Quello che ci racconta Loredana Zappalà è un altro caso di malasanità tutta catanese.
Di quelli così sciatti che fanno perdere le staffe a chiunque, anche se nella maggior parte dei casi ci si limita alla lamentela tra amici.
Ma ogni tanto qualcuno decide di coinvolgere l'opinione pubblica.
La signora Zappalà si rivolge all’ASP il 24 di gennaio per ricevere una visita radiologica che le viene “concessa” per il 5 luglio, a 6 mesi di distanza (come se già questo fosse normale).
Tuttavia, la settimana prima della visita, riceve un SMS da ASP Catania che invita la paziente a chiamare il numero verde (800954414) per “riprogrammare” l'ecografia, si badi bene prenotata sei mesi prima, in quanto il macchinario sarebbe guasto.
Invece che rivolgersi al numero verde, la signora Zappalà decide di ottenere spiegazioni direttamente presso reparto competente del P.O. di Acireale, i cui addetti le chiariscono che in realtà la visita, che ricordiamo è stata prenotata sei mesi prima, non è possibile in quanto dal 3 luglio hanno sospeso tutte le ecografie per gli esterni perché l'unico medico disponibile da quella data sarà in ferie. Ma roba da matti.
Prova a ri-prenotare al numero verde e dopo avere disdetto la prenotazione, in quanto solo così avrebbe potuto riprenotare, il sistema sovracup regione Sicilia le indica che nel territorio della provincia di CT non c'è possibilità di prenotare se non per il 31 di gennaio a Caltagirone. Ma roba da matti doppio.
Più di un anno per avere una semplice ecografia! Che vergogna.
Caparbiamente la Zappalà si reca ugualmente all'ospedale giorno 5 luglio alle ore 11 e chiede informazioni sulla presenza del primario di radiologia, che prontamente la riceve e, consapevole del grave torto causato ad una cittadina, decide di intervenire personalmente e finalmente si effettua la visita. Onore al merito al primario, quello che è giusto è giusto.
E questo, se possibile, è proprio il paradosso che più fa imbestialire: a fronte di tanti professionisti capaci, perbene ed anche volenterosi, si è voluto creare un sistema organizzativo che è il più deficiente del mondo: ci sarà un motivo.
Però, in questo caso, grazie alla caparbietà della paziente/utente che non si è piegata all'inefficienza, la questione è riuscita a risolverla ed ottenere il servizio cui aveva diritto, ma rimane una questione aperta: il macchinario non è mai stato guasto e qualcuno ha affermato il falso per giustificare una inefficienza della struttura.
È lecito?
Le conclusioni che traiamo sono demotivanti, ancor di più quando il fallimento del sistema sanitario nazionale si concretizza nel dover sgomitare per far valere il più semplice ed essenziale dei suoi diritti: la cura.