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Autonomia differenziata: l'eutanasia del Sud.

05-09-2024 06:19

Christian Costantino

Cronaca, Focus,

Autonomia differenziata: l'eutanasia del Sud.

Ma come si può tollerarla?

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Faremo una cosa che, speriamo, renda "potabile" un argomento così complesso come quello dell'autonomia differenziata, ovvero, prendendo alcuni articoli della Costituzione e cercando di individuare le criticità che possono riguardare il nostro territorio.

 

Art. 32  «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.».

 

Con l’Autonomia Differenziata ci saranno 20 servizi sanitari diversi, e ciascuna regione deciderà, in maniera del tutto — ed appunto — autonoma, come organizzare i propri servizi in base alle risorse disponibili. 

Che significa? 

Che in tutto il Sud questo aprirà la strada al più spietato privatismo sanitario.


1,6 milioni di famiglie italiane vivono in condizioni di povertà sanitaria, di cui 700 mila nel Sud del Paese. 

 

Secondo le recenti valutazioni del CREA (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), il 6,1% delle famiglie italiane si trova in povertà sanitaria, avendo avuto difficoltà o rinunciato a sostenere spese sanitarie. 

 

Nel Mezzogiorno, la percentuale di nuclei familiari in povertà sanitaria sale all'8%, una cifra doppia rispetto al 4% del Nord.

 

Art 35 «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. [...]».

 

Questa è forse la questione più complessa, perché ha una lunga gittata. 

 

Naturalmente, l'autonomia differenziata porterebbe a una sorta di competizione tra le varie regioni, e questo, se da una parte stimola ogni regione a dare il meglio (specie nella società del merito in cui siamo tutti quanti immersi), dall'altra la competizione potrebbe portare all'abbassamento dei prezzi, quindi a una manodopera sottopagata e alla mancata sicurezza.
Ma queste non sono che supposizioni, o meglio, previsioni.

 

Art. 33 «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sulla istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».


Così come per la sanità, anche in questo caso, fondi e controllo passeranno per la legislazione regionale. 

 

Ne abbiamo parlato talmente tanto dei divari tra Sud e Nord nelle scuole che vi provocherebbe nausea, ma dobbiamo farlo. 

 

Tra il 2008 e il 2020, la spesa si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più rispetto al Nord. Investimenti? Ridotti a un terzo al Sud.


Se a livello nazionale i dati parlano chiaro, potete solo immaginare quanto possa diventare disastrosa la scuola se il controllo sarà esclusivamente regionale.


Non possiamo essere sorpresi del fatto che il Nord (e più in particolare la zona del Triveneto) voglia l'autonomia differenziata, sia per ragioni economiche che storiche. 

 

La sorpresa, invece, è come una parte del Sud chieda l'autonomia differenziata, lasciandosi forse andare a romanticismi regionalisti, al fascino dell'autonomia, alla voglia di imporsi più come regione che come Stato. 

 

Quando saremo nelle urne a votare per questo referendum, però, non guardiamo il partito politico o l'ideologia, ma la funzionalità, perché questa potrebbe essere la vera mazzata che renderebbe il Sud ancora più povero e il Nord ancora più ricco.


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