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L'Anticorruzione boccia il mega appalto: diventa un caso nazionale la gestione dell'Autorità Portuale di Cata

13-01-2025 06:00

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, HOMEPAGE IN EVIDENZA,

L'Anticorruzione boccia il mega appalto: diventa un caso nazionale la gestione dell'Autorità Portuale di Catania, Augusta etc.

Ma davvero si possono gestire così le più importanti infrastrutture pubbliche della Sicilia?

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Quando abbiamo cominciato ad occuparcene, nella pressoché consueta solitudine, eravamo alla fine dell'estate 2023 e non sono mancate le immancabili minacce di querele.

 

Si tratta di una mega operazione da centinaia di milioni di euro con l'affidamento 25ennale di tutti i servizi portuali ad alcune società private.

Da allora si è assistito a bizzarre pantomime, in tandem con quelle relative all'altra infrastruttura strategica per il territorio, l'aeroporto di Catania che è un'altra bella storia.

 

Porto ed aeroporto accomunate dalle stesse modalità “comunicative”: da un lato i gestori vengono ospitati da consigli comunali e associazioni industriali che gli consentono di fare presentazioni surreali, con quattro slide di piani regolatori e master plan che si attendono da almeno un decennio e che sono ancora nella fase dei disegnini.

 

Dall'altro poi interviene la realtà dei fatti: lo stato incredibile in cui versano queste strutture ed ogni tanto qualche sentenza giudiziaria o intervento di autorità varie.

 

Nel caso della gestione del porto l'ultimo intervento dell'Autorità Anticorruzione è di tale portata che come minimo avrebbe già dovuto comportare la rimozione immediata di tutti i vertici, a maggior ragione se arriva dopo una serie di pronunce dell'autorità giudiziaria che hanno pesantemente sanzionato illegalità, conflitti d'interesse e mancanza di trasparenza.

 

In tal senso, richiedendo dimissioni oltre che l'intervento immediato del ministro competente dei trasporti Matteo Salvini e della procura, si è espressa l'associazione nazionale del consumatori CODACONS.

 

Ed in effetti, detto per inciso, in base all'ultimo bilancio pubblicato, lo Stato spende circa 349 mila euro l'anno per il mantenimento degli organi societari.

 

C'è un presidente dell'Autorità Portuale, (di nomina governativa d'intesa col presidente della regione siciliana), un segretario generale e, al momento, 4 dirigenti: media indennità 200 mila euro cadauno, e quindi per la sola dirigenza si supera abbondantemente il milione e duecentomila euro l'anno.

 

Tra l'altro, considerando gli ultimi dati disponibili 2023, conta 55 dipendenti con una spesa complessiva di 5,3 milioni di euro e quindi una media per dipendente di …97 mila euro. 

 

Vabbè, su dati e investimenti approfondiremo a parte, intanto se questi sono i risultati le denunce del CODACONS potrebbero non risultare peregrine.

 

Ma veniamo all'ultima bomba che è esplosa in queste ore (in calce, come sempre, alleghiamo il documento integrale).

Si tratta della delibera dell'ANAC n. 577/2024 che, proprio analizzando il mega appalto di cui sopra, evidenzia una serie di gravi irregolarità nella gestione, sollevando interrogativi sull'efficienza e la trasparenza dell'Autorità di Sistema Portuale.

Una delibera che smaschera criticità profonde

L'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha recentemente pubblicato la delibera n. 577/2024, un documento che rappresenta una severa condanna nei confronti delle pratiche gestionali dell'Autorità di Sistema Portuale (ADSP). 

 

Questo rapporto mette in evidenza una catena di gravi mancanze e irregolarità procedurali che hanno minato profondamente la credibilità dell'intero sistema di concessioni portuali. 

 

Nel mirino, la procedura di affidamento di concessioni mediante project financing, caratterizzata da numerose violazioni normative e gravi lacune procedurali. 

 

Tali lacune non solo compromettono l'affidabilità della gestione, ma sollevano dubbi sul rispetto dei principi di trasparenza e concorrenza.

 

Le principali contestazioni dell'ANAC

Tra le criticità più rilevanti emerse dalla delibera troviamo:

  • Errata determinazione del valore della concessione:

Il valore indicato negli atti di gara (€176.406.254,00) è addirittura risultato incoerente con quello effettivo, successivamente stimato in €466.781.609,00. Questa disparità ha generato confusione e incertezza, mettendo in discussione la legittimità dell'intera procedura.

Questa discrepanza ha compromesso la trasparenza e la concorrenza, scoraggiando potenziali partecipanti e lasciando ampio margine al consolidamento di situazioni di monopolio.

