




di Lucia Murabito C'è chi ha perso il lavoro, chi a breve dovrà lasciare la propria casa. Ci sono famiglie numerose che non sanno più come pagare l'affitto e le bollette. Giovani coppie che hanno da poco messo su famiglia, con un lavoro precario che adesso non c'è più. Loro ascoltano tutti. Asciugano le lacrime, danno conforto, aiutano a trovare una soluzione. Stiamo parlando del Centro Ascolto Caritas, dei volontari, di don Gino e di don Piero. Da poco abbiamo pubblicato un articolo con i dati del Sole24ore sulle nuove povertà e la situazione catanese, ma fare visita al Centro Ascolto ti fa toccare con mano quanto la situazione sia critica e le esigenze e le difficoltà spesso facciano perdere la speranza. "La povertà più grande - ci spiega don Piero Galvano, Direttore della Caritas - è quella spirituale: tutto nasce dall'egoismo. Basterebbe che chi ha di più, mettesse a disposizione il suo in più per chi ha di meno. Basterebbe eliminare le spese superflue di ogni Stato, come quella per gli armamenti, per risolvere il problema della fame e dell'indigenza economica. È un problema di giustizia sociale, di condivisione".
"Siamo come un salvagente" ci spiega invece don Gino Licitra, responsabile del Centro Ascolto. "Arriviamo quando c'è bisogno e diamo una spinta per stare a galla, per riprendere respiro e ricominciare a nuotare", conclude. "Noi facciamo la nostra parte" continua don Piero. "A volte supportiamo quello che dovrebbe essere fatto dallo Stato, dal Comune,dalla Protezione Civile... ma lo facciamo con il volontariato: non vogliamo togliere il lavoro a nessuno". Attendiamo a lungo prima di riuscire a parlare con loro: la fila al Centro Ascolto è infinita e non vogliamo interrompere i colloqui. "Perdonatemi, ma qui non ci fermiamo mai. E loro (i fedele bisognosi in attesa di conforto e aiuto ndr) sono la mia priorità", si scusa don Gino.
Le attività svolte dalla Caritas diocesana sono tante: la mensa dei poveri, l'Help Center per le povertà estreme, la consulenza legale, l'ufficio di microcredito, i centri d'ascolto, le case d'accoglienza,il sostegno psicologico... "Ma è sempre poco quello che riusciamo a fare" ci dice don Gino. "Vorremmo sempre fare di più, ma le risorse sono limitate e dobbiamo dividerle per una quantità di richieste incredibile". Ma quali sono le principali cause di povertà? A spiegarcelo è proprio don Gino. "Tutto comincia con la perdita del lavoro, poi è una catena. Poi non si riesce a pagare l'affitto, le bollette. E alla fine si perde la casa e poco importa se si è in affitto o proprietari: le banche non aspettano". Negli occhi di don Gino ci sono gli occhi di tutte le famiglie disperate che si rivolgono a lui e al Centro Ascolto. Gli chiediamo chi è che finisce in strada. "Chi perde la speranza" ci risponde. "Così cerchiamo di dare un sostegno spirituale oltre che economico" continua. "Caritas - ci spiega ancora don Piero - significa amore. Amore senza misura, amore senza distinzione di religione, di colore di pelle di età". Ed è così che la Caritas si ritrova in prima linea anche nell'emergenza migranti. "Il Comune e la Prefettura ci chiamano per le emergenze" continua don Piero. "Ma il vero lavoro lo facciamo dopo: spesso i migranti si allontanano volontariamente dal palazzetto o dai centri accoglienza. La polizia non può farci nulla. Si allontanano e si riversano in strada. All'Help Center della Stazione Centrale serviamo la media di 400 pasti al giorno. Così, grazie all'imam della moschea di Catania, abbiamo avviato una collaborazione con la comunità musulmana: abbiamo un mediatore culturale di fiducia e supportiamo la moschea con cibo e vestiario per sopperire anche alle esigenze di chi si rivolge direttamente a loro". Tanti i progetti già attivati, tantissimi quelli in cantiere: a breve aprirà la mensa dei poveri a Librino, tra agosto e settembre inaugureranno le case accoglienza per ragazze madri. Ogni progetto avviato si fa forza principalmente sull'8x1000. Poi ci sono le donazioni dei privati e qualche (poche a dire il vero) sovvenzione da parte della regione. Tutto è rendicontato e messo nero su bianco da una confraternita che si occupa della gestione economica. "Vogliamo che tutto sia trasparente" ci tiene a precisare don Piero. "I fedeli devono sapere come vengono spesi i soldi che donano: i catanesi sono tanto generosi e noi abbiamo l'obbligo di dimostrare come viene utilizzato il bene che fanno ". "Solitamente sono un po' restio alle interviste" ci confida don Gino. "Però è importante comunicare il bene che si fa. La gente ha bisogno di speranza e di conforto" lo esorta don Piero.
"Siamo come un salvagente" ci spiega invece don Gino Licitra, responsabile del Centro Ascolto. "Arriviamo quando c'è bisogno e diamo una spinta per stare a galla, per riprendere respiro e ricominciare a nuotare", conclude. "Noi facciamo la nostra parte" continua don Piero. "A volte supportiamo quello che dovrebbe essere fatto dallo Stato, dal Comune,dalla Protezione Civile... ma lo facciamo con il volontariato: non vogliamo togliere il lavoro a nessuno". Attendiamo a lungo prima di riuscire a parlare con loro: la fila al Centro Ascolto è infinita e non vogliamo interrompere i colloqui. "Perdonatemi, ma qui non ci fermiamo mai. E loro (i fedele bisognosi in attesa di conforto e aiuto ndr) sono la mia priorità", si scusa don Gino.
