A.S.: con questo contributo inauguriamo la collaborazione con un esperto d'arte che non le manderà a dire
e manteniamo sotto pseudonimo per proteggerlo da chi volesse provare ad infastidirlo.
Da non crederci. La sfrontatezza con cui al capoluogo etneo vengono somministrate mostre come questa.
Dopo l’esposizione blockbuster dedicata a Caravaggio di cui abbiamo parlato qui è arrivata alla Gam l’immancabile esposizione che utilizza malamente la grande popolarità di un nome come quello di Banksy.
Stessi produttori, stesse concessioni del Comune di Catania.
Ma andiamo con ordine.
Banksy (Bristol, 1974) è uno dei maggiori esponenti della street art internazionale.
Le sue opere sono apparse, quasi sempre illegalmente, sui muri di ogni parte del mondo.
Sono opere infuse di humor noir e affrontano in maniera diretta grandi temi sociali contemporanei.
Di mostre che portano nel titolo il nome di Banksy ne sono state fatte ovunque.
A centinaia.
Ovviamente anche in Sicilia: se ne ricorda una surreale costruita con brutte fotocopie a Noto nel 2019, titolo “Banksy: the show must go on”.
A Catania a cavallo tra il 2021 e il 2022 al Palazzo della cultura era arrivato invece una mostra minestrone dal titolo “Andy Wharol – Banksy”.
Peccato che l’artista insofferente tanto ai sistemi tradizionali di diffusione dell’arte come al feticismo gonzo di un certo collezionismo di mostre sul suo lavoro ne abbia autorizzata una sola in tutta la sua vita.
“Cut and Run” tenutasi alla Galleria di Arte moderna di Glasgow nel 2023.
Ora attenzione: “Cut and Run” in 10 settimane di apertura ha raggiunto 180.000 visitatori: in fila allievi delle scuole elementari e ottuagenari senza distinzione.
Si tratta di numeri straordinari per qualsiasi biglietteria.
Certo una mostra non autorizzata come quella di Catania non è illegale.
Banksy sa di essere impotente da questo punto di vista, ma su Instagram qualche tempo fa si espresso così: “Non mi piace far pagare il biglietto alla gente per vedere la mia arte”.
I suoi graffiti sui muri, sono sempre stati gratis e per tutti.
Questo agosto a Londra sono comparsi nei posti più impensati una mezza dozzina dedicati ad animali che rappresentano idee sul nostro vivere quotidiano.
Anche un allievo al primo anno della più scassata accademia d’arte sa che il valore lavoro di Banksy è imprescindibile nella sua collocazione “fisica”.
Banksy è un attivista: migrazioni, diritti civili, ecologia, conflitti, consumismo senza alcun senso: di questo parlano le sue opere.
Vale la pena di ricordare alcune delle sue opere più famose
La Cisgiordania e lo Stato d’Israele sono separati da un muro lungo 70 km e da 670 km di recinzione con filo spinato e 70 di un muro alto otto metri.
Banksy su quel muro è intervenuto con nove soggetti per la maggior parte bambini che tentano di aggirare la barriera in volo aggrappati a palloncini, o di forarla con paletta e secchiello; se ciò non è possibile, si limitano a guardare i paradisi terrestri presenti al di là del muro attraverso degli squarci resi con la tecnica del trompe-l’oeil .
Forse la più celebre tra le sue opere collocate qui è La colomba della pace corazzata.
Appena oltrepassati i posti di blocco di Gerusalemme di fianco al cartello “Benvenuti in Palestina. Benvenuti a Betlemme”, Banksy ha disegnato una colomba che indossa un giubbotto antiproiettile con un mirino rosso nel petto, nel becco un ramo di ulivo.
La colomba è ovunque considerata un simbolo di pace, mentre il mirino sul torace sta ad indicare la crudeltà della guerra. L’effetto per chi passa di lì è indimenticabile: la grandezza di Bansky sta nell’aver collocato questo graffito proprio qui e non in una qualsiasi galleria d’arte.
Tra i lavori più famosi di Banksy in questa zona del mondo anche un’immagine di 5 metri che raffigura un ragazzo che sta per scagliare un mazzo di fiori al posto di una molotov.
Banksy lo ha dipinto come simbolo di speranza.
Nella mostra catanese, compare una miserevole replica di pochi centimetri quadrati de “Il Lanciatore di fiori”: sta appesa (vien voglia di dire “impiccata”) dentro a una cornice da salottino.
Lo stravolgimento delle intenzioni di Bansky è totale: il quadretto ridotto in questo modo pare stato pensato per sostituire il santino di casa…
Ognuno potrebbe ottenere lo stesso risultato di moltissime delle “opere” qui esposte stampandone una sua riproduzione tratta da internet e portandola al corniciaio sotto casa.
La mostra si fa vanto però della presenza di tre muri strappati qua e là provenienti da collezionisti privati.
Che senso mai può avere strappare un muro e riportarlo all’interno di un museo come il GAM?
Uno di questi “Season's Greetings” è addirittura esposto al Centro Sicilia.
Che ci fa lì un pezzo di muro dove è dipinto un ragazzino gallese che allunga la lingua fuori dalla bocca per raccogliere fiocchi di neve o forse la cenere che si leva da un bidone dell'immondizia utilizzato per scaldarsi?
Un Centro commerciale che c’azzecca?
Non resta che domandarsi se i promotori di questa sconclusionata esposizione conoscono davvero il lavoro di Banksy.
Le ipotesi sono due.
Non lo conoscono e allora non dovrebbero proporlo.
Se lo conoscono hanno operato con il solo scopo di utilizzare un nome celebre per provare a guadagnare tutto quel che si riesce anche a Catania, fanalino di coda di uno show già presentato in precedenza a Cervia nel marzo 2024 e a Vieste nel 2023.
Sul banchetto del mercato ognuno è libero di disporre la propria merce come crede: qui però non siamo al mercato. la GAM, Galleria d’arte moderna del Comune di Catania, è uno spazio pubblico che come tale avrebbe l’obbligo istituzionale di essere un centro di cultura, non un suk.
Un’ultima considerazione.
Avrebbero pure avuto l’occasione per avere una qualche dignità propria questa esposizione: perché un’opera in Sicilia Bansky per sua diretta volontà l’ha portata davvero.
Si tratta di Louise Michelle, una barca panna e rosa che l’artista ha messo in acqua sulla rotta dei migranti nel Mediterraneo salvando dall’annegamento almeno un centinaio di persone.
La barca è stata avvistata speso sui moli di Catania.
Louise Michelle è a suo modo un ”opera” assolutamente coerente con tutto il resto del lavoro di questo artista-attivista.
Di "Louise Michelle", l'opera di certo più attinete di Banksy con la Sicilia ed il suo mare di disperazione, alla GAM non c’è traccia ?
Zero, zero assoluto.
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