di Antonio Lo Verde È la settimana del giudizio di parificazione sui conti della Sicilia quella che si apre solo oggi, dal punto di vista parlamentare. I magistrati della Corte dei Conti dovranno procedere, in udienza pubblica, ad accertare la regolarità del bilancio regionale e consentire quindi all’Assemblea regionale siciliana di approvare il rendiconto del 2013. Non sarà certamente un giudizio a cuor leggero quello dei togati di via Notarbartolo. Già nei giorni scorsi, in commissione Bilancio all’Ars, il presidente delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Maurizio Graffeo, aveva accesi i riflettori sulla situazione finanziaria della Regione. Il nodo dei residui attivi, e cioè delle somme che l’amministrazione inscrive in Bilancio contando di poterle incassare, è apparsa ai magistrati come una delle note dolens dei conti pubblici regionali. “La problematica recata dalla presenza di una ingente mole di residui attivi nel bilancio della Regione siciliana – dice la Corte dei Conti in una sua relazione alla Commissione parlamentare II - ha costituito oggetto di puntuale analisi da parte delle Sezioni Riunite in sede di giudizio di parificazione del rendiconto generale, specialmente dal 2004 in poi, in relazione alla constatazione del progressivo depauperamento del fondo indisponibile che era destinato a fronteggiare la cancellazione per inesigibilità di crediti erariali vetusti che, al 31 dicembre 2000, per le sole categorie I, II e IV del Titolo I dell’Entrata, avevano la consistenza di attuali 4.308 milioni di euro. Particolare allarme – continuano i magistrati - ha suscitato, in sede di relazione al rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2011, la riduzione del predetto “fondo” a soli 259 milioni di euro, a fronte di uno stock di residui erariali pari a 3.362 milioni”. Ma nei prossimi giorni si dovrà conoscere anche l’esito dell’indagine amministrativa e tecnico-informatica, così l’ha definita la Corte dei Conti, atta a chiarire gli aspetti che hanno generato l’ammontare di residui attivi di significativa consistenza e le connesse problematiche relative alla cancellazione degli stessi, laddove di difficile esazione. Al 31 dicembre 2013 l’ammontare complessivo dei residui attivi è risultato pari a 15.219 milioni di euro.