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A Catania c'è una Cittadella della Salute: pubblica e funziona. Il PTA S. Luigi dell'ASP 3 in viale Fleming

01-06-2020 03:13

Lucia Murabito

Cronaca, Sanità,

A Catania c'è una Cittadella della Salute: pubblica e funziona. Il PTA S. Luigi dell'ASP 3 in viale Fleming

Ci siamo capitati per caso e vogliamo raccontarla dedicandogli un vero e proprio reportage. Abbiamo le pagine piene di sprechi e di esempi di mala ges

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Ci siamo capitati per caso e vogliamo raccontarla dedicandogli un vero e proprio reportage. Abbiamo le pagine piene di sprechi e di esempi di mala gestio della cosa pubblica e dei servizi al cittadino. Fanno scalpore, indignano. Li segnaliamo con l'intento di sradicare sistemi che non funzionano, facendoci parte dirigente nel processo di cambiamento. Ma ci sono anche realtà positive: si fanno spazio spesso a fatica, ma ci sono. Spesso non emergono, perché non ci sono interessi milionari dietro o non ci sono fondi pubblici da prosciugare.

 

È il caso del progetto portato avanti da circa tre anni dal dott. Franco Luca, direttore del dipartimento attività territoriali dell'ASP 3 Catania, nell'ex plesso ospedaliero S. Luigi in viale Fleming.

 

Rimasto abbandonato per qualche anno dopo la dismissione, il S. Luigi è adesso una vera e propria "cittadella della salute".

 

Oltre ad essere centro uffici dell'Asp, con gli sportelli dedicati al cambio medico, alle richieste per le esenzioni e tutte quelle trafile burocratiche di sanità pubblica, il S. Luigi ha decine di ambulatori. Locali rimodernati, puliti e funzionali. Macchinari all'avanguardia. Medici di alto livello, che eseguono procedure in ambulatorio che solitamente occorre fare in ospedale con base di ricovero, riuscendo così ad evitare lo spreco di risorse ed enormi disagi ai pazienti.

 

Uno staff che tra medici, infermieri, amministrativi, vigilantes e ausiliari conta circa 150 persone, un team che girando per i corridoi dà l'impressione di una squadra coesa, impegnata in un servizio che anche se pubblico, a dispetto del pregiudizio comune, evidentemente può funzionare…

felice che, oltre i pazienti provenienti dal CUP, il centralino del Centro Unico di Prenotazione, ha in carico circa 9.000 pazienti cronici.

 

Ad accompagnarci nel tour della struttura e a parlarci dei questo esempio di efficienza sanitaria è il 
dott. Franco Luca, direttore del Dipartimento Attività Territoriali ASP Catania.
 

"Abbiamo costituito due diversi percorsi di ingresso in struttura" ci spiega Franco Luca. "Da una parte ci sono le ordinarie visite ambulatoriali di chi arriva con prenotazione del CUP e poi ci sono i malati cronici

Questi ultimi hanno da noi un canale privilegiato: li prendiamo letteralmente in carico, vengono visitati sempre dagli stessi specialisti che ne conoscono la storia clinica

e che li seguono nei vari controlli anno per anno".

separare i percorsi?

"I malati cronici devono fare visite specialistiche di controllo periodiche. Dover riprenotare con il CUP ogni volta allunga spesso i tempi tra una visita e l'altra. Da noi non hanno questo problema.


Una volta iniziato il percorso sono gli stessi medici a riprogrammare le visite registrandole nell'agenda elettronica centralizzata dando al paziente la data del controllo successivo".
 

"Ma non è l'unico vantaggio" continua il dott. Luca. "Considerate che spesso questi pazienti hanno storie cliniche che sommano più patologie croniche e devono spesso fare più controlli.


Spesso sono anziani, con patologia anche invalidanti: da noi riescono a fare più di una visita o di un controllo diagnostico nello stesso giorno

Cerchiamo di far coincidere le date in modo che possano trovare tutti i professionisti nello stesso posto e nella stessa giornata".


Incontriamo il dottor Luca perché ci ha parlato di un progetto nuovo, partito in emergenza Covid ma che nasce proprio dall'evoluzione degli ambulatori per pazienti cronici.

Necessità sorta con il Coronavirus -  ci spiega Franco Luca - dopo una prima fase in cui si era puntato all'ospedalizzazione dei soggetti contagiati, è stata quella di tenerli in isolamento domiciliare. Si è capito che curarli e monitorarli a casa avrebbe ridotto anche i contagi ospedalieri".
 

