Ogni mattina, Catania si sveglia tra cumuli di rifiuti. Mentre il sole sorge sui monumenti barocchi, il vento spazza via sacchi di immondizia lasciati agli angoli delle strade. Un’immagine fin troppo familiare per i catanesi, che convivono con le difficoltà della raccolta differenziata, mai davvero decollata. Eppure, nonostante gli errori, le falle gestionali e la scarsa partecipazione della cittadinanza, la soluzione sembra già lì, a portata di mano. Ma serve la volontà politica di vederla e, soprattutto, di metterla in pratica.
Il Comune di Catania, nel tentativo di risolvere il problema della raccolta differenziata, ha deciso di investire 155 mila euro per una campagna di sensibilizzazione. Sì, proprio così: una bella cifra, soprattutto in tempi di ristrettezze economiche. L’intento era nobile, perché senza la partecipazione dei cittadini nessuna raccolta differenziata può funzionare. E su questo non ci piove.
Ma la realizzazione? Come spesso accade, tra il dire e il fare c’è di mezzo l'approssimazione, o forse una visione poco chiara di cosa significhi davvero sensibilizzare. I manifesti e i video lanciati dal Comune non sono riusciti a colpire nel segno, nonostante le buone intenzioni. Troppo generici, troppo poco legati alla realtà catanese, a quel tessuto urbano e sociale che vive la città ogni giorno.
Eppure, questo non significa che l’intero investimento sia stato sprecato. C’è ancora spazio per migliorare. Una revisione della strategia di comunicazione potrebbe fare la differenza. Coinvolgere i cittadini in modo più diretto, con iniziative concrete e partecipative nei quartieri, potrebbe trasformare la campagna da un’occasione mancata a un vero strumento di cambiamento. Non basta dire “differenziate”, bisogna mostrare come e, soprattutto, perché farlo.
La cittadinanza tra indifferenza e speranza
Ma non tutto il peso può essere scaricato sul Comune. La cittadinanza, va detto, non sempre si dimostra collaborativa. I dati e le immagini non mentono: micro e macro discariche spuntano ogni giorno come funghi. Certo, una parte del problema è logistica , giorni di raccolta mal gestiti, ritardi nel ritiro ecc.. ma una parte importante è anche culturale.
Molti catanesi vedono nella raccolta differenziata una scocciatura inutile. “Ma che me ne viene?” si chiedono. È una domanda legittima, se chi dovrebbe spiegare i vantaggi di un sistema ben organizzato non riesce a farlo nel modo giusto. In questo senso, il Comune dovrebbe fare di più per rendere chiaro che una città più pulita non è solo un obiettivo astratto, ma un miglioramento tangibile della qualità della vita di tutti.
Un’idea potrebbe essere quella di incentivare i comportamenti virtuosi. Premiare i cittadini e le famiglie che rispettano le regole della differenziata potrebbe rivelarsi una mossa vincente, creando un circolo virtuoso che porti tutti a partecipare attivamente. E magari organizzare incontri nei quartieri, eventi di educazione ambientale e giornate dedicate alla pulizia, dove la comunità si riunisce per fare la sua parte. In fondo, non ci vuole molto per far scattare quel senso di orgoglio civico che a Catania esiste, ma spesso resta sopito.
Accertatori ambientali o guardie GEPA: la soluzione è già qui
Ed eccoci alla questione degli accertatori ambientali. Il sindaco ha annunciato di volerli istituire per vigilare sul corretto conferimento dei rifiuti. Un’idea interessante, perché senza controllo e deterrenza, i cittadini meno scrupolosi continueranno a fare come gli pare. Ma qui sorge spontanea una domanda: è davvero necessario formare da zero nuove figure, con relativi costi e tempi di attuazione?
La risposta è sotto gli occhi di tutti: no. Le guardie ambientali della GEPA esistono già e sono una risorsa preziosa che, inspiegabilmente, è stata accantonata. Queste guardie, che in passato hanno affiancato le aziende di raccolta nella sorveglianza del territorio, conoscono già il mestiere. Sono state formate, sanno come funzionano i meccanismi della raccolta differenziata e, soprattutto, conoscono il territorio di Catania meglio di chiunque altro.
Reintrodurle in servizio sarebbe una scelta logica e immediata. Non solo si risparmierebbe sui costi di formazione, ma si garantirebbe un’azione efficace fin da subito. La GEPA potrebbe tornare a presidiare i punti più critici della città, scoraggiando i comportamenti scorretti e offrendo supporto informativo ai cittadini che ancora non conoscono le regole della differenziata. Un passo semplice, che potrebbe fare una grande differenza in termini di vigilanza, prevenzione e, soprattutto, educazione.