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Depuratori di Catania, Mascali e Calatabiano: un disastro

27-06-2017 19:37

Barbara Corbellini

orchestra, finanziere, sequestro depositi, antiabusismo, lite condominiale, la piramide, sambuca di sicilia,

Depuratori di Catania, Mascali e Calatabiano: un disastro

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Problemi strutturali e di allacciamento, sovraccarico di reflui, progetti vecchi, impianti ancora incompleti  e mancata manutenzione: tutto questo caratterizza i depuratori di Catania, Mascali e Calatabiano. A spiegarci la situazione è il dottor Roberto Grimaldi, direttore della struttura territoriale dell’ARPA di Catania, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, e responsabile dell’Unità Operativa Controlli della stessa struttura



Gli impianti di depurazione consortile di Catania, Mascali e Calatabiano ad oggi non funzionano in maniera ottimale ma anzi presentano diverse difficoltà. "Riguardo il depuratore consortile di Catania -esordisce il dottor Grimaldi- riusciamo a programmare i controlli con maggiore frequenza rispetto agli altri depuratori. Mediamente ne eseguiamo uno al mese. È il massimo che riusciamo a fare in funzione delle poche risorse che abbiamo, ma non è la frequenza che prevede la norma. Si dovrebbero effettuare due controlli mensili, ogni due settimane”.



Il depuratore di Catania risente di  due problemi in particolare: uno di questi è di carattere strutturale della rete fognaria e l’altro riguarda gli allacci all’impianto.



“A livello strutturale –dichiara Grimaldi-  questa rete, già da un po’ di anni, immagazzina una buona parte di reflui urbani oltre a significative quantità di acque sotterranee e questo causa notevoli infiltrazioni all’interno della condotta. Ciò comporta un sovraccarico di liquami nel depuratore che lavora male e butta fuori i fanghi. La situazione potrà trovare soluzione nel momento in cui saranno realizzati i lavori di riammodernamento, rifacimento o di realizzazione ex novo della rete fognaria, e quindi del collettore di allaccio”.



Altro problema: “abbiamo riscontrato che gli allacciamenti della rete fognaria in alcuni momenti possono mettere in crisi l'impianto -spiega il direttore dell'Arpa-. Nello specifico accade che un forte carico organico arriva tutto in una volta. Può anche succedere che si verifica un flusso anomalo di insediamenti produttivi o di una massa molto diluita. E in queste condizioni l’impianto di depurazione in uscita ne risente”.



Ma non è finita qui: riguardo il depuratore consortile di Mascali-Giarre-Riposto, vengono svolti 6 controlli all’anno, anche in questo caso la metà di quelli che si dovrebbero effettuare.



“Il progetto iniziale dell’impianto prevedeva 3 moduli di trattamento delle acque reflue e una condotta di allontanamento sottomarino di almeno 500 metri –prosegue Grimaldi-. Quest’ultima non è mai stata realizzata e dei tre moduli ne esistono solo 2!”.



“All’inizio soltanto il comune di Giarre convogliava le proprie acque reflue –dichiara il direttore-. Negli anni a seguire anche Riposto e Fiumefreddo avevano avviato i liquami al depuratore, ma l’impianto nel tempo non è più stato in grado di ricevere il carico. Così nel territorio del Comune di Giarre si sono verificati problemi di infiltrazione di acque bianche e di altra natura all’interno di queste condotte”.



“Gli impianti sono progettati  come se fossero una serie di vasche collegate l’una all’altra con una determinata capienza ciascuna –afferma Grimaldi-. Negli anni passati, con le vasche traboccanti, vennero attivati dei by-pass che consentivano lo scarico in mare dei reflui non trattati, attraverso il torrente Macchia. Nel corpo idrico finivano però anche i reflui trattati. Poi il fiume scaricava tutto a mare col risultato che il valore delle sostanze inquinati superava i limiti consentiti. La parte eccedente comprometteva l’esisto del trattamento perché si mescolava con le altre acque vanificando il lavoro fatto fino a quel momento”.



A seguito di ciò lo scorso anno il Tribunale di Catania ha disposto delle misure cautelari per il depuratore di Mascali. Tuttavia, da allora ad oggi, secondo l'ARPA, la situazione non è troppo differente.



"Il consorzio che gestisce l'impianto di depurazione non è riuscito a mettere in piedi nessuna soluzione tecnica per cercare in qualche modo di arginare questo fenomeno -dichiara il direttore Arpa-. Quanto meno si è cercato di ridurre un pò la parte eccedente per limitare i danni, ma i moduli sono sempre e solo due e non esiste nessuna condotta di allontanamento sottomarino".



Che dire del depuratore di Calatabiano? Anche in questo caso nulla di promettente: è un depuratore che da un punto di vista ambientale non è soddisfacente. Sembrerebbe non funzionare in maniera ottimale e i reflui vengono scaricati in prossimità del fiume Alcantara che sfocia nel mare. L'ARPA riesce a fare 3 controlli l'anno ed anche in questo caso dovrebbero essere 6.



L'impianto ha grosse difficoltà tecniche e non è in grado di assolvere a pieno alle sue funzioni -spiega Grimaldi-. Sarebbero previste delle modifiche, ma ad oggi questo non è avvenuto. La conseguenza di ciò, in relazione al fiume Alcantara, è che il corso d'acqua porta al mare tutto quello che noi gli versiamo dentro. Soprattutto nel periodo estivo in quella zona aumentano i residenti di conseguenza i reflui sono molti di più”.



Le premesse non sono certo delle migliori e con l'inizio dell’estate, ancora una volta, i pericoli ambientali e per la salute sono in agguato.



 


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