Si tratta di uno dei molti aspetti dell'inchiesta "Brotherhood", che ha portato in carcere sei esponenti del potente clan Ercolano. Tra gli arrestati Sebastiano Cavallaro, primo diacono della loggia massonica "Federico II Ordine di stretta osservanza". Sotto la lente degli investigatori il rapporto tra il diacono e la famiglia mafiosa. Di Grazia Milazzo & S.S. Cavallaro- uomo di fiducia degli Ercolano che svolgeva un ruolo di collettore tra le richieste illecite di imprenditori massoni e il clan- pagava il cosiddetto “stipendio” agli affiliati detenuti e ai loro familiari. Dalle carte dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Catania si evince come questo godesse della massima fiducia da parte degli uomini mafiosi, essendosi sempre occupato del mantenimento delle loro famiglie fornendo loro tutto ciò di cui avevano bisogno. In una intercettazione Nuccio (Sebastiano Cavallaro) spiega all'interlocutore che "grazie a Dio è da 20 anni ... 22 anni che gli ho mantenuto le famiglie, i "Picciriddi", quello che hanno avuto bisogno le mogli... fino ad oggi e domani sempre lo farò. Perchè di me hanno fiducia, stima e tutte cose!!! Perchè le loro mogli me le posso mettere nella macchina, a colloquio ovunque." La vicinanza e la fedeltà di Cavallaro a Cosa Nostra catanese ha origini molto lontane. Il primo diacono racconta, infatti, a Francesco Rapisarda, sovrano della loggia massonica e arrestato insieme agli altri 5, che ai tempi dell'operazione "Orsa Maggiore" aveva avuto l'incarico di trovare un appartamento ad Ognina per il latitante Nunzio Zuccaro, appartenente alla famiglia Santapaola-Ercolano e condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, quale autore dell’omicidio di Francesco Romeo, avvenuto a Misterbianco il 16 febbraio 1992. L'appartamento, visionato anche dalla moglie del detenuto, è stato arredato su indicazione dello stesso Zuccaro il quale ha consegnato anticipatamente una somma di denaro al proprietario. Zuccaro però non riuscì mai ad usufruire della casa in quanto, nel frattempo, venne tratto in arresto. Dopo il suo fermo, ad occuparsi dello stabile è stato lo stesso Cavallaro. Dall'ascolto delle varie conversazioni è emerso che il primo diacono della Loggia si occupava di consegnare lo "stipendio" a Zuccaro. La somma di denaro che Cavallaro regolarmente consegnava alla moglie del detenuto, Giuseppa Tomasello, veniva fornita dal cugino del boss, il pluripregiudicato Vincenzo Zuccaro, con precedenti soprattutto per stupefacenti e operante nel quartiere di San Giovanni Galermo, dove i due si incontravano. Cavallaro, subito dopo gli incontri con il cugino di Zuccaro presso le case popolari del quartiere catanese, contattava la moglie del detenuto e la invitava a passare dalla sua abitazione per prendersi un "caffè", facendole così intendere di essere pronto a consegnarle il denaro. Cavallaro: Che fa, te lo vieni a prendere il caffè? Grazie alle conversazioni tra Cavallaro e i componenti della famiglia Zuccaro è stato possibile appurare come lo stesso si occupasse di curare gli interessi economici della famiglia del detenuto Nunzio e in particolare di suo figlio Gianmarco, socio unico della "Leonfish Srl" e che gestiva due rivendite di pesce. Ed è proprio Cavallaro che, per risolvere alcuni problemi economici di Gianmarco-nati dalla gestione delle sue attività commerciali- si è recato, insieme a Vincenzo Zuccaro, presso il mercato generale ittico di Catania, dove ha incontrato i creditori dell'impresa "Leonfish" cercando di trovare un accordo sulla restituzione rateale di un debito di Gianmarco. Il primo diacono, inoltre, svolgeva in modo sistematico la raccolta di denaro anche per i familiari di altre famiglie mafiose. In più occasioni, infatti, ha parlato della riscossione di una somma di denaro a favore di un componente della famiglia Russo, Francesco, nei confronti del titolare del "Bowling di Piazza Santa Maria di Gesù". Poco prima di contattare Russo, il "fratello" massone ha spiegato alla moglie Filippa, che si trovava in macchina con lui, la vicenda della famiglia mafiosa e il fatto che questa avrebbe dovuto ricevere otto mila euro, quattro dei quali erano destinati allo stesso Cavallaro.
Pina (Giuseppa Tomasello): Sei a casa..? Vediamo se ho la macchina Nuccio! Tu fino a che ora sei li ? Se no, vengo ora.....appena chiudo il negozio. Dieci minuti.
C: Va bene, ok. Ti vieni a prendere il caffe! Si legge nelle intercettazioni.