Ogni volta che ascolto il testo Everybody knows di Leonard Cohen un verso mi colpisce: "tutti dicono che la guerra é finita... I poveri restano poveri, i ricchi restano ricchi".
Certo adesso ci sentiamo tutti combattenti di un'epica battaglia. Certo invece dell'armatura ci è chiesto di indossare il pigiama ma in più abbiamo caricato a pallettoni quell'arma straordinaria con cui condottieri da operetta in passato hanno prodotto due guerre mondiali: si chiama la lingua italiana.
Così il virus ha assunto molti nomi: "lo stronzo", "il bastardo", "il nemico"…
Il morale delle truppe pare alle stelle: l'Inno di Mameli, Bella ciao, le frasi ad effetto, le conferenze stampa.
A petto gonfio dunque contro un esserino microscopico.
Ma quando tutto questo sarà finito?
Nella premessa di uno scritto si sa c’è sempre l'ipotesi finale: e no, mio lettore, io non sono affatto ottimista.
In un Paese normale dopo la trasmissione di Report sulle reti Rai a proposito delle cause del contagio in Lombardia, ci sarebbe stata una mezza rivoluzione, un sussulto di dignità…
E invece siamo così abituati a dire di sì davanti all'ingiustizia, a piegare la testa davanti ad un ordine, alla paura di perdere benessere, che nemmeno una questione epocale come il Coronavirus cambierà la nostra attitudine a morire di morte evitabile.
Già li sentite: continuano a gonfiare il petto trionfi, parlano di ripartenza, di lavoro, mentre il primo appalto truccato sulle mascherine è già stato scoperto dalla Guardia di finanza.
Il Coronavirus è una tragedia che uccide migliaia di perone? Rilevanti parti della società civile italiana non pensa ad altro che a “riaprire le industrie”: lo fa per il proprio profitto, nascondendosi vigliaccamente dietro al bene comune.
Non penso che l'economia non abbia ragioni, ma la fretta con ancora più di 500 morti al giorno rischia di provocare una catastrofe.
I fedeli catanesi durante lo straordinario momento dell' offerta della cera, chiedono a gran voce, alla nostra patrona Agata "rispetto e dignità", sentimenti davvero pregevoli quanto popolari.
Ma fino a quando davanti al sopruso di un politico, di un dirigente, di un datore di lavoro, non saremo in grado di pretendere "rispetto e dignità", allora, “dopo” potrà succedere qualsiasi cosa.
Nel frattempo potranno anche rimanere aperte tutte le finestre di solidarietà dalle quali cantare durante: ma senza “rispetto e dignità “ quando tutto sarà finito… non sarà cambiato nulla.
“La guerra sarà finita, diranno... i poveri resteranno poveri, i ricchi ricchi".

Sebastian Intelisano (Catania, 1989). Social media manager, talvolta si esibisce dal vivo con la sua chitarra acustica nei peggiori pub della città. Della sua generazione è una delle teste fini che sta esprimendo il capoluogo etneo.