di Brando Morelli Il premier Matteo Renzi sarà dominus, probabilmente presto, del futuro dell'attuale legislatura di Palazzo dei Normanni dove sul capo di tanti parlamentari pende la spada di Damocle dell'esito di un'indagine per le spese contestate ai gruppi parlamentari della XV legislatura. Spetterà proprio al capo del governo il ruolo di esecutore del cosiddetto Decreto 235 Severino che potrà sospendere dalle cariche, davanti ad eventuali e probabili condanne di primo grado per reati contro la pubblica amministrazione, diversi illustri esponenti del mondo politico siciliano. C'è anche il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone tra i parlamentari attualmente indagati dal pool della Procura della Repubblica di Palermo guidato dall'aggiunto Leonardo Agueci. Oltre a big del calibro di Davide Faraone, Antonello Cracolici, Lino Leanza, Paolo Ruggirello e quasi tutti i capigruppo della scorsa legislatura regionale. Si attendono entro pochissime settimane gli avvisi di conclusione delle indagini e le contestuali, eventuali, richieste di rinvio a giudizio per un numero consistente di parlamentari in carica all'Ars e per diversi esponenti di un'intera classe politica che, nel caso di questi ultimi, pur non avendo oggi posto nelle comode poltrone di Sala d'Ercole, si trovano coinvolti nell'indagine sulle spese pazze dei gruppi parlamentari dell'Ars. Sono ben 97 i politici finiti sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di Finanza per le spese effettuate con i fondi pubblici di cui godono i gruppi parlamentari di Palazzo dei Normanni. Se nei giorni scorsi sono venute fuori alcune delle annotazioni delle fiamme gialle su acquisti non proprio istituzionali come le 14 cassate dell'ex parlamentare Mineo o il viaggio d'istruzione per i figli e le polizze assicurative personali di esponenti del Pd, a queste si devono aggiungere i fondi che sarebbero dovuti andare nelle tasche dei portarborse, per il servizio di assistenza ai parlamentari, e che invece secondo la Procura hanno preso altra destinazione. E così dovrà essere proprio il primo ministro ad assumere i provvedimenti di sospensione come nel caso del deputato Ars Giuseppe Sorbello dopo la condanna per abuso di ufficio, sostituito dal 27 dicembre scorso dal collega Edy Bandiera. Per questo trema il palazzo siciliano della politica che in queste ore deve pure trovare il coraggio di autoregolamentarsi sugli stipendi dei dirigenti generali. Hanno fatto scandalo recentemente il pensionamento dell'ex segretario generale dell'Ars Tomasello, messo in congedo a 57 anni di età, con una liquidazione da nababbo e la nomina del successore Di Bella con un compenso che - secondo il presidente della regione - raggiunge i 650 mila euro l'anno. E se si abbatterà il diluvio giudiziario su palazzo dei Normanni, sono in pochi a credere in un Matteo Renzi Noè. Davanti a parecchie sospensioni dalle cariche, sarà difficile che i deputati attendano impassibili. Molti infatti scommettono in un autoscioglimento dell'Ars magari sancendo che l'attuale governatore Rosario Crocetta non ha la fiducia di un parlamento con molti indagati. Staremo a vedere.