Mentre Palermo è messa in ginocchio dagli incendi, Catania continua a soffrire i disservizi legati ad acqua ed energia.
Insomma, tutta la regione sta piangendo le conseguenze del caldo atroce che si è abbattuto sulla penisola.
Raccogliendo le testimonianze da parte dei cittadini, ciò che ha creato più disagio è stato sicuramente quello di stare in casa senza climatizzatore, tornare a casa dal lavoro e non potersi fare una doccia, la spesa (che sappiamo bene il valore di questa e quanto costa oggi andare al supermercato) andata a male.
Fermiamoci soprattutto a pensare alle ore di malessere che stanno passando gli anziani, i genitori con neonati, disabili, gente non autosufficiente, ecc...
Continuando poi con i danni economici alla città con le attività chiuse, insomma, una piaga a tutti gli effetti.
Ma come è successo?
Tra caldo eccessivo e contatori che girano all'impazzata, c'è stato certamente un uso intensivo da parte dei catanesi dei sistemi di raffreddamento, questo ha generato un calo di tensione in alcune zone (Cibali, Viale Mario Rapisardi e parte dei paesi etnei), surriscaldando le cellule che portano l'energia nelle case degli utenti.
Ma non era prevedibile?
Certo, vedere che chi l'energia elettrica ce l'ha non riesce a tenere conto delle difficoltà generale, con molti negozi in Corso Italia o Viale Mario Rapisardi con porte spalancate e condizionatori a temperature da Polo Nord, non fa certamente ben sperare.
Fatto particolare invece è lo “sciopero” nel quartiere Cibali, con cittadini innervositi dal disservizio che hanno bloccato un'arteria della zona, ottenendo dopo due ore di protesta il ripristino dell'energia elettrica.
Sarà stato un caso, ma sono in molti a credere il contrario.
Le conclusioni come al solito sono amare: i servizi che il cittadino paga bisogna ottenerli con la forza, il catanese non apprende dai suoi errori ed, infine, chi paga le conseguenze è sempre la persona più debole.