Quello che accade in Sicilia è sempre surreale, esagerato: il livello di inefficienza, sprechi e incapacità è intollerabile e non di rado sfocia in vera e propria criminalità.
Stiamo documentando in questi giorni quanto sta avvenendo intorno al mondo della "Sanità", in particolare a Catania, dove in un mese si contano circa 500 morti per Covid, tra affidamenti telefonici a ditte che probabilmente determinati servizi neanche potrebbero svolgerli, nomine di commissari per l'emergenza senza nessuna esperienza ed un governo regionale che riesce a spendere, in piena seconda ondata pandemica, la bellezza di 231 mila euro per un...convegno: ne scriveremo a breve.
Oggi, anzi ormai da diversi giorni, a Catania è anche scoppiata l'emergenza rifiuti: un'emergenza ampiamente anticipata e per contrastare la quale chi aveveva il dovere di intervenire è riuscito a non fare nulla di nulla.
Al centro della questione la discarica di Contrada Volpe, nel lentinese, della Sicula Trasporti, l'azienda della famiglia Leonardi con i proprietari finiti nei guai per vari reati e scoperti, tra l'altro, con qualche milionata di euro in contanti nascosti sotto terra.
Ma questa è un'altra storia che abbiamo già raccontato.
Attualmente l'azienda, presso la cui discarica scaricano rifiuti circa 200 comuni dell'isola, è amministrata da tre amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Catania che continuano nell'attività.
Da diverse settimane Sicula Trasporti ha annunciato alle varie autorità competenti, governo regionale, prefetture, comuni interessati e ditte della raccolta, che sarebbero state necessarie delle attività manutentive inderogabili che avrebbero ritardato i servizi e probabilmente causato notevoli ritardi.
In aggiunta si sono verificati guasti ovviamente imprevisti che hanno complicato la situazione.
Il risultato è che, a discarica chiusa, i mezzi delle ditte che si occupano della raccolta rimangono pieni e non possono ripulire le rispettive città.
Le file degli autocompattatori davanti ai cancelli della Sicula Trasporti sono da giorni in costante aumento, con gli operai costretti a fare i turni a guardia dei mezzi in attesa che il conferimento possa ripartire.
Ora, un guasto può anche accadere, anche due, forse anche tre.
Quello che non dovrebbe accadere è che non ci sia mai un "piano B" e che, ancora più grave, che NESSUNA delle varie autorità responsabili riesca a farsi parte diligente per provare a trovare delle soluzioni: si aspetta che le cose si risolvano da sole, nel frattempo giocando a scaricabarile.
Asessorato regionale retto da Alberto Pierobon con dirigente generale Calogero Foti: NON PERVENUTO.
Prefettura di Catania: NON PERVENUTA. Pare che il prefetto Claudio Sammartino sia in ferie in attesa di andare in pensione.
Comune di Catania: l'assessore responsabile Fabio Cantarella ha emanato un comunicato con cui invita la cittadinanza...a tenersi i rifiuti in casa.
"A causa del perdurare del guasto tecnico alla discarica di Lentini che sta causando gravissime difficoltà nella raccolta e nel conferimento dei rifiuti, si raccomanda ai cittadini di evitare temporaneamente di gettare rifiuti nei cassonetti." Geniale.
Ora, la domanda è banale: ma se, per qualsiasi motivo, la chiusura di una discarica permanesse per diversi giorni o settimane, cosa accadrebbe nelle nostre già complicate città?
Non sarebbe il caso di convocare una conferenza di servizi per avere chiaro quali alternative adottare, in maniera automatica, secondo un protocollo preventivato, nel caso simili circostanze si verifichino?
Possibile che nessuno pensi a come ovviare, nel 2020, ad un sistema arcaico come quello delle discariche?
Ora, magari senza ambire ad arrivare a quanto fanno nelle città civili, ad esempio Copenaghen dove su un modernissimo inceneritore hanno realizzato ...una pista da sci:
Figuriamoci, nel catanese hanno ammazzato un semplicisismo parco acquatico, il Cable Park di Acireale della cui scandalosa vicenda ci siamo più volte occupati: ma almeno un minimo di efficienza, un minimo di capacità organizzativa abbiamo il diritto, il dovere di pretenderla.
