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"Affaire Rifiuti": un settore tutt'altro che "pulito"

23-03-2018 05:15

Giuseppe Nibali

enzo bianco, mafia, beni illeciti, maresciallo salvo mirarchi, Brandara, cooperativa delfino, ragioneria generale, Dario Ambiamonte,

"Affaire Rifiuti": un settore tutt'altro che "pulito"

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L'operazione "Garbage Affair", di venerdi scorso, che ha permesso di scoperchiare un sistema corrotto e malato della gestione dei rifiuti a Catania, con al centro dell'inchiesta il Ragioniere Generale Massimo Rosso e Orazio Fazio, direttore dell’Esecuzione del Contratto per i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e altri servizi di igiene pubblica, è solo la punta di un iceberg enorme, di cui già in passato, alcuni lati sono emersi



Tutto ciò che ruota intorno ai rifiuti, puzza come l'immondizia. Sembra una maledizione, ma dove c'è spazzatura, ci sono interessi sempre poco puliti.



E' un settore che da sempre ha attirato l'appetito soprattutto dalla malavita per il grande giro di denaro che movimenta e i cui costi, per le pubbliche amministrazioni, sono molto elevati.



Oltre all'indagine che ha portato a galla solo una parte del "cancro" che infettava il settore e che ha puntato i riflettori, non su semplici impiegati pubblici, bensì su alcuni tra i principali collaboratori del sindaco Enzo Bianco, già da tempo altri strani giochi toccavano questa parte delle gestione pubblica.



Già nell'agosto del 2015, un articolo del nostro giornale aveva evidenziato come le penali per quasi due milioni di euro, fossero state sospese nel periodo della gestione commissariale, alla Ipi-Oikos che allora aveva in mano il servizio. I magistrati hanno però accertato nell'operazione Garbage Affair, che tra Ipi ed Ecocar c'è stata di fatto una continuità aziendale, essendo entrambe riconducibili ad Antonino Deodati, attualmente in carcere. Bruttissima storia.



La Senesi, l'altra ditta che gestisce il servizio in proroga al Comune di Catania insieme alla Ecocar dei Deodati, a novembre dello scorso anno era stata travolta da un'altra operazione importante della Dia e della Procura. Si tratta dell'operazione "Gorgoni", che colpì i comuni di Trecastagni e Acicatena e che portò all'arresto di Rodolfo Briganti, il rappresentante legale della Senesi.



Nella stessa operazione tra gli altri fu arrestato anche Pietro Garozzo, con l'accusa di associazione mafiosa. Dalle indagini coordinate dalla Procura, tra l'altro, emerse come “Garozzo si fosse fatto promotore nei confronti dell’imprenditore dei clan Cappello e Laudani, Vincenzo Guglielmino, della possibilità di fargli acquisire il servizio di manutenzione dell’autoparco del comune di Catania. Il progetto non si concretizzò perché, nell'ottobre del  2016, la società Officine Meccaniche s.r.l. cedeva il ramo d’azienda alla Sicilcar Elettrauto s.n.c. di Seminara Giancarlo e Rapisarda Agostino”.



Garozzo era il capo del personale della Sicilcar (non coinvolta nella vicenda). La ditta adesso si occupa dei servizi di rimessaggio, manutenzione e lavaggio dei mezzi della Nettezza Urbana, in virtù dell'appalto ottenuto dal Comune di Catania, dopo il passaggio da Officine Meccaniche. Le difficoltà sui pagamenti, sugli emolumenti ulteriori e sulle ferie, sorti sin da subito, hanno innescato nuove proteste per gli operai della Sicilcar preposti alla manutenzione dei mezzi. Il più delle volte culminate con la minaccia dei dipendenti di buttarsi dalla terrazza della direzione Ecologia, diretta da Leonardo Musumeci attualmente coinvolto nell'inchiesta "Garbage Affair". A proposito, la Officine Meccaniche è stata dichiarata fallita ieri, su istanza dei dipendenti che, attraverso il legale Giovanni Lotà, avevano chiesto il provvedimento al tribunale di Catania.



Inoltre, Sudpress ad ottobre 2017, aveva sollevato un'altra questione potenzialmente esplosiva: il nostro giornale scoprì, infatti, che i mezzi della nettezza urbana, venivano lavati e ripuliti con acidi specifici, da operai senza precauzioni nell'autoparco di Pantano D'Arci, e i liquami versati nelle condotte sotto l'autoparco, senza l'utilizzo del depuratore, col rischio serio di danno ambientale alla zona circostante.



Un sistema tutt'altro che trasparente dunque, come dimostrato recentemente dall'indagine ancora in corso della DIA catanese e della Procura etnea, con il marciume traboccante in modo evidente. E del resto, un affare che movimenta una enorme quantità di soldi, a tutti i livelli, potere politico e lavorativo, purtroppo come nella peggiore tradizione italiana e siciliana tende ad essere "preda" di personaggi loschi e senza scrupoli, anche criminali veri in certi casi.


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