare, dalla possibilità di restare padrone del proprio destino e spinto da 14000 spettatori convinti di assistere all’ovvio trionfo dei propri beniamini, e va vicino al gol con Biagianti, il cui tiro viene rimpallato dal braccio di un difensore ospite non suscitando interesse nel direttore di gara.



Da lì in poi il Catania gioca bene, impone il suo gioco e sfiora il gol, andando al riposo con l’ennesimo “se” della sua stagione: “se Curiale avesse centrato la porta sul bel cross di Barisic”. Restano però 45 minuti, più che sufficienti per invertire il corso degli eventi e, in una sola sera, staccare il Trapani e proseguire la rincorsa al Lecce spento delle ultime settimane, a cui però restano solo tre gare ed una sola complicata a Monopoli all’ultima giornata.



I rossazzurri rientrano agguerriti, di certo non difettano di voglia di fare (forse a volte pure troppa) e tentano il tutto per tutto anche sbilanciandosi, ma gli avversari sono ben messi in campo dall’”amato ex” Fabio Caserta e il muro giallo non è facile da scardinare.



Al 60,però, sembra arrivata la volta buona, ma Bogdan sbaglia un gol già fatto mostrando tutta la poca esperienza della sua giovane età e, dal limite dell’area piccola grazia gli ospiti, portando a due i grossissimi rimpianti di una serata stregata. Lucarelli ci prova e stavolta poco gli si può imputare, anche se qualcuno avrebbe voluto che cambiasse qualcosa prima, ma in panchina più di Russotto, Porcino, Rizzo, Ripa e Di Grazia da buttare nella mischia non trova.



E i “se” iniziano a farsi largo insieme ai rimpianti di uno stadio che inizia a non crederci più, specie dopo che Russotto converge per 3 volte in area e una volta centra il portiere, una volta Ripa e la terza, la più clamorosa delle occasioni arrivate sul suo piede, il tabellone pubblicitario dietro la porta ospite: “Se una delle tante occasioni create fosse andata dentro, se Ripa fosse quello dell’anno scorso e non la brutta copia spedita alle pendici del vulcano proprio da Castellamare”.



Purtroppo il tempo passa, la partita finisce, e il sostegno dei 90 minuti si trasforma nei fischi che piovono dalla curva nord, tanto bella nei momenti positivi, tanto incapace di capire i limiti di una squadra che, se ogni volta che ha una chance per candidarsi prepotentemente alla vittoria del campionato non riesce a reggere la pressione, evidentemente non ha il temperamento e la maturità che servono a qualsiasi livello per vincere, e quindi andrebbe aiutata e non contestata visto che c’è ancora un secondo posto da conquistare e dei playoff da protagonisti da disputare.



La strada è lunga e bisogna ripartire, consapevoli delle proprie forze, ma anche delle proprie debolezze, soprattutto caratteriali, che troppo spesso sono la vera differenza tra vincitori e vinti.


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