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Il giornale che pubblica una notizia e scatena l'inferno

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La settimana del caos totale

16-01-2022 06:00

Nicola Filippone

Cronaca, Focus,

La settimana del caos totale

Un'attenta e oculata convivenza col covid rimane ormai l’unica prospettiva praticabile.

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Certamente non si può dire che quella appena terminata sia stata una settimana noiosa, tanti sono i fatti che in essa si sono succeduti, in modo non sempre lineare e coerente.

A cominciare dal caso Djokovic, per il quale il carbone trovato nella calza della Befana, in pochi giorni si è trasformato in dolce prelibato, per poi tornare carbone, più nero di prima. 
 

Dopo una breve quanto fulminea malattia, martedì 11, si è spento uno dei politici italiani più gentili e stimati, David Sassoli, ex conduttore del Tg1 e Presidente del Parlamento europeo.

Ignorando le sue condizioni di salute, da qualche tempo si parlava di lui anche come di un possibile candidato al Quirinale.

Egli era, infatti, una di quelle persone per bene che, all’inizio dell’agone, sembrano outsider e alla fine la spuntano, grazie alla rettitudine che, ogni tanto, riesce a mettere tutti d’accordo. 
 

Sabato 8 gennaio, l’Assessore Regionale all’Istruzione Lagalla ha modificato il calendario scolastico, estendendo le vacanze natalizie al 12 gennaio.

Lunedì 10 ha emanato due decreti: col primo prolungava le vacanze fino al 13 gennaio, poche ore più tardi ne riportava il termine al 12. 
Mercoledì 12, dopo una riunione della task force, convocata per decidere sul rientro a scuola, si stabiliva che l’indomani le lezioni sarebbero riprese in presenza.

Nel pomeriggio, i sindaci siciliani si incontravano on line per valutare la chiusura delle scuole nei rispettivi comuni.

Poco prima delle 21, si diffondevano le ordinanze di alcune amministrazioni cittadine, in virtù delle quali, in molte città dell’isola, le scuole sarebbero rimaste chiuse per altri due giorni e si dava alle singole istituzioni scolastiche la facoltà di attivare la didattica a distanza. 
 

Lo stesso giorno l’Assemblea Regionale designava i tre grandi elettori del Presidente della Repubblica.

Come da tradizione, venivano scelti il Presidente della Regione, quello dell’Assemblea e un esponente dell’opposizione.

Ma, con grande stupore e sconcerto, Nello Musumeci si classificava terzo, totalizzando meno voti di Nuccio Di Paola, deputato cinque stelle.

Poche ore dopo, Musumeci comunicava la volontà di azzerare la giunta regionale, per verificare se il suo governo ha ancora una maggioranza.

Reazione comprensibile e sicuramente necessaria in condizioni normali, ma preoccupante durante una pandemia, nella quale i vuoti di potere non sono opportuni. 
 

Giovedì 13 il Tar sospendeva l’ordinanza del sindaco di Messina, riaprendo, di fatto, le scuole nella città dello stretto. Mentre i prefetti di Palermo e Trapani inviavano ai sindaci una nota nella quale si legge, tra l’altro, che il quadro normativo “limita il potere di ordinanza dei sindaci nella sola zona rossa e lo subordina al parere delle competenti autorità sanitarie”. 
 

In serata il Presidente della Regione disponeva ulteriori misure per l’emergenza epidemiologica, istituendo la zona arancione per alcuni comuni, tra i quali tre capoluoghi di provincia: Agrigento, Messina e Trapani. 
 

Venerdì 14, mentre a Roma, alla presenza delle massime cariche dello Stato e di una ragguardevole rappresentanza delle istituzioni europee, si svolgevano i solenni funerali di David Sassoli, il Tar sospendeva anche le ordinanze dei sindaci di Agrigento e Palermo.
 

Fra tutte queste notizie, la questione più confusa appare, indubbiamente, quella della scuola che, in certi momenti, ha assunto connotati surreali.

Su di essa ci permettiamo poche e semplici considerazioni. 
Chiudere di nuovo le scuole, oltre ad arrecare danni irreparabili alla crescita culturale di una generazione di studenti, non giova al contenimento del virus.

Lo dimostra il fatto che l’impennata di contagi più massiccia dall’inizio della pandemia si sia registrata durante le vacanze di Natale. 
Prendere alle 21 una decisione valevole per l’indomani, significa creare una farragine nell’organizzazione della scuola che, com’è noto, coinvolge alunni, docenti, personale non docente e famiglie. 
Pur condividendo la linea del governo nazionale, ritengo che prestare attenzione alle indicazioni provenienti dalle realtà locali, possa comunque servire a determinare un clima generale più sereno e proficuo.

 

A più di due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria e alla luce dei risultati ottenuti dalla scienza medica, dei comportamenti responsabili maturati e delle modifiche subite dal virus, non le restrizioni, ma un’attenta e oculata convivenza col covid rimane ormai l’unica prospettiva praticabile.

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