  • Mancata pubblicazione del Piano Economico e Finanziario (PEF):

Essenziale per garantire la sostenibilità del progetto e l'allocazione dei rischi, il PEF non è stato reso disponibile tra i documenti di gara. Tale mancanza rappresenta una grave violazione dei principi di chiarezza e completezza informativa.

La mancata pubblicazione del PEF ha reso impossibile una valutazione completa della convenienza economica e finanziaria, privando gli operatori economici di un quadro chiaro dei parametri su cui basare le loro offerte.

  • Richiesta di requisiti speciali non proporzionati:

L'ente non ha esplicitato i requisiti tecnici e funzionali obbligatori, generando incertezza tra gli operatori economici. La mancanza di una chiara definizione dei requisiti ha creato terreno fertile per interpretazioni ambigue e discrezionali.

La mancata chiarezza ha favorito il proponente unico, minando la concorrenza e penalizzando la partecipazione di altri operatori qualificati.

  • Problemi legati all'avvalimento:

Le risorse messe a disposizione mediante contratti di avvalimento sono risultate generiche e di dubbia sostenibilità economica, alimentando ulteriori dubbi sulla legittimità della procedura.

Tali carenze hanno sollevato interrogativi sulla reale capacità degli operatori coinvolti di adempiere agli obblighi contrattuali, mettendo a rischio la corretta realizzazione dei lavori.

  • Omessa verifica dei carichi pendenti:

L'ente concedente non ha effettuato tempestivamente le verifiche di moralità sugli esponenti dell'aggiudicatario provvisorio. Questa negligenza è stata considerata una violazione significativa delle norme di vigilanza, potenzialmente dannosa per l'interesse pubblico.

Un sistema che alimenta il monopolio

L'ANAC ha sottolineato come l'errata gestione abbia avuto effetti anticoncorrenziali. 

In un contesto, come quello del project financing, dove il promotore è spesso l'unico partecipante, la mancanza di chiarezza e trasparenza ha consolidato il monopolio del concessionario, penalizzando l'interesse pubblico. 

 

Questo fenomeno è particolarmente grave in un settore strategico come quello portuale, dove l'efficienza e la competizione sono essenziali per garantire un utilizzo ottimale delle risorse pubbliche.

 

Il consolidamento del monopolio non solo riduce la qualità dei servizi offerti, ma incrementa i costi per l'utenza finale, minando il rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni. L'assenza di un'efficace competizione ha inoltre ridotto la possibilità di attrarre operatori economici innovativi, capaci di introdurre soluzioni all'avanguardia.

 

Raccomandazioni e prospettive future

L'ANAC ha quindi invitato l'ADSP a rivedere l'intera procedura, suggerendo l'annullamento in autotutela della concessione

 

Tuttavia, è evidente che le irregolarità denunciate non rappresentano solo un caso isolato, ma un sintomo di problematiche strutturali. 

Queste ultime richiedono interventi mirati e decisi per ristabilire la fiducia nel sistema delle concessioni.

 

Tra le azioni consigliate, l'ANAC propone:

  • Introduzione di procedure trasparenti e standardizzate per la gestione delle concessioni.
  • Rafforzamento dei controlli preventivi e in itinere, garantendo una verifica puntuale del rispetto delle normative vigenti.
  • Pubblicazione completa e tempestiva dei documenti fondamentali, come il PEF, per consentire una partecipazione equa e informata.
  • Monitoraggio continuo delle performance dei concessionari, introducendo penalità severe in caso di inadempienze.

 

La delibera n. 577/2024 dell'ANAC è una testimonianza allarmante di una gestione inefficiente e poco trasparente delle concessioni portuali. 

 

Se non si interviene con urgenza e decisione, il rischio è che queste criticità diventino la norma, compromettendo ulteriormente la fiducia nelle istituzioni e nella gestione delle risorse pubbliche.

 

Questo caso deve rappresentare un campanello d'allarme per tutte le autorità coinvolte nella gestione di risorse pubbliche. 

 

La trasparenza e l'equilibrio sono principi imprescindibili che devono guidare ogni azione amministrativa.

 

In ogni caso, almeno per quanto ci riguarda e dovrebbe riguardare ogni cittadino come anche ogni politico ragionevole, basterebbe farsi un giro presso porto ed aeroporto per capire che occorrerebbero ben altre governance.

 

Un appello alla trasparenza: è tempo tuttavia che le autorità di controllo affrontino seriamente le proprie responsabilità e avviino un percorso di riforma che garantisca una gestione equa, trasparente e orientata al bene comune, soprattutto quando si tratta di infrastrutture strategiche dalla cui efficienza dipendono intere comunità.

 

Solo con un impegno serio e strutturale si potrà evitare che casi simili si ripetano in futuro, ripristinando fiducia e integrità nel sistema pubblico.

 


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