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Regione Siciliana: altri 4 anni di disastri? Occorre la "Sfiducia Costruttiva"

27-08-2023 07:39

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Focus, Regione,

Regione Siciliana: altri 4 anni di disastri? Occorre la "Sfiducia Costruttiva"

Un minimo di iniziativa per uscire dal guado, anzi dal guano

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Ormai è un tema vecchio, che si consuma stancamente senza che nessuno lo ponga davvero, nonostante da almeno un quindicennio sia causa di danni enormi per la Sicilia, ormai incalcolabili e, se si continua oltre, probabilmente irreversibili.

 

Ci si riferisce all'immobilismo totale del governo regionale, dei vari governi regionali che si sono succeduti nelle ultime legislature e che non sono riusciti a produrre nulla se non disastri su disastri, sino a portare il tasso di povertà della sua popolazione, degrado sociale ed infrastrutturale oltre che di mortalità delle sue imprese a livelli davvero pericolosi.

 

Nelle ultime tre legislature, nessuna riforma degna di questo nome, ad eccezione dell'abolizione delle province che si è risolta in un dramma satirico-istituzionale, ancora irrisolto e se lo risolvono lo fanno con un ritorno al passato: pazzi da catena.

 

Ora siamo già ad un anno dall'inizio del governo Schifani ed i risultati sono dir poco sconcertanti.

 

Il problema è complesso e ci si può ragionare per anni così come scriverne enclopedie: medico-psichiatriche soprattutto e poi magari antropologiche.

 

I motivi della deriva attengono certamente a meccanismi di selezione della casta politica che premiano i più sfaccendati e spregiudicati, persino senza s a volte, costituendo assemblee legislative e governi esecutivi con personaggi privi dell'abc dell'animus civico, oltre che molto il più delle volte anche della benché minima preparazione culturale e spesso anche  di una sufficiente consistenza intellettuale.

 

Insomma, dai “migliori” platonici ai peggiori luttazziani.

Non generalizziamo, per carità, ce ne saranno certamente anche di validi, ma si tratta di minoranza esigua, ininfluente, non superiore al 2% e spesso sono quelli eletti per caso che fanno un giro e via.

 

Tra i temi più sensibili, almeno per quel che ci può riguardare da più vicino, è il sistema elettorale che conduce all'elezione del presidente della regione ed ai componenti dell'Assemblea Regionale Siciliana, che in Sicilia si chiamano “deputati”, guadagnano quanto senatori della repubblica e si fregiano del titolo di “onorevoli”.

 

Il sistema elettorale è di tipo proporzionale e si basa sulle preferenze: e qua si aprirebbe un altro capitolo  su cui per ora sorvoliamo.

 

Concentriamoci invece sul meccanismo di elezione del presidente della regione, il capo del governo che nomina gli assessori e dura in carica, salvo inciampi di varia natura, cinque anni.

 

Prima degli inizi anni 2000, i presidenti della regione venivano eletti dall'assemblea regionale, e questo comportava una durata spesso brevissima dei governi, che nell'ambito di una stessa legislatura cambiavano continuamente.

 

A partire dal 2001, invece, si decise che il presidente venisse eletto direttamente dagli elettori, confidando che questo potesse garantire quella stabilità che si ritiene essere un valore pressoché assoluto in tema di governabilità.

Il primo presidente eletto direttamente dal popolo sovrano fu …Totò Cuffaro.

 

In realtà si è rivelato il vero disastro dei disastri, l'unica stabilità che ha garantito è la loro, cioè di presidenti e deputati, che restano incollati per cinque anni nonostante li passino tutti a guerreggiare tra di loro e senza riuscire a concludere nulla di utile per la Sicilia.

 

L'articolo 10 dello Statuto Siciliano, che è legge costituzionale, prevede, purtroppo, che in caso di sfiducia o dimissioni del presidente della regione, automaticamente si sciolga l'intera assemblea e quindi nuove elezioni.

Ipotesi, come detto sopra, difficile da realizzarsi, cha anzi terrorizza chi di quell'assemblea fa parte ed a rinunciare ai privilegi connessi difficilmente è disponibile.

 

Il vero potere, quindi, che viene assegnato al presidente della regione eletto direttamente dal popolo è la sua capacità di ricatto nei confronti dell'intera assemblea, che si risolve nella costante minaccia: “Mi dimetto e vi mando tutti a casa”, frase definitiva che anche quando non detta ma solo sottintesa, terrorizza tutti quei peones che sanno bene che difficilmente riuscirebbero a farsi rieleggere, e comunque una campagna elettorale è sempre una bella incognita, quindi di fronte al ricatto, espresso o tacito, il più delle volte si quietano.

 

Il risultato, come detto è drammatico per gli interessi della regione, e sempre più alto il rischio di doversi sorbire per un intero mandato, lunghissimi cinque anni, presidenti e governi decisamente “unfit”, per usare un termine di moda che ognuno traduce come crede, da inetto ad inadeguato e viceversa.

 

Allora, bisogna avere un minimo di fantasia, e magari provare a vedere come funziona in altri paesi che in termini di produzione legislativa e progresso economico e sociale possono dare qualche lezione.

 

Una soluzione, forse, potrebbe essere l'istituto della “Sfiducia Costruttva”,

 

Nei sistemi politici, come quello siciliano appunto, in cui il voto di sfiducia comporta elezioni anticipate potrebbe risultare utile un approccio più ponderato per la rimozione di un governo.

 

Il termine "sfiducia costruttiva" suggerisce che, per destituire un governo, i parlamentari devono presentare non solo una mozione di sfiducia, ma anche una proposta alternativa per un nuovo governo o una coalizione che abbia il sostegno necessario. 

In sostanza, i legislatori dovrebbero dimostrare che sono in grado di formare un governo stabile e funzionante prima di poter procedere a rimuovere il governo esistente.

 

Un concetto che è stato implementato in alcuni paesi europei, il più noto per aver adottato questo meccanismo è la Germania, dove è conosciuto come "constructive vote of no confidence" (voto di sfiducia costruttiva). 

 

Nel sistema politico tedesco, se il Bundestag (il parlamento) approva una mozione di sfiducia contro il cancelliere, deve al contempo eleggere un successore con la maggioranza assoluta dei membri del Bundestag. 

 

Questo meccanismo mira a garantire che un governo in carica non possa essere rimosso senza un chiaro piano alternativo e un ampio sostegno parlamentare per un nuovo leader.

 

Nel caso siciliano occorrerebbe una legge costituzionale per modificare l'articolo 10 dello Statuto, ma, considerati i tempi e le circostanze, non si esclude possa formarsi un'ampia maggioranza trasversale su un tema come questo.

 

Fatto sta che è davvero pericoloso anche solo pensare di dover passare altri anni di assoluto immobilismo come quelli sin qui subìti, in cui stanno riuscendo a distruggere tutti i settori della vita pubblica, provocando il crollo radicale di tutti i settori sensibili, dalla sanità ai rifiuti alla sicurezza ai trasporti alla gestione dei fondi pubblici.

 

Un minimo di iniziativa per uscire dal guado, anzi dal guano.

 

Qualcosa bisogna pur tentare…

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