I fratelli Rapisarda, non potendo riacquistare il bene per via del fallimento della loro società, si avvalevano dell'intermediazione fittizia della Unicredit leasing s.p.a. Ruolo chiave nel loro progetto lo ricopriva Pietro Munafò, procuratore speciale di un istituto di credito, attualmente indagato, in cambio del compenso ricavato dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di leasing. Di Barbara Corbellini & S.S. Nella vicenda dei fratelli Rapisarda, Pietro Munafò, procuratore speciale di un istituto di credito (solamente indagato per il momento) assumeva, secondo l'accusa, un ruolo fondamentale, diventando l'espediente dei Rapisarda per rientrare in possesso del complesso situato nella Zona Industriale di Catania - Contrada Palma data la loro impossibilità, per legge, di poter partecipare all'asta fallimentare. Il bene era già di loro proprietà con la Mediterranea Costruzioni s.p.a., società fallita. Ecco quindi che subentra proprio in questa fase Munafò soggetto ideale per l'obiettivo dei Rapisarda, in quanto capace di giustificare il possesso e la provenienza del denaro necessario per aggiudicarsi la vendita fallimentare di 273 mila euro, di cui il prezzo base d'asta di 253 mila euro con offerta minima in aumento di 20 mila euro. Così l'intermediazione fittizia di un istituto di credito, la Unicredit Leasing per mezzo di Munafò si rivelava la soluzione migliore per i Rapisarda. Il contratto di leasing diventava lo strumento ideale per rientrare in possesso del complesso industriale che, comunque continuavano ad occupare con regolare contratto d'affitto. Dalle diverse intercettazioni telefoniche e conversazioni ambientali è emerso il legame tra Munafò e i Rapisarda, in particolare la consapevolezza del primo sull'importanza del suo ruolo in questo progetto, in qualità di procuratore speciale per la Unicredit Leasing s.p.a. Nello specifico, da un'intercettazione telefonica, scaturisce l'ennesima prova che la presentazione dell'offerta all'asta fallimentare da parte dell'Unicredit Leasing s.p.a. facesse parte di un accordo già preso tra Pietro Munafò, Francesco Rapisarda e l'avvocato Tirrò che tutelava gli interessi di Rapisarda. Munafò era a conoscenza del fatto che il bene in questione non poteva essere riacquistato dal fallito Rapisarda e per questo motivo i tre avevano aggirato la normativa utilizzando in modo fraudolento un contratto lecito. Munafò era quindi una delle pedine principali del gioco dei Rapisarda cosi come emergerebbe in una conversazione ambientale in cui Munafò, in relazione all'asta, diceva che quando avevano sospettato della presenza di un'altra offerta per l'immobile si era preoccupato e aveva vissuto momenti di tensione, e durante una conversazione telefonica Francesco Rapisarda spiegava a Tirrò che Munafò aveva bisogno di sapere con esattezza le somme che la banca doveva dare al curatore al netto di quanto già avevano dato. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti emergerebbe che Pietro Munafò, in qualità di procuratore speciale della Unicredit Leasing s.p.a. aveva presentato una busta contenete due assegni, il primo di 25.300 euro, pari al 10% del prezzo base, come deposito cauzionale, e il secondo di 37.950 euro, pari al 15% del prezzo base, come deposito in conto spese. La vendita del complesso veniva così aggiudicata alla Unicredit Leasing s.p.a. nella persona di Pietro Munafò, avendo effettuato un rilancio di 20 mila euro e aggiudicandosi l'asta per 273 mila euro. Il 6 luglio 2015 Pietro Munafò, responsabile del contratto di Leasing stipulato con la Ramental s.r.l. e Giorelli Curzio Francesco Maria, curatore fallimentare del fallimento della Mediterranea Costruzioni s.p.a., dichiarava di: aver curato personalmente la pratica di leasing richiesta dalla Ramental s.r.l., intrattenendo rapporti diretti con i fratelli Rapisarda; aver partecipato l'8 luglio 2014 in qualità di delegato della Unicredit Leasing s.p.a alla vendita fallimentare per acquistare l'immobile richiesto in leasing dalla Ramental s.r.l., presso il Tribunale di Catania dove c'erano anche i fratelli Rapisarda e il curatore; e che, infine, il contratto di leasing stipulato tra la Unicredit Leasing s.p.a. e la Ramental s.r.l.era di una durata di 12 anni con il pagamento mensile di un canone di 2.758 euro per un costo finale di 467.253 euro, sul quale la Ramental versava un anticipo di 72.840 euro ed il cui riscatto era fissato per 3.642 euro. Il ruolo chiave giocato da Munafò consisteva nell'utilizzare strumenti legali per cooperare al progetto dei Rapisarda, facendo rientrare nel possesso del bene un soggetto che non poteva. Quella che si è delineata è la situazione in cui il prestanome svolge un ruolo fondamentale per fare accedere all'asta chi vuole ufficialmente restare in prima fila, ma non potrebbe, in cambio del compenso derivante dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di leasing.