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Simeto, oasi dei veleni e regno dell'abusivismo edilizio

30-03-2016 10:12

Barbara Corbellini

Cronaca, Inchieste, catania, comune, legambiente, oasi del simeto, finanziere, rapine farmacie,

Simeto, oasi dei veleni e regno dell'abusivismo edilizio

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Luci e ombre di due fenomeni che hanno deturpato la riserva naturale. Tra ritardi e promesse degli organi competenti, Legambiente tiene sotto controllo un territorio martoriato dal cemento e dai rifiuti





Secondo i dati raccolti da Legambiente, negli ultimi anni, fino ad oggi, sono state demolite circa 140 costruzioni costruite illecitamente. L'abusivismo edilizio nell'Oasi del Simeto continuò dopo l'istituzione della riserva naturale nel 1984, senza contare che le aree della foce vennero inserite nel Parco Territoriale Urbano del Comune di Catania.




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Stando a quanto dichiarato dall'associazione ambientalista c'è un nodo nel passaggio dal sequestro dell'immobile alla demolizione, che non permette di concretizzare le fasi successive, finalizzate alla rimozione totale delle costruzioni abusive. Si viene a creare una fase di stallo che impedisce l'attuazione dei passaggi successivi. Secondo la legge, se la costruzione è abusiva il proprietario la deve demolire a proprie spese e, se questo non avviene, l'immobile e il relativo terreno dovrebbero poi di fatto essere acquisiti al patrimonio comunale. Inoltre, a seguito della demolizione si dovrebbe provvedere al ripristino del territorio naturale.



In realtà accade che per molte costruzioni abusive, a seguito del sequestro, non si procede con le fasi successive, oppure vengono demolite ma non viene compiuto il ripristino del territorio naturale. Secondo Legambiente, molti proprietari continuano a stare nelle abitazioni abusive nonostante l'ingiunzione alla demolizione, senza pagare alcun canone.



La mancanza di controlli e soprattutto l'assenza di un provvedimento sanzionatorio, necessario per estirpare le azioni illegali, costituiscono il terreno fertile per l'abusivismo edilizio. Già in passato l'associazione accese i riflettori sulla necessità di aumentare la presenza degli operatori di vigilanza e installare più telecamere per prevenire le azioni illegali.



Il comune di Catania, per quanto riguarda l'ordinanza di ingiunzione, in collaborazione con la Procura, conta ad oggi 70 interventi di demolizione a proprie spese. Dal 2013 ad oggi questi 70 interventi di demolizione sono distribuiti tra la zona A, l'area di massima protezione, e la zona B dell'oasi, la pre-riserva. Altri immobili, invece sono nella fase di procedura di definizione del condono edilizio, procedimento che consente di regolarizzare a livello amministrativo gli illeciti edilizi e l'estinzione dei reati penali connessi a tale attività illecita.



Stando a quanto dichiarato dal Comune di Catania, sussiste un aspetto, nella procedura, che riguarda l'Assessorato del Territorio e dell'Ambiente della Regione Siciliana. Si tratta di un parere, o meglio di una valutazione dell'immobile abusivo in relazione all'impatto ambientale che spetta all'Assessorato regionale e, tale valutazione a volte non viene fatta, provocando situazioni di stallo e ritardi nelle procedure. Così, la Regione, a detta del Comune sembrerebbe indietro di molti anni riguardo la situazione dell'Oasi del Simeto e molte procedure avviate restano in sospeso. Tale situazione crea una fase stagnante che non permette di concludere la l'istruttoria per alcuni immobili.



Il comune di Catania continua a monitorare il territorio in collaborazione con la procura, al fine di concretizzare un'azione effettiva ed efficace che si basa su un'attività costante e a tal proposito Di Salvo spiega: “sull'oasi abbiamo avviato un'attenta attività di ripristino”. La piaga dell'abusivismo edilizio, è vero che ora non procede con lo stesso ritmo degli anni Settanta, ma oggi l'ambiente è costretto pagare le conseguenze di quel fastidioso retaggio che si porta dietro. Risanare un territorio devastato dall'abusivismo edilizio per decenni richiede tempo, ma soprattutto, efficienza, collaborazione e fondi.



Un dato significativo dichiarato dal comune di Catania riguarda l'ingiunzione a demolire per alcuni proprietari. Anche se il dato riguarda una percentuale minima, alcuni proprietari hanno demolito a proprie spese.



