Glielo hanno detto tutti, da tutte le parti politiche. Lo hanno detto le associazioni. Lo hanno ribadito ieri in aula i consiglieri. Dall'amministrazione però la risposta è "fischiare e avanti tutta", perché questo piano è la ricetta per la salvezza di Catania "Chi alla fine voterà questa delibera sarà complice di chi l'ha progettata e se ne assumerà parimenti le responsabilità" ha dichiarato nel suo intervento Manlio Messina nel corso della prima seduta fiume delle tre dedicate al piano di riequilibrio pluriennale. "È un atto inemendabile" ha commentato a margine Matteo Iannitti di Catania Bene Comune. "È impensabile modificarlo: sono le premesse che sono sbagliate. Parte da numeri irrealistici messi insieme per dare parvenza di equilibrio, ma non è così". La pensa allo stesso modo Sebastiano Arcidiacono: "Non voglio partecipare alla redazione di quest'atto. Ho scelto scientificamente di starne lontano, di non presentare emendamenti: modificarne una parte significa avallare il resto. Voterò contro". "Il dibattito di questi giorni si è incentrato sulla vendita degli immobili - continua Iannitti - ma semplicemente perché è la cosa che salta più all'occhio e che maggiormente percepibile rispetto ad altre misure. Il resto è molto tecnico. Il problema è capire su quale livello di discussione ci vogliamo confrontare". "Il piano parte da dati falsi, smentiti in partenza dai revisori e dalla Corte dei Conti: se parlassimo di dati reali saremmo già in dissesto. È impossibile giocare dentro al saldo di un piano di rientro che sappiamo essere falso. Ed è un gioco al quale non vogliamo prestarci e non dovrebbero prestarsi neanche i consiglieri". "Nel piano si parla di ricavi dalla vendita di partecipate in perdita e che continueranno a perdere; si pensa di avere grossi ricavi dalla lotta all'evasione fiscale quando in tre anni non si è riusciti a porvi rimedio. È fantascienza, è realtà virtuale. E poi non c'è traccia delle conciliazioni. È un piano che nascerà con la consapevolezza che non riusciremo a rispettarlo" prosegue Iannitti. "Fa acqua da tutte le parti - incalza Arcidiacono - e a dirci che non è attendibile e che serve modificarlo sono i revisori dei conti nel loro parere positivo condizionato. E' un tentativo di allungare i tempi: non credono di fare un piano di rientro, fanno un piano per uscire indenni loro". Oggi la discussione riparte proprio dagli emendamenti. Ce ne sono 166 in attesa di parere. Alla prova del nove anche i nuovi equilibri di maggioranza/opposizione dopo il valzer di poltrone che ha visto l'orchestra guidata da Luca Sammartino e Valeria Sudano.
Oltre all'emendamento che scorpora dall'elenco di messa in vendita i beni ritenuti di interesse sociale e culturale, presentato da Agatino Lanzafame, Ersilia Saverino, Giuseppe Catalano e Niccolò Notarbartolo ci sono i 150 presentati dal consigliere Messina. "Ho emendato praticamente su tutto - ci spiega - e l'intento è costruttivo, inserisco proposte: si va dall'azzeramento degli emolumenti per assessori, sindaco e consiglieri per i prossimi due anni, alla presentazione dei piani industriali delle partecipate per giustificare i numeri che sostengono nel piano, fino al taglio dei consulenti del sindaco".