Per quanto abbiano potere afrodisiaco ed erotico, le vongole devono rispettare dei criteri sia per la pesca che per la vendita.
Cento chili di vongole sono state sequestrate a Catania da una pattuglia della Sezione di Polizia Marittima della Guardia di Costiera di Catania.
I prodotti risultavano senza etichette, quindi: non rintracciabili.
La perla nell’ostrica? Il trasgressore è stato multato con una sanzione per un valore di 1500 euro.
Ora, le vongole stanno 20 euro al kg, ne sono state confiscate 100 kg, poco male per il pescatore.
Ma come mai è così importante che il pescato sia rintracciabile e che abbia una sua “storia”?
Per capire se un pesce è buono non bisogna solo affidarsi a tecniche primordiali come: guardare l’occhio, il colore, la lucentezza delle squame, ecc… Persino il pesce vivo sui banconi, per quanto sia controintuivo, non basta come segnale.
Il consumatore dev’essere informato da dove viene il prodotto; la tracciabilità è l’aspetto più complesso per gestire efficacemente i rischi di contaminazione e assicurare una risposta tempestiva in caso di necessità.
Rassicuriamo però: spacciare un pesce pescato a Priolo per uno d’allevamento in Grecia è difficile (ma non impossibile).
Tuttavia è più facile che questo avvenga nelle piccole pescherie a conduzione familiare, nelle fiere o nei ristoranti. Questo non per mancanza di fiducia, ma solo perché controllare tutti gli esercenti, pescatori e ristoranti sarebbe molto dispersivo.
Soluzione? Comprate da amici e venditori di fiducia oppure siate pignoli con gli esercenti, chiedete sempre la provenienza del prodotto o la targa di tracciabilità.
Se non avete fiducia, comprate una canna da pesca.
[foto: StrettoWeb]