Ciò che Legambiente sottolineò negli anni passati fu l'assenza dell'Assessorato regionale al Territorio e Ambiente che, da un lato istituì la riserva, ma dall'altro non oppose resistenza all'azione scellerata dell'uomo in materia di abusivismo edilizio. Inoltre, l'Assessorato regionale, mediante il Decreto del 10 marzo 1999, ridusse l'estensione della riserva. Il risultato fu l'estromissione di buona parte degli agglomerati abusivi e Legambiente ricorse al T.A.R. e in seguito ottenne l'annullamento del decreto e il ripristino della perimetro originale.



Oggi, l'Assessorato regionale, in particolare il Dipartimento regionale dell'Ambiente, ha manifestato la volontà di agire a favore di uno snellimento delle pratiche accumulate negli anni che riguardano le costruzioni abusive dell'oasi: “abbiamo un'ottantina di casi di sanatorie che si sono accumulate in questi anni, per dei problemi anche di rimpallo di competenze con il dipartimento del settore urbanistica del comune di Catania”.



L'abusivismo edilizio nell'Oasi del Simeto è un fenomeno che va a ricoprire un lasso di tempo durante il quale all'interno dell'Assessorato regionale subentravano persone diverse, e questo ha fatto si che il caso dell'oasi doveva essere ristudiato nuovamente, rallentando le procedure. Questa situazione si è trascinata ormai da più di un decennio, a detta dell'Assessorato regionale. Nel giro di qualche mese, l'Assessorato dichiara che si dovrebbe almeno scegliere il percorso da intraprendere per risolvere la questione, indicando come tempistiche ideali la fine di aprile 2016. “Abbiamo bisogno di capire nel dettaglio le procedure da seguire. Purtroppo è indubbio che ci sono stati dei ritardi da parte dell'Assessorato regionale”.



Tra gli aspetti che hanno contribuito a creare dei ritardi nelle procedure finalizzate alla rimozione totale delle opere edilizie abusive è emerso il ruolo del Consiglio per la conservazione del patrimonio naturale. L'Assessorato ha espresso che la situazione e gli elementi utili per poter procedere allo snellimento delle pratiche sono in mano al suddetto consiglio che, negli ultimi tempi, non si è riunito, ci sono state delle sedute deserte. Sempre a detta dell'Assessorato regionale: “per la norma che è passata in commissione ambiente questo consiglio scompare. Se il consiglio deve esprimere dei pareri e poi in realtà non si esprime, tutto poi resta bloccato”. L'Assessorato regionale conta per la fine di aprile per avere le idee più chiare sulla situazione abusivismo edilizio.



Quello che si prospetta è un ritratto di luci e ombre nei confronti di un fenomeno che ha devastato un'oasi naturale, e sulle conseguenti modalità di intervento e procedure per sanare le conseguenze di quello che fu una scellerata costruzione abusiva: che forse ora qualcosa si stia iniziando a muovere? Da un lato Legambiente continua a monitorare, e dall'altro il comune di Catania dichiara di aver avviato un'attenta attività di ripristino e l'Assessorato regionale, confermando ritardi nelle procedure, dichiara che sarà chiaro il percorso da intraprendere entro la fine di aprile 2016.



L'abbandono illecito di rifiuti è l'altra piaga dell'oasi che continua ad essere costante e a sfuggire al controllo delle pubbliche amministrazioni per una mancata attenzione al fenomeno. Questa situazione comporta danni sia ambientali, sia per la salute delle persone.



Legambiente ha dichiarato di aver di recente è trovato eternit abbandonato. L'associazione ambientalista punta i riflettori sulla pericolosità di questo materiale, lasciato ormai ovunque, e spesso in condizioni di rottura. Questo comporta la dispersione delle polveri di amianto nell'aria e nel terreno, un problema enorme che, a detta di Legambiente, è legato agli alti costi delle bonifiche.



Ancora oggi, continuano a verificarsi episodi di scarico illecito di rifiuti, in particolar modo sulle sponde del torrente Acquicella. Questa rappresenta la conseguenza di una situazione governata dall'assenza dei dovuti controlli nell'oasi. Stando all'ultimo monitoraggio effettuato dall'associazione, risalente a circa tre anni fa, delle bonifiche in alcune zone vennero eseguite ma, ancora oggi, l'intera area non risulta completamente bonificata. Basta fare un giro per l'oasi per trovare rifiuti abbandonati di ogni tipo. Secondo Legambiente: “ci vorrebbe un grosso investimento, l'area è molto grande e le bonifiche costano”.



L'Assessorato regionale, in questo caso, sostiene di non essere a conoscenza della situazione in cui riversa l'oasi, dichiarando che non se ne dovrebbe occupare la Regione, ma spetterebbe al comune di Catania,. “Per le questioni pratiche di rimozione rifiuti la competenza è in ogni caso del Comune”.



 


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