di Rossella Spitale La sanità italiana (quella del meridione in particolare) attraversa un periodo di forte crisi: fra tagli più o meno giustificabili e accuse rivolte a medici incompetenti o, peggio, corrotti, non c’è da star tranquilli. Ed il paziente lo sa, lo prova con mano, anche se non sempre riesce a cogliere le reali motivazioni di quel che vede in ospedale. È di pochi giorni fa, infatti, un servizio del TG3 regionale che analizza la drammatica situazione dei pronto soccorso catanesi. Disordine, lamentele e caos, questo il quadro che è emerso; ma se in quel caso la mancanza di fondi (che servirebbero ad assumere personale o a migliorare le strutture) può in un certo senso giustificare l’andazzo, ci sono casi in cui, diciamocelo chiaramente, la stessa mancanza di fondi, personale e/o strutture non giustifica un bel niente. Prendiamo il caso di M., una paziente che abbiamo incontrato presso l’ambulatorio di neurofisiopatologia del Policlinico di Catania: “Ho preso appuntamento con il neurologo circa un mese e mezzo fa. Ma le attese sono queste e va bene… l’appuntamento era per le 8. Mi telefonano tre giorni prima per dirmi di essere puntuale. Il medico arriva alle 8:30… e io ho sei persone davanti. Perché danno a tutti lo stesso orario? Non possono mettere almeno una persona ogni mezzora?” Non è possibile dar torto alla signora. Interviene immediatamente un’altra paziente (spazientita): “A me hanno smarrito l’elettroencefalogramma!” Nel giro di dieci minuti se ne sentono di ogni. “Aspetto da stamattina, ho le gambe gonfie, non ci sono sedie…” Ci fa notare un’altra signora. Ed in effetti le rientranze del corridoio che chiamano “sale d’aspetto” non sono abbastanza grandi per ospitare il numero di persone in attesa. Appena un istante dopo, un padre che accompagnava la figlia per un controllo lamenta: “Veniamo da Agrigento, abbiamo fatto quasi tre ore di macchina. Adesso ci dicono che siamo in ritardo e forse non ci fanno fare la visita!” Nemmeno a dirlo, poco dopo arriva un’infermiera e si rivolge all’uomo dicendo: “Non è questo il reparto dove vi aspettavano” – da verificare se i signori abbiano ricevuto informazioni sbagliate circa il reparto o gliele abbiano fornite errate. Ed in effetti la mancanza d’informazioni è forse l’inconveniente “cardine” che genera la gran parte degli altri inconvenienti. Ad esempio, quando si prenotano le visite telefonicamente, nessuno informa i pazienti che la cassa per il ticket apre alle 08:15. Logica suggerisce che prima di qualsiasi visita, salvo esenzioni, occorre recarsi appunto al CUP ed esibire l’impegnativa del medico curante. Peccato che alcuni reparti fissino le prime visite per le 8 in punto: allora, pagando il ticket alle 8:15, supponendo che non si faccia fila (il che avviene molto raramente), non si arriva in ambulatorio prima delle 8:30… ah ecco perché i medici arrivano sempre in ritardo! Da qui il generarsi di file e liste: liste di attesa per la visita, liste di attesa per il ritiro esami, liste di attesa per capire in quale lista d’attesa occorra iscriversi. Insomma, per aver qualche possibilità di effettuare un controllo in tempi accettabili, bisogna andare in Ospedale con almeno due o tre persone: una la si manda a fare la fila per il ticket, l’altra a prendere posto in ambulatorio, l’altra a prendere le scorte per la sopravvivenza in quei luoghi. Non parliamo poi ovviamente della “pulizia” dei reparti, alla cui mancanza siamo tristemente rassegnati. “Nei bagni non c’è carta igienica, né sapone… e il getto d’aria per asciugare le mani non funziona” – è il triste bilancio di un uomo in uscita dalla toilette. Certo la carta igienica costa… e gli Ospedali non hanno fondi, ma per un minimo di organizzazione in più serve davvero chissà quale stanziamento? di Rossella Spitale