Le attività svolte dalla Caritas diocesana sono tante: la mensa dei poveri, l'Help Center per le povertà estreme, la consulenza legale, l'ufficio di microcredito, i centri d'ascolto, le case d'accoglienza,il sostegno psicologico... "Ma è sempre poco quello che riusciamo a fare" ci dice don Gino. "Vorremmo sempre fare di più, ma le risorse sono limitate e dobbiamo dividerle per una quantità di richieste incredibile". Ma quali sono le principali cause di povertà? A spiegarcelo è proprio don Gino. "Tutto comincia con la perdita del lavoro, poi è una catena. Poi non si riesce a pagare l'affitto, le bollette. E alla fine si perde la casa e poco importa se si è in affitto o proprietari: le banche non aspettano". Negli occhi di don Gino ci sono gli occhi di tutte le famiglie disperate che si rivolgono a lui e al Centro Ascolto. Gli chiediamo chi è che finisce in strada. "Chi perde la speranza" ci risponde. "Così cerchiamo di dare un sostegno spirituale oltre che economico" continua. "Caritas - ci spiega ancora don Piero - significa amore. Amore senza misura, amore senza distinzione di religione, di colore di pelle di età". Ed è così che la Caritas si ritrova in prima linea anche nell'emergenza migranti. "Il Comune e la Prefettura ci chiamano per le emergenze" continua don Piero. "Ma il vero lavoro lo facciamo dopo: spesso i migranti si allontanano volontariamente dal palazzetto o dai centri accoglienza. La polizia non può farci nulla. Si allontanano e si riversano in strada. All'Help Center della Stazione Centrale serviamo la media di 400 pasti al giorno. Così, grazie all'imam della moschea di Catania, abbiamo avviato una collaborazione con la comunità musulmana: abbiamo un mediatore culturale di fiducia e supportiamo la moschea con cibo e vestiario per sopperire anche alle esigenze di chi si rivolge direttamente a loro". Tanti i progetti già attivati, tantissimi quelli in cantiere: a breve aprirà la mensa dei poveri a Librino, tra agosto e settembre inaugureranno le case accoglienza per ragazze madri. Ogni progetto avviato si fa forza principalmente sull'8x1000. Poi ci sono le donazioni dei privati e qualche (poche a dire il vero) sovvenzione da parte della regione. Tutto è rendicontato e messo nero su bianco da una confraternita che si occupa della gestione economica. "Vogliamo che tutto sia trasparente" ci tiene a precisare don Piero. "I fedeli devono sapere come vengono spesi i soldi che donano: i catanesi sono tanto generosi e noi abbiamo l'obbligo di dimostrare come viene utilizzato il bene che fanno ". "Solitamente sono un po' restio alle interviste" ci confida don Gino. "Però è importante comunicare il bene che si fa. La gente ha bisogno di speranza e di conforto" lo esorta don Piero.
Le attività svolte dalla Caritas diocesana sono tante: la mensa dei poveri, l'Help Center per le povertà estreme, la consulenza legale, l'ufficio di microcredito, i centri d'ascolto, le case d'accoglienza,il sostegno psicologico... "Ma è sempre poco quello che riusciamo a fare" ci dice don Gino. "Vorremmo sempre fare di più, ma le risorse sono limitate e dobbiamo dividerle per una quantità di richieste incredibile". Ma quali sono le principali cause di povertà? A spiegarcelo è proprio don Gino. "Tutto comincia con la perdita del lavoro, poi è una catena. Poi non si riesce a pagare l'affitto, le bollette. E alla fine si perde la casa e poco importa se si è in affitto o proprietari: le banche non aspettano". Negli occhi di don Gino ci sono gli occhi di tutte le famiglie disperate che si rivolgono a lui e al Centro Ascolto. Gli chiediamo chi è che finisce in strada. "Chi perde la speranza" ci risponde. "Così cerchiamo di dare un sostegno spirituale oltre che economico" continua. "Caritas - ci spiega ancora don Piero - significa amore. Amore senza misura, amore senza distinzione di religione, di colore di pelle di età". Ed è così che la Caritas si ritrova in prima linea anche nell'emergenza migranti. "Il Comune e la Prefettura ci chiamano per le emergenze" continua don Piero. "Ma il vero lavoro lo facciamo dopo: spesso i migranti si allontanano volontariamente dal palazzetto o dai centri accoglienza. La polizia non può farci nulla. Si allontanano e si riversano in strada. All'Help Center della Stazione Centrale serviamo la media di 400 pasti al giorno. Così, grazie all'imam della moschea di Catania, abbiamo avviato una collaborazione con la comunità musulmana: abbiamo un mediatore culturale di fiducia e supportiamo la moschea con cibo e vestiario per sopperire anche alle esigenze di chi si rivolge direttamente a loro". Tanti i progetti già attivati, tantissimi quelli in cantiere: a breve aprirà la mensa dei poveri a Librino, tra agosto e settembre inaugureranno le case accoglienza per ragazze madri. Ogni progetto avviato si fa forza principalmente sull'8x1000. Poi ci sono le donazioni dei privati e qualche (poche a dire il vero) sovvenzione da parte della regione. Tutto è rendicontato e messo nero su bianco da una confraternita che si occupa della gestione economica. "Vogliamo che tutto sia trasparente" ci tiene a precisare don Piero. "I fedeli devono sapere come vengono spesi i soldi che donano: i catanesi sono tanto generosi e noi abbiamo l'obbligo di dimostrare come viene utilizzato il bene che fanno ". "Solitamente sono un po' restio alle interviste" ci confida don Gino. "Però è importante comunicare il bene che si fa. La gente ha bisogno di speranza e di conforto" lo esorta don Piero.




