di Brando Morelli La corsa è all'oro, perché una pensione subito e di oltre 200 mila euro annui è certamente meglio di una pensioncina, si fa per dire, da 160 mila euro dopo, col rischio che in due mesi, da qui ad agosto, ci rimetta una cinquantina di migliaia di euro, grosso modo quanto guadagnano due insegnanti in un anno. All'Ars questi ragionamenti se li stanno facendo un nugolo di dirigenti che hanno l'occhio puntato addosso, nientemeno che l'iride del presidente della regione Rosario Crocetta che, ancora ieri, lo ha ribadito a chiare lettere: il parlamento siciliano deve adeguarsi alla soglia di 160 mila euro introdotta, con una norma, qualche settimana fa per il trattamento economico massimo dei dirigenti generali, anche in quiescenza. C'è da verificare se si tratta di imponibile fiscale, ma è poca roba rispetto a soglie da mezzo milione di euro che all'Ars non sono chimere, come nel caso del segretario generale. E così ad agosto prossimo i pensionati d'oro della regione potrebbero aumentare di colpo. Se c'è ancora qualche dubbio sul taglio con analoga soglia per i trattamenti previdenziali regionali, tale perplessità non esiste dalle parti di Palazzo dei Normanni, dove il sistema di quescienza e "autoctono", diremmo. E per sapere, ad esempio, il trattamento economico reale dei massimi burocrati, forse, dovremo aspettare gli esiti di un'indagine della magistratura, annunciata ieri dal procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci. Ed ecco che il palazzo di vetro, su cui si è speso personalmente il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone avrà bisogno di un passaggio completo di vetril da parte degli uffici di Piazza Vittorio Emanuele Orlando. Ma perché dopo anni ed anni di silenzi su stipendi sempre più corposi, al punto che in terra di Sicilia tra Regione ed Ars c'è persino chi guadagna, da dipendente pubblico, più del Presidente della Repubblica Italiana ed addirittura del Segretario Onu o del presidente degli Stati Uniti d'America, oggi questo è il tema caldo dell'estate siciliana? Rosario Crocetta, questo presidente orgogliosamente gay e rivoluzionario, è intervenuto sulla questione prim'ancora televisivamente o poi con atti aventi forza di legge. E così improvvisamente sono nati i paladini della spending review, che all'Ars, in particolare, si sono mossi per ridurre le indennità di carica dei deputati, ma senza usare la scure. Ad esempio i capigruppo ci hanno pure guadagnato. Uscita dal cappello, una nuova indennità di 1000 euro in più al mese, che prima era discrezionale nella gestione interna dei gruppi parlamentari, ora invece l'assegna il Consiglio di Presidenza. Organo, questo, guidato dal presidente Giovanni Ardizzone, dell'Udc, che solo a ottobre dello scorso anno mandò in pensione il segretario generale del parlamento a 57 anni di età con una liquidazione milionaria. Si dirà lo prevede, nel caso dell'indennità aggiuntiva per i capigruppo, il decreto Monti (smontato in ogni sua parte dalla Corte Costituzionale) e, nel caso della pensione del segretario generale il regolamento del parlamento. Ma da che mondo e mondo può essere accettato che ciò che vale a Roma non debba valere in Sicilia, ad esempio per l'età pensionabile nel pubblico impiego. E guai a dire che la Sicilia appare irredimibile, perché alla Torre Pisana, il gabinetto del presidente del parlamento siciliano, l' "incazzatura" è forte. Lì si è lavorato seriamente alla spending review. Ma secondo un deputato come Giovanni Greco, uno transitato in tanti partiti, le cose non stanno così. "Ardizzone continua a gestire in maniera del tutto discrezionale svariate centinaia di migliaia di euro per contributi alle attività culturali e sociali. Ed in più, alla faccia dei tagli, fornisce l'Ars di sette nuove auto blu, alcune di queste in dotazione ai questori del parlamento siciliano, tre soggetti che hanno funzioni solo interne e non di rappresentanza".