Soda caustica e acqua ossigenata.
Stiamo disinfettando un ospedale?
No, stiamo facendo latte, o meglio, latte inacidito corretto (o corrotto) per mascherare il cattivo stato di conservazione dei prodotti destinati alla grande distribuzione.
Brutto affare scoperto grazie ad un blitz dei Nas con l’Unità investigativa Centrale del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale per il Controllo della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari.
L’obiettivo dei controllori un caseificio sussidiario del gruppo TreValli Cooperlat, tra i protagonisti italiani nel campo di latte e formaggi, l’azienda Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro, Pesaro-Urbino.
Che un gruppo alimentare medio grande come quello TreValli e Cooperat debba ridursi a mascherare qualche litro di latte, è il vero dubbio.
“Qualche” perché considerando la grande distribuzione, 90 tonnellate non sono nemmeno un quantitativo esagerato considerando che Parmalat ne lavora quasi 9 milioni di quintali.
Le sorti di quello che più che un caseificio sembrava uno stabilimento petrolchimico sono scontate:
celle frigo, vani di conservazione, pallet con prodotti scaduti e enormi quantitativi di soda caustica e ossigenanti utilizzati per eliminare tracce di latte andato a male. Tutto sequestrato e messo sotto inchiesta.
Solo 90 tonnellate di latte? No.
Oltre a questo anche 110 tonnellate tra formaggi, yogurt, panna, ecc…
Tra i prodotti NON caseari invece 2,5 tonnellate di sostanze chimiche.
Ma come riuscivano nell’intento?
Il latte viene conservato nei silos per diversi giorni per ridurre la carica batterica e neutralizzare l'acidità, oltre che ad evitare che i controlli di laboratorio rilevino eventuali alterazioni.
Poi viene utilizzato del latte contaminato da aflatossine, un fungo che contamina anche il foraggio delle mucche.
Il latte, infatti, risultava con valori totalmente fuori norma.
Non nasce per pura casualità questa indagine.
Un ex dipendente licenziata ha collaborato con i NAS per la riuscita dell’operazione e non si è limitata a parlare solo della materia prima, ma anche di come il gruppo alimentare tratta i dipendenti.
Le sue rivelazioni:
“Quello che succedeva lì dentro era noto a tutti, compresi i sindacalisti che non battevano ciglio. In particolare, io sono rimasta 22 anni senza essere assunta stabilmente. Si lavorava a stagione, che equivale però a 365 giorni”.
Per quanto riguarda il prodotto finale, l’ex dipendente continua:
“Quando arrivava dalla Germania non c’erano problemi, era di ottima qualità e non veniva trattato, tuttavia veniva conservato in maniera sbagliata.
Veniva portata la soda caustica che arrivava in scaglie, sciolte con l’acqua calda e poi, attraverso dei procedimenti, messe nel circolo della produzione dei prodotti”.
Viene poi dichiarato che molti dipendenti hanno provato a distogliere quello che sembrava più un laboratorio malefico per esperimenti contro l’umanità che una fattoria dove viene prodotto latte e, sempre secondo la fonte, i dipendenti venivano minacciati di licenziamento quando si rifiutavano di raffinare la materia prima.
Nessun prodotto TreValli o Cooperlat è stato ritirato.
In uno stato dove per mesi v’è stata una polemica sterile tra farina di grillo, carne sintetica e prodotti Made in Italy, ci si aspettava un rogo in piazza con tutti i prodotti caseari.
Evidentemente il latte alla soda caustica con profumi di acqua ossigenata è una nuova eccellenza tutta italiana.