Gravi le dichiarazioni rilasciate nella sala stampa del “Massimino” da parte dell’allenatore rossazzurro ai margini della brutta sconfitta contro la Sicula Leonzio del tanto denigrato ex Pino Rigoli. Il tecnico etneo parla di pancia piena dopo il filotto di sei vittorie consecutive, esprimendo tutto il proprio rammarico per l’approccio alla gara. “Ora bisogna ripartire” dichiara Perdere una gara importante fa sempre male, specie se i tuoi rivali scappano a più 4 vincendo in trasferta, ma è ancor più difficile da buttar giù quando a batterti è un ex, spesso deriso e vilipeso dalla piazza, accusato di essere inadatto al ruolo assegnatogli e causa di ogni male. Magari è vero che il compito di guidare una squadra alla promozione sia troppo gravoso per le spalle di Pino Rigoli, ma va anche detto che non è uno sprovveduto, specie nella strutturazione della fase difensiva. Il Catania, peraltro, anche nella serie di vittorie appena conclusa, aveva sempre trovato difficoltà a scardinare le difese avversarie, soffrendo tantissimo tattiche attendiste e prudenti. Se poi una delle principali doti sin qui mostrate, e cioè l’umiltà di vincere anche soffrendo, peculiarità positiva ed imprescindibile in un campionato duro e fisico come la serie C, viene così drasticamente meno, ecco che anche in una sfida sulla carta impari si può perdere. A preoccupare ulteriormente il popolo rossazzurro, accorso in massa attendendosi una facile vittoria e, possibilmente, di festeggiare il primo posto in classifica, arrivano le parole di mister Lucarelli, il quale spiega così l’improbabile formazione iniziale, piena di giocatori sinora meno utilizzati e con due pilastri come Marchese e Russotto in panchina: “Non è una questione di schemi o moduli tattici. Non getto la croce addosso ai miei calciatori. Il calcio è così, soprattutto in questa categoria. E se sono in questa categoria è perché non c’è stata costanza nel loro percorso. Queste giornate storte capitano. Da qualche giorno non dormo bene perché qualche segnale negativo l’ho riscontrato già in settimana. Ho fatto cinque cambi e chi è entrato non ha inciso sulla partita, quindi la condizione negativa era generale. Questa sconfitta deve essere educativa, ricapiterà, magari dopo un filetto di risultati positivi. Col senno di poi avrei dovuto avere il coraggio di cambiare almeno dieci giocatori rispetto alla gara di Siracusa e non mi nascondo se ho commesso qualche errore anche io. Avere la pancia piena fa brutti scherzi. La Leonzio ha meritato di vincere per rabbia, interpretazione, corsa e spirito di sacrificio“. Se la scelta di lasciare fuori Semenzato, Marchese e Russotto, invece di indirre magari una riunione in cui discutere ed esporre alla squadra le proprie preoccupazioni, sia stata sbagliata è facile da dire col senno di poi, ma la cosa davvero che deve far riflettere è: come si può essere sazi dopo sole sei vittorie, trovandosi al secondo posto in classifica (anche se con una gara da recuperare) e senza aver ancora ottenuto niente? Come può un gruppo con così evidenti a questo punto limiti di continuità aspirare alla promozione diretta, sempre che non ci sia un evoluzione da questo punto di vista? Anche Lucarelli, come ha ammesso e questo atto quantomeno di coraggio gli va riconosciuto, deve imparare dai suoi errori, cercando di migliorare nella gestione del gruppo e nella lucidità nei momenti difficili, senza cadere in decisioni ai limiti della follia come Russotto schierato nell’improbabile ruolo di tornante di fascia. Testa alla prossima sfida, dunque, con la brutta consapevolezza di aver fatto un gravissimo passo indietro.