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Dall'abuso di "onestà" allo scontro politica-magistratura, Orlando incalzato da Lucia Annunziata

05-09-2016 02:29

Serena Di Stefano

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Dall'abuso di "onestà" allo scontro politica-magistratura, Orlando incalzato da Lucia Annunziata

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Intercettazioni, prescrizione, rapporto tra politica e magistratura: tanti i temi trattati nell'incontro con il ministro Andrea Orlando "Come cambia la giustizia in Italia: dignità, diritti, sicurezza". Non sono mancate le stoccate a chi abusa della parola-slogan che talvolta fa eco con "populismo": ONESTA'



"C'è ancora qualcuno che non sia iscritto al PD?", ha esordito così Lucia Annunziata, moderatrice di un dibattito sulla Giustizia alla Festa dell'Unità di cui è stata la vera protagonista. "L'amica del giaguaro", tra un sorriso e l'altro, ha incalzato i suoi interlocutori David Ermini e Marco Di Lello ed è riusciuta a tratti persino a far scaldare l'Orlando pacato.



In una kermesse in cui Castiglione sedeva accanto a Bianco e Alfano è stato accolto dal pubblico del centro-sinistra come se fosse "a casa", è lecito domandarsi quanti ancora non siano iscritti al PD. Quanti, cioè, si discostino dal suo universo di correnti, rimpasti, alleanze e separazioni in casa.



Un partito che punta talmente a "rafforzare la democrazia" da voler convincere anche gli outsider a votare Sì al referendum che "deve unire la nazione". A spiegarlo è stato il ministro Orlando per cui "considerarlo un voto sul governo è un errore molto grave, il referendum è sulle riforme. Se vincesse il NO, il Paese avrebbe molto da perdere".



Sulla riforma del processo penale, il trio dem ha rilanciato l'intenzione di istituire il reato di tortura e ha sbandierato l'accordo trasversale su prescrizioni e intercettazioni. "Emendamento su cui non avete proprio trovato un'intesa - ha specificato la direttrice dell'Huffington Post Italia - dato che i cinquestelle e altri oppositori l'hanno fortemente contestato".



"Allungare i tempi dei processi darebbe l'alibi a quei magistrati che non vogliono fare bene il proprio lavoro - ha ribattutto Di Lello -  I processi sono già delle pene che voi giornalisti peggiorate con le intercettazioni pubbliche. In Italia, le sentenze continuano a farsi fuori dalle aule". Ma stavolta a riscaldarsi in difesa della sua categoria è stata proprio la giornalista che ha troncato: "Andiamo avanti con i temi, è meglio... La maggior parte della stampa non vuole frugare nelle vergogne private ma scovare il metodo con cui vengono raggirate le leggi".



A proposito dei magistrati e del tormentato rapporto con il governo Renzi, qual è l'attuale equilibrio in questa convivenza? Dalle durissime prese di posizione del presidente dell'Anm Piercamillo Davigo è venuto fuori un quadro desolante: si ruba di più e ci si vergogna di meno, si alzano le pene ma non si sa a chi darle e si è steso un Codice appalti anticorruzione che, praticamente, non serve a niente. Perplessità anche dal presidente dell'Anac Raffaele Cantone. C'è dunque tensione tra governo e magistrati, indubbiamente prima categoria ad esser stata rottamata da Renzi?



"L'Italia in materia di anticorruzione ha fatto i compiti, lo ha detