Se serviva una prova del "valore" di queste elezioni di ferragosto, l'andamento dei dibattiti ne costituisce una notevole e persino schiacciante quella dell'incontro con gli studenti che hanno platealmente disertato l'invito, come non fossero loro le vere vittime di quanto accade in ateneo. Nella giornata di venerdì 2 agosto il Decano Vincenzo Di Cataldo e i cinque candidati Rettori, che ormai abbiamo sicuramente imparato a conoscere, hanno nuovamente preso posto nell'auditorium Giancarlo De Carlo, e vestiti in "tenuta da combattimento" nei loro consueti indumenti formali, questa volta si sono confrontati con alcuni "sparuti" studenti del nostro ateneo, non più di 25. Ecco come è andata.
Dopo aver sciorinato ancora una volta i loro programmi, i professori hanno risposto alle numerose domande dei seppur esigui studenti accorsi a quest'incontro del 2 agosto.
Letteralmente, i presenti erano talmente pochi che si sarebbero potuti sedere tutti in cerchio nel cortile a scambiarsi idee e pareri, dimentichi dell'etichetta e delle formalità. Ma così non è stato, perchè non sia mai per una volta cambiare prospettiva. Stiamo ovviamente provocando ed estremizzando, ma siamo sicuri che avrebbe fatto piacere a tutti.
Ai professori, rispettosamente parlando "squarati dal caldo" nel loro abbigliamento formale, e agli studenti, desiderosi di chiarimenti, e ma anche di veder abbattere - almeno di un piccolo centimetro e per una volta soltanto - quel muro di ostentata superiorità che si vedono erigere sempre davanti agli occhi, estate e inverno.
Ad incarnare questo concetto è stato sicuramente il primo degli studenti che ha chiesto la parola durante la fase finale dell'incontro, che si è presentato a piedi scalzi davanti alla ormai consolidata tavolata di docenti. Una piccola rivoluzione, anche simbolica, volta a far capire che siamo stanchi di tutta questa bella "forma", quando nella "sostanza" manca davvero tantissimo. Ma l'invito non è stato colto, e dopo alcuni malcelati sguardi di disapprovazione, il Decano ha colto la palla al balzo per adottare un atteggiamento ancora più fiscale nei confronti delle regole.
Dopo la domanda di un ragazzo del pubblico, che gli ha rispettosamente chiesto "Ma lei ha notizie della Famiglia (n.d.r riferimento all'intercettazione)? Lei non sa nulla della vicenda giudiziaria Università Bandita? ", il Decano Di Cataldo ha evitato in tutti i modi di rispondere, glissando sulla domanda e sui modi del suo interlocutore.
Prima di tutto ha tenuto a precisare come quello non fosse in realtà un "question time", perchè per intervenire bisognava far segnare il proprio cognome su un foglio, e si avevano solo 2 minuti di tempo per esporre le proprie perplessità. Poi la stoccata finale, così, giusto per dire qualcosa in merito, senza in realtà rispondere davvero "Io in realtà sono uno dei pochi che ha letto tutte le 1700 pagine del fascicolo della DIGOS".
Belle le regole, ma a volte le priorità sono altre, tipo risolvere i dubbi più importanti, o no? Ad un ragazzo, ormai laureato e interessato a conoscere le future misure di inserimento nel mondo del lavoro, è stata negata la possibilità di parlare perchè aveva impiegato il suo paio di minuti per specificare la sua "posizione"; ma al docente di Matematica e Informatica che ha raccontato i suoi aneddoti di salute, e che voleva andare al mare ma è stato costretto a parlare con la Digos, sono stati concessi ben 4 minuti.
Infine, magistrale è stato l'intervento di una dottoranda, una delle pochissime donne ad essere intervenuta in questo dibattito. Come nel celebre discorso di Marco Antonio alla morte di Giulio Cesare, riassunto dalla frase "Bruto è un uomo d'onore"; ha augurato che la sicura buona fede dei presenti si vedrà a settembre, quando nel bando dei nuovi corsi di dottorato verrano scelte le persone solo in base al merito, e non per "conoscenze" o favori. E ventilare una cosa del genere davanti al cognato dell'ex rettore indagato non è cosa da niente. Ma noi ne siamo certi lo sappiamo, Di Cataldo è uomo d'onore.