Parla Giuseppe Piana, Presidente dell'Ance Catania: "Ad oggi i problemi più rilevanti delle scuole non sono stati risolti. Serve inoltre una classificazione antisismica di tutti gli edifici della città" Basta guardarsi attorno tra edifici del centro storico e e cogliere il segnale di un forte ritardo nella . L’ingegnere Giuseppe Piana, Presidente dell’Ance Catania, Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, ha illustrato la situazione poco rassicurante sull’edilizia catanese in relazione al rischio sismico, auspicando una maggiore collaborazione tra le “forze sane” della città.
L'intervista di Sud Press al Presidente dell'Ance Catania, Giuseppe Piana Quanti sono gli edifici a Catania che rispettano le norme antisismiche? “E' difficile dire esattamente quanti edifici a Catania sono stati costruiti rispettando la normativa antisismica. Essa diventa operativa dopo gli anni Ottanta, quindi tutto ciò che è stato costruito prima non la rispetta. Negli ultimi 50 anni lo Stato italiano ha speso circa 3 miliardi l’anno di euro, per rimediare ai danni subiti a seguito di eventi sismici. Una cifra spropositata perché è stata fatta una politica di prevenzione molto blanda. Catania dal punto di vista antisismico è messa molto male. Sono diversi gli edifici che in maniera incomprensibile crollano e questo dipende anche alla scarsa manutenzione che i proprietari effettuano sui propri stabili”. Cosa si sta facendo per le strutture scolastiche? “Per le scuole l’amministrazione si sta adoperando per cercare di adeguare i propri edifici, sono diversi anni che si parla di questo. A fatica, con le lunghe tempistiche che la burocrazia impone, sto cercando di fare qualcosa, ma ad oggi ancora di concreto non è stato fatto moltissimo. Probabilmente si farà. Il Comune di Catania sta lavorando, ma ancora ad oggi non ha risolto i problemi più rilevanti. Si dovrebbe partire da un adeguamento di tutti gli edifici pubblici, scuole, ospedali. Una parte delle risorse utilizzate per la ricostruzione deve essere riservata anche all’adeguamento antisismico degli edifici pubblici e dare dei benefici a chi vuole adeguare la propria abitazione o a chi decida di costruire in maniera senz'altro più evoluta”. Qual'è la risposta di Ance Catania riguardo la prevenzione sismica? “Serve una certificazione antisismica che vada a braccetto con la certificazione energetica, così qualsiasi trasferimento di proprietà non potrebbe essere eseguito se non c’è questa certificazione. Ad esempio, un edificio di Viale Vittorio Veneto o di Corso Italia, realizzato nel periodo del Dopoguerra, è valutato a un certo valore al metro quadrato. Se noi comprendessimo che quell’edificio non è adeguato dal punto di vista sismico il suo valore dovrebbe essere fortemente ridimensionato. Che peso hanno il Comune e la Regione? “Hanno un peso massimo. Abbiamo istituito un tavolo tecnico che interessava gli ordini professionali e le amministrazioni del Comune di Catania. Bisognerebbe avere una coscienza sociale e lavorare gomito a gomito per far si che tutte le forze sane della città pongano sul tavolo di chi governa queste problematiche. Ad oggi le risposte non ci sono. Io porterò avanti l’operato dell’Ance Catania che interessa proprio l’adeguamento antisismico”. Che risposte ci sono da parte della politica? “Tante promesse e nient’altro. Bisognerebbe stabilire una classificazione antisismica di tutti gli edifici che permetta di comprendere qual è il grado di resistenza di un edificio all’azione sismica e comprendere quindi che tipi di interventi dovrebbe ricevere. Questo significa anche che la quantità di denaro che serve per la messa in sicurezza dovrebbe essere inferiore al costo di demolizione e di costruzione altrimenti non avrebbe senso il concetto di adeguamento antisismico”. Qual è la disponibilità economica? “Tutto si scontra con il denaro, è un problema di disponibilità economica. I privati per poter agire sugli edifici non possono contare solo sulle proprie risorse. Lo Stato dovrebbe incentivare quei proprietari che vogliono adeguare il proprio edificio dal punto di vista antisismico. Attualmente è previsto uno sgravio del 65% in dieci anni, ma secondo me è poco e ha un’eccessiva durata nel tempo. Bisognerebbe avere la possibilità, da parte dello Stato e degli enti locali, di finanziamenti cospicui.
Catania è una città ai vertici della pericolosità riguardo il rischio sismico e quindi dovrebbe essere oggetto di interventi speciali rispetto a tutte le altre aree perché sappiamo che la pericolosità sismica della città etnea dovrebbe essere superiore di 30 volte di quella del sisma dello scorso 24 agosto che ha colpito il Centro Italia”.