Le soluzioni, anche nell'immediato e le apprendiamo da diversi operatori del settore, ci sarebbero: accordi tra le varie SRR, noleggio di bilici di grande capacità nei quali stoccare i rifiuti nei casi di emergenza, trasferimento in altre regioni, e chissà che altro...ma se nessuno se ne occupa è ogni volta un disastro annunciato e sempre peggio del precedente.
E torna alla mente l'inchiesta della Commissione Parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella, presentata il 6 ottobre 2010: DIECI ANNI FA!
Ecco cosa si legge nel documento parlamentare... del 2010:
“L'inefficienza che si è avuto modo di constatare non è dipesa da ipotetiche complicazioni di natura burocratica conseguenti alle procedure disciplinate dalle norme, ma dalla assoluta inettitudine di un regime in deroga a realizzare lo scopo finale di uno smaltimento dei rifiuti in sintonia con la salvaguardia di quegli interessi che la legge intende tutelare in materia ambientale.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti non può considerarsi risolto per il solo fatto, per così dire, che per gli stessi vengano trovati luoghi ove concentrarli, perché la questione non è di spostare i rifiuti da un luogo ad un altro, ma di smaltirli senza danno per l'ambiente.
Attualmente in Sicilia il ciclo dei rifiuti può, più realisticamente, essere definitivo un non ciclo, in quanto i rifiuti vengono conferiti in discarica e vi sono percentuali di raccolta differenziata bassissime in quasi tutti i comuni siciliani.
Tamponare, nell'emergenza, le problematiche relative alle discariche attraverso il regime in deroga ad oggi non ha avuto altro effetto che aggravare ulteriormente la situazione e la discarica di Bellolampo in qualche modo ne è l'emblema.
In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere.
È la più eclatante manifestazione della legge dell'illegalità, cioè l'illegalità si è fatta norma che permea negli aspetti più minuti e capillari qualsivoglia aspetto afferente al ciclo dei rifiuti.
Il sistema si pone come obiettivo non già lo smaltimento dei rifiuti, ma il «non smaltimento» dei rifiuti medesimi.
Il rifiuto, infatti, in questo paradossale sistema, è esso stesso la ricchezza e come tale va conservato e tutelato affinché non si disperda.
La vicenda relativa al percolato prodotto dalla discarica di Bellolampo è un esempio lampante di come il rifiuto (che in quel caso ha anche determinato una situazione di disastro ambientale) si trasformi in «ricchezza», e consenta di far conseguire illeciti profitti alla criminalità organizzata e non.
A questo punto appare talmente organizzato il disordine organizzativo da far nascere la fondata opinione che esso stesso sia intenzionalmente architettato al fine di funzionare come generale giustificazione per l'inefficienza di ciascuna articolazione della macchina burocratica, in modo che ciascun ufficio possa giustificare la propria inefficienza con la presunta inefficienza di un altro ufficio, e così via all'infinito, in una perversa spirale e comunque in modo da far perdere a chi eventualmente volesse capirci qualcosa il bandolo della matassa.
Il ciclo dei rifiuti in Sicilia è un esempio di «disfunzione organizzata».
Laddove fosse minimamente efficace un'attività programmatica di controlli preventivi, l'intero sistema crollerebbe.
L'aspetto particolarmente allarmante della vicenda è che il settore dei rifiuti non è paragonabile ad altri settori dell'economia, nei quali pure la criminalità organizzata è riuscita ad infiltrarsi in Sicilia, in quanto si tratta di un settore che attiene al soddisfacimento di quelli che sono i bisogni primari dell'uomo, ossia la propria salute e la salvaguardia ambientale."
Questo, e tanto altro, veniva scritto nero su bianco in un atto parlamentare 10 anni fa!
E non è cambiato nulla, anzi peggiorato.
Ma non è assurdo?
Ma come faremo a giustificarci con le prossime generazioni?
Come potremo morire in pace con tutto quello che stiamo combinando o consentendo che combinino?