Al teatro Massimo Bellini ieri è andata in scena un’opera di repertorio amata dal pubblico etneo. La sonnambula di Vincenzo Bellini. di Daniele Vanni Il catanese diventa parecchio suscettibile se gli si tocca il sommo compositore conterraneo e un passo falso questa volta sarebbe stato davvero catastrofico. Ma i sorrisi e gli applausi a scena aperta, alla prima di ieri, avranno certamente rincuorato gli artisti, le maestranze e la dirigenza, provati da un periodo, ormai troppo lungo, caratterizzato da produzioni non sempre all’altezza del nome e della storia di un teatro di tradizione come il nostro. Per fortuna è andata bene. Cominciamo dall’orchestra, sempre affidabile e di qualità . Diretta dal maestro Sebastiano Rolli, che anche questa volta, ha risposto con puntualità , ponendo le basi fondamentali e imprescindibili per una buona riuscita del melodramma nella sua interezza. Ottima la prova del coro, altro punto di forza del teatro Bellini, tornato ad esser guidato in questa occasione dal maestro Gaetano Costa, bravo a giudicare il risultato, nonostante le scene, troppo schiacciate in avanti, non mettessero a proprio agio i coristi. Comunque l’uniformità dei suoni, senza sbavature e forzature è stata premiata dal pubblico che ha applaudito di cuore. La regia di Alessandro Londei probabilmente ha sofferto per quanto appena detto riguardo le scene. Poco spazio per gli artisti e per le masse. Gradevole comunque nel complesso, ma forse, se ci si fosse fermati a quanto indicato dal compositore e dal librettista Felice Romani, attenendosi magari alla tradizione, sarebbe andata meglio. Alcune controscene ricorrenti erano fuori contesto e sembrava distraessero, oltre che il pubblico, anche i cantanti. Per quanto riguarda gli artisti, interessanti le prove di Riccardo Palazzo e di Alessandro Vargetto, nei ruoli del notaio e di Alessio. Buona la vocalità , soprattutto del Palazzo, e la presenza scenica di entrambi. Interessante e positiva anche quella di Sonia Fortunato, nel ruolo di Teresa, giustamente applaudita alla fine della recita. Ben delineata la Lisa di Giulia Semenzato, perfettamente in linea col personaggio e a suo agio con le difficoltà vocali di un ruolo tutt’altro che facile. Bravissimo, come sempre Dario Russo. Il suo è un Conte Rodolfo scavato a fondo sia nella vocalità  che nella presenza scenica. Nobile, autorevole e di buon gusto. Ben cantato e ben recitato. Ha ricevuto applausi a scena aperta, confermando di essere ormai un beniamino del teatro Bellini. Interessante l’Elvino di Jesus Leon. Il tenore di grazia è adatto al ruolo, che ha interpretato con garbo e con gusto. Il pubblico ha gradito e applaudito. La stella della serata è stata il soprano Irina Dubrovskaya. Reduce dal successo della Sonnambula veronese, ha bissato anche a Catania. Bella e brava, ha interpretato il ruolo di Amina con intelligenza e con notevoli mezzi vocali. Acclamata dopo la cabaletta, si è permessa di chiudere la recita con un bel Fa sovracuto. Una fuoriclasse. Ancora una volta Bellini ha portato fortuna al teatro catanese, che dopo i Puritani della passata stagione ha messo in cantiere un’opera finalmente applaudita nella sua interezza. Auguriamo alla dirigenza di continuare in questa direzione, evitando di inciampare nuovamente con produzioni, che vorremmo rimanessero chiuse in un cassetto del nostro armadio dei ricordi.    Â