C’è un profumo che suor Maria Trigila sogna per la Chiesa del futuro. Non è quello dell’incenso liturgico, né quello delle stanze vaticane. È il profumo del popolo, della vita quotidiana, del Vangelo vissuto tra i banchi di scuola, nelle strade, nelle comunità, nei margini.
In questi giorni, mentre a Roma i cardinali si preparano al Conclave che eleggerà il nuovo Papa, suor Maria, salesiana, siciliana, giornalista, parla con chiarezza e passione di ciò che più le sta a cuore: il riconoscimento del ministero del diaconato femminile nella Chiesa. Ma non lo fa da attivista. Lo fa da credente, da serva, da testimone.
“Non chiediamo potere. Chiediamo che venga riconosciuto ciò che già esiste. Le donne sono da sempre custodi della carità nella Chiesa. Servono, annunciano, accompagnano. Riconoscere questo servizio nel ministero del diaconato femminile sarebbe un atto di verità, ma anche e soprattutto un atto di carità istituzionale”.
Suor Maria ha speso la sua vita tra parole e persone. Nata a Caltagirone, formata in Lettere moderne, è stata la prima suora in Italia ad ottenere l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti. Insegna, scrive, coordina progetti educativi, ha portato avanti un intenso impegno sociale con i migranti e i giovani, e lo ha fatto sempre in nome di una Chiesa che deve educare non solo con la dottrina, ma con l’esempio, con l’ascolto, con la presenza.
Quando le chiediamo perchè il tema del diaconato femminile sia così urgente, risponde con semplicità: “Perché non è una questione liturgica. È una questione di riconoscimento e di carità. Perchè non risconsocerle anche uno status, una vocazione specifica al servizio all'altare e al servizio alla carità. Non si tratta di chiedere spazio, ma di mettere in luce la bellezza di un servizio che già profuma di Vangelo".
Ma suor Maria non si ferma solo a questo. Con tenerezza e lucidità guarda al futuro della Chiesa e condivide la sua speranza per il nuovo Papa.
“Vorrei un Papa che ascolti il popolo, che non abbia paura di toccare la carne viva delle comunità. Abbiamo bisogno di un successore di Pietro che sappia camminare tra la gente, che riconosca la diversità come ricchezza, e che non tema di aprire spazi di corresponsabilità reale”.
Nel suo sguardo, però, non c’è amarezza. C’è gratitudine per quanto già accaduto durante il pontificato di Papa Francesco – che ha aperto porte importanti, ha nominato donne in ruoli decisionali, ha avviato riflessioni profonde – ma anche una profonda consapevolezza che il cammino è appena iniziato.
E così, nel silenzio operoso del suo lavoro quotidiano, come docente di italiano a Palermo, suor Trigila continua a educare, a scrivere, a testimoniare. E a custodire una speranza.
“Vorrei una Chiesa che profumi di popolo e che sappia dare voce anche a chi ha sempre servito nel silenzio. E se questo profumo arriva da mani femminili, che lo si riconosca come dono e come ministero".