Si conclude con la sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste” il processo sulle presunte infiltrazioni di Cosa Nostra nella festa religiosa di Sant’Agata. Presente in aula l'ex Presidente del Circolo Cittadino di Sant'Agata. Visibilmente commosso ha commentato l'esito come "una liberazione, anche se i media ci avevano già condannato"
Dopo quattro anni la Corte, Presieduta dal giudice Michele Fichera con a latere Trapasso e Pivetti (nella foto durante la lettura della sentenza), ha scritto la parola fine al processo per le presunte infiltrazioni di Cosa Nostra nella festa religiosa di Sant’Agata. Nelle sentenza letta in pubblica udienza sono stati assolti tutti gli imputati dal reato loro contestato perché il fatto non sussiste. Alla sbarra era finito anche l’ex Presidente del Circolo Cittadino per le festività agatine Pietro Diolosà. La Procura guidata dal Pubblico Ministero Antonino Fanara aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Assoluzione anche per gli altri imputati dal reato di associazione mafiosa finalizzata all’ottenimento di ingiusti vantaggi. Tra loro Francesco Santapaola, figlio minore dello storico boss dell’omonima famiglia Benedetto “Nitto” e Antonino Santapaola “Ninone” figlio di Salvatore “Ninu u pazzu” fratello di Benedetto. Un forte scalpore nell’opinione pubblica aveva suscito proprio l’assegnazione delle tessere numero uno e due ai due cugini da parte del Circolo di Sant’Agata. Assoluzione anche per Vincenzo Mangion , Giuseppe Mangion figlio del noto Francesco Mangion “Cicciuzzu u firraru” ex vice rappresentante della famiglia di Catania. Con lui assoluzione anche per il fratello Alfio Mangion, Agatino Mangion e Salvatore Copia “Turi Copia”. Per tutti gli imputati di associazione mafiosa la Procura aveva comunque chieste il “non luogo a procedere” poiché per il medesimo reato erano stati condannati nel processo Dionisio. Presente in aula, visibilmente commosso, l’ex Presidente del Circolo agatino Pietro Diolosà che a caldo ha commentato l’esito come « una liberazione, anche se i media ci avevano già condannato».
Il procedimento avviato nel 2008 era scaturito dopo le indagini del GICO della Guardia di Finanza . Per la Procura l’ipotesi era quella che il controllo della festa sarebbe avvenuto proprio tramite il circolo di Sant’Agata. Nell’ambito del processo oltre a testi illustri come l’ex Sindaco di Catania Enzo Bianco sono entrati anche alcuni collaboratori di giustizia appartenuti in passato alla famiglia Santapaola. Natale Di Raimondo aveva raccontato in sede dibattimentale l’arrivo di una candelora nel quartiere periferico di “Monte Po’” «Decisi di far arrivare la candelora nel quartiere – affermò Di Raimondo – per avere maggiore prestigio sia come mafioso che per devozione. La venuta della candelora portò una spesa di 30/40 milioni di lire con questi soldi si pagarono i portatori, l’illuminazione del quartiere e i fuochi pirotecnici». Daniele Giuffrida, altro collaboratore di giustizia sentito a processo, aveva invece parlato delle soste della vara lungo Via Plebiscito. Blocchi imposti secondo il pentito, per sua stessa volontà al fine di “far vedere la santa a Natale D’Emanuele ( ndr. cugino di Nitto Santapaola recentemente condannato in primo grado a 21 anni di reclusione per associazione mafiosa) a quell’epoca latitante e con molta probabilità nascosto in quella zona”. Soddisfazione per l’esito della sentenza anche da parte dell’Avvocato Ornella Valenti, difensore di Francesco Santapaola «Credo sia la sentenza più giusta che doveva avere questo processo ». L’avvocato aveva chiesto per il suo assistito proprio la piena assoluzione. - foto speciale Dario De Luca -
Si conclude con la sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste” il processo sulle presunte infiltrazioni di Cosa Nostra nella festa religiosa di Sant’Agata. IL DISPOSITIVO Autore Dario De Luca & FF