

Sembra un porto di mare la procura di Catania, l'avvocato di Raffaele Lombardo conosceva sei ore prima che sarebbe avvenuto il blitz nella redazione di Sud e lo comunicava ai giornalisti. E' solo l'ultimo degli imbarazzanti rapporti tra politica e magistratura a Catania, mentre a Palermo, secondo il ministro Alfano (all'improvviso si è ricordato dell'esistenza della Sicilia) "i magistrati fanno il lifting agli appuntamenti di Lombardo col boss LIGA". Ma Lombardo non è soddisfatto, adesso ordina "ispezioni a Repubblica". E il Pd siciliano con la bava alla bocca resta in silenzio.
Da mesi ormai, nel palazzo della Giustizia di Catania, le uniche carte che si muovono sono quelle a carico dei giornalisti: SIAMO TUTTI INDAGATI. Il procedimento è in mano al Procuratore Capo di Catania Vincenzo D'Agata. Nel fascicolo ci sono gli articoli dei colleghi Viviani e Ziniti di Repubblica che hanno svelato l'esistenza dell'inchiesta a carico del governatore autonomista facendo il proprio dovere, e ci sono anche le 58 foto scattate agli schermi dei computer di Sud per scoprire in anteprima i contenuti del giornale. Il primo caso in Italia di controllo preventivo sulla stampa, attuato con un "ordine di esibizione" firmato sempre da Vincenzo D'Agata, scaturito dalla denuncia di Raffaele Lombardo indagato per concorso in associazione mafiosa. Senza passare dal Gip, il Procuratore ha inviato sei ispettori della polizia postale e un dirigente, ma nei computer niente è stato trovato. Sei ore prima del blitz però, l’avvocato di Raffaele Lombardo sapeva tutto e comunicava ai giornalisti catanesi che le operazioni erano in corso, quasi fosse il portavoce della Procura.
IL BLITZ MINUTO PER MINUTO, UN FILM ALL'ITALIANA.
30/09/2010 ore 11.30 “Antonio perché mi nascondi che in questo momento la Procura sta perquisendo la tua redazione? Me lo ha detto Galati, lo sanno tutti”. Parole di Marco Benanti e di molti altri colleghi che allarmati per le informazioni diffuse dall’avvocato di Lombardo, Carmelo Galati, quando tutto sembrava tranquillo, telefonavano e si informavano. Contemporaneamente un esponente del partito democratico catanese contattava l’On Orazio Licandro dei Comunisti Italiani ed affermava: “E’ inutile che difendi Sud, tanto lo stanno sequestrando”.
ORE 14.00 Dopo ore di bombardamenti telefonici cambiamo l’home page ed inseriamo la notizia del possibile sequestro.
ORE 16.30 Arriva la polizia postale in redazione, sei ispettori e un dirigente, molto cordiali. “Sapevamo dal vostro sito internet che ci stavate aspettando e quindi abbiamo capito che era il momento giusto per venire”. Una storia tutta italiana, anzi catanese, dove l’avvocato del denunciante Lombardo indagato per possibili contatti con la mafia, conosce le operazioni della magistratura ore prima dell’esecuzione. Altro che fughe di notizie per le quali bersagliare i giornalisti. Ma non tutto è negativo, comunicano gli ispettori della polizia postale “venendo qui abbiamo sventato uno scippo”. Iniziano le fotografie degli schermi dei computer di Sud, ben 58 ad alta risoluzione, fotografie dei box, delle foto pubblicate, degli articoli e delle virgole. Un vero e proprio controllo preventivo, il primo in Italia.
IL DIRETTORE DI SUD Il presidente Raffaele Lombardo e gli altri potenti di qualunque colore politico, devono rassegnarsi all'esistenza di un nuovo free press senza padrini e senza padroni. A parlare saranno le carte come è avvenuto nel numero zero e come avverrà nei prossimi numeri di Sud compreso quello in corso di stampa. Lombardo e i suoi sodali potranno anche chiedere il sequestro di ogni edizione, ma questo non fermerà il lavoro di chi crede nel dovere di informare e nel diritto dei cittadini ad essere informati. A Catania il sistema politico mafioso dominante ha messo in crisi ogni libertà e ogni diritto: appalti e burocrazia sono condizionati da clientelismo e corruzione dilagante.
Antonio Condorelli
NTERVIENE ENZO BIANCO «Solidarietà al periodico Sud Press che, in base a quanto reso noto dal suo direttore, oggi ha subito un controllo sul numero in uscita da parte dell’autorità giudiziaria, in seguito alla denuncia sporta dal presidente della Regione. Siamo fermi sostenitori della libertà di informazione e del pluralismo, nel rispetto delle normative vigenti, e ogni atto che rischia di condizionare l’esercizio di questa libertà non può essere condiviso».
IVAN LO BELLO: <<Piena solidarietà a Sud sono allarmato per la tensione che si respira in Sicilia>>.
SALVO POGLIESE: <<Comunico la mia solidarietà per l’accaduto e ferma condanna ad ogni attività liberticida dell’informazione>>
ROSARIO D’AGATA: <<Massima solidarietà e tanti complimenti alla redazione di Sud per l’ottimo lavoro svolto>>
GIOVANNI BURTONE: <<Voi conoscete le mie posizioni, comunico la mia vicinanza a tutta la redazione e condanno il blitz dei giorni scorsi>>.
PIETRO AGEN: <<A fronte degli ultimi episodi che non possono non preoccupare per chi crede nella libertà di informazione libera, desidero manifestarvi la più ampia solidarietà>>.