Da qui l'idea di impiegare nel servizio di monitoraggio e assistenza domiciliare, USCA, un piccolo plotone di medici giovanissimi e super motivati che armati di tutti i presìdi di sicurezza necessari e persino di ecografo portatile, sono in grado effettuare una prima diagnosi direttamente al domicilio del paziente, evitandogli così disagi èer spostamenti inutili e persino pericolosi per la diffusione del contagio.

 

Così nasce il progetto TeleCovid-19: "Abbiamo risposto alla chiamata dell'Assessorato Regionale alla Sanità, ma in realtà il progetto di continuità assistenziale nasce prima del Covid-19 e speriamo possa continuare anche dopo", prosegue il dott. Luca.

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L'iter in emergenza Coronavirus inizia con il triage telefonico e i pazienti presunti Covid positivi vengono poi seguiti da remoto dalle unità Usca.


Chi non ha sintomatologia evidente si reca al S. Luigi in auto ed effettua il “tampon drive”, termine di nostra invenzione ma che rende perfettamente la metodologia con cui ci si sottopone al tampone di controllo. 

Su appuntamento dell'unità di assistenza territoriale, infatti, ci si reca al S. Luigi, ci si immette con la propria auto in un percorso obbligato e giunti al gazebo di triage gli operatori dell'Usca effettuano il tampone mentre il paziente resta seduto nella propria auto. Poi si torna a casa ad attendere l'esito.


Chi invece ha già una sintomatologia evidente o è paziente cosiddetto a rischio resta a casa ed è il medico a procedere al tampone a domicilio.

 

"Evitare l'ingresso in ospedale riduce le possibilità che altri vengano contagiati e restare nella propria abitazione fa vivere il periodo di malattia più serenamente" ci spiega Franco Luca.
 

Il secondo step infatti è quello che ci illustra l'ingegnere Alessia Bramanti.

Il progetto di tele assistenza, era stato sperimentato in una brevissima fase al Bonino Pulejo di Messina" ci racconta il dottore Franco Luca. "Con il Covid ha trovato piena espressione e spazio di sperimentazione. Consegniamo i dispositivi di controllo ai pazienti risultati positivi così da monitorare a distanza i parametri, i sintomi e il progredire della malattia

 

Attraverso il dispositivo l'utente è sempre in contatto con i medici dell'Usca e può comunicare in qualsiasi momento se c'è qualcosa che non va. Il medico in video chiamata verifica se è il caso di intervenire

con visita domiciliare, se ospedalizzare o se si può proseguire con le cure domiciliari. Immaginate quale rivoluzione possa essere un sistema di questo tipo nel seguire i malati cronici".


Cosa manca per considerare completo il sistema di continuità assistenziale all'interno della cittadella della salute del S. Luigi?

 

"Sicuramente che il progetto di telescreening diventi effettivo per i pazienti cronici. E poi occorre attivare 
i posti letto di continuità assistenziale. Ne abbiamo previsti 40, in un'area da ristrutturare sempre all'interno di questo plesso", prosegue il dott. Luca.

 

Perché sono così importanti?

 

"I posti letto darebbero innanzitutto respiro ai pronto soccorso cittadini" ci spiega Franco Luca. "I pazienti cronici hanno spesso sintomatologie che si riacuiscono periodicamente e che portano i familiari a ricorrere ai medici del pronto soccorso occupando posti letto per 5/7 giorni. Posti che potrebbero essere sfruttati per altro. Questi 40 posti letto invece sarebbero proprio dedicati ai cronici che, in contatto con lo staff medico attraverso i dispositivi digitali di telescreening avrebbero il vantaggio di poter essere curati dallo staff di medici che già conosce la storia clinica e le esigenze del paziente".


Di che risorse avrebbe bisogno per attivare questi ultimi due step?

 

"Finora abbiamo fatto tutto in economia, risistemando le strutture ed avviando i progetti pian piano.
Quello di cui sicuramente avremmo bisogno è l'ampliamento del personale infermieristico

. Sia per poter garantire l'ambulatorio, sia per poter avviare l'assistenza infermieristica a domicilio".

"I soldi per ristrutturare il plesso per i posti letto di continuità? “, conclude Franco Luca. ”Li avevo lasciati. Erano circa un milione di euro recuperati dai fondi del Piano Sanitario Nazionale. Spero ci siano ancora e non siano stati utilizzati per altro".

 

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