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Il "Primo diacono" e l'impegno non mantenuto dal boss: "Aldo Ercolano non è nessuno"

20-06-2016 18:55

Ettore Ursino

Cronaca, Inchieste, Aldo Ercolano, catania, mafia, massoneria, guerra dei Roses, montale, prova scritta di italiano, eco,

Il "Primo diacono" e l'impegno non mantenuto dal boss: "Aldo Ercolano non è nessuno"

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Due "fratelli massoni", titolari un'impresa edile,chiedono a Nuccio Cavallaro  di ottenere l'intervento del clan Ercolano per influire sulla gara di appalto dell’ex mattatoio di Santa Maria di Licodia.  La gara viene aggiudicata a un'altra ditta e scatena la reazione di Cavallaro . Di Ettore Ursino & S.S.



Ruota anche all’aggiudicazione di appalti pubblici il connubio tra i “fratelli” massoni e il clan Ercolano, così come emerso dall’inchiesta “Brotherhood”, della Gdf di Catania. L’esempio degli stretti legami e di come gli interessi degli uni vadano a coincidere con gli interessi dell'altra, secondo i pm Rocco Liguori, Raffaella Vinciguerra e Giuseppe Sturiale, è la vicenda relativa alla gara d’appalto per la "Riqualificazione e recupero area ex mattatoio comunale con annesso lavatoio", indetta dal Comune di Santa Maria di Licodia nel giugno 2014. Un appalto da 192 mila euro che fa  gola a due “fratelli massoni”, gli imprenditori Giuseppe Garofalo e Paolo Li Gioi, titolari della Evo Group srl, una ditta edile, con sede legale a Trecastagni.



Garofalo, si legge nelle carte dei pm, risultava avere subito un "tavolo di accusa" all'interno della stessa” Loggia Federico II” da parte degli altri confratelli per punirlo di alcuni suoi atteggiamenti tenuti nei confronti della figlia di tale "Minciardi", così come emerso da una conversazione telefonica tra Nuccio Cavallaro, braccio destro di Aldo Ercolano e “Primo diacono” della Loggia, e un altro “fratello”, Antonio Tirrò, uno dei tre avvocati indagati. Nonostante ciò, Garofalo però continua a manifestare la sua appartenenza all'obbedienza massonica, tant’è che parlando al telefono con Cavallaro lo chiama “fratello.



Dalle intercettazioni emerge che Garofalo si era rivolto al “Primo diacono” al fine di ottenere l'intervento della famiglia mafiosa degli Ercolano per  influire sulla gara di appalto dell’ex mattatoio. L’intervento del clan non andrà però a buon fine. I lavori che avrebbero dovuto avere inizio il 2 ottobre 2014.



La gara però viene aggiudicata a un’impresa di Paternò e Cavallaro si rammarica profondamente, lamentandosi del mancato rispetto dell’impegno preso da Aldo Ercolano, perché, a suo dire, rischiava di compromettere la credibilità dell’associazione mafiosa. Lamentele che esprime in maniera palese durante un incontro con lo stesso  “fratello” imprenditore e Giuseppe Finocchiaro, un fedelissimo di Ercolano.



Cavallaro afferma: " ....... Se noi altri non siamo più sicuri di una cosa…siamo sicuri di una cosa .... . non lo dobbiamo dire che ...siamo sicuri ... " . Anche perché, secondo il “Primo diacono”, l’imprenditore, oltre i diecimila euro promessi, avrebbe potuto garantire alla stessa "organizzazione" un guadagno su ogni altro lavoro che lo stesso avesse preso in futuro.



"E' una persona che... noi altri…qualsiasi lavoro che si poteva prendere .... c’era Nuccio… !!! (come se parlasse una terza persona) ... Nuccio, in questa zona come siamo ..???? )"La contrarietà di Cavallaro in merito al mancato rispetto dell'impegno assunto da Ercolano con l'imprenditore Garofalo trova d'accordo Finocchiaro, che esprime il suo assenso sul momento critico che stavano attraversando in quanto: "Purtroppo...oggi, tranquillo, non glielo possiamo dure a nessuno! ... In questo momento non conviene prendere impegni!". Lo stesso Cavallaro ribadisce a Finocchiaro che, non mantenendo gli impegni assunti con le terze persone, la loro organizzazione mafiosa (" noi altri") avrebbe solo perso credibilità, ("perdiamo colpi").



Della condotta di Aldo Ercolano, Cavallaro si lamenta in diverse circostanze. In una di queste, anche con sua moglie, subito dopo aver ricevuto una telefonata da Garofalo mentre la coppia era in macchina. Il “primo diacono” commenta la conversazione con l’imprenditore, lamentandosi del comportamento del boss nonostante la promessa di ricevere diecimila euro in cambio del sostegno del clan.  “Questa è l'ennesima prova – dice Cavallaro – che Aldo non è nessuno .... con 10 mila euro di promessa ....ahhhhh .....no senza soldi .....per favore ...con 10  mila euro di promessa....e mi. bastavano .... “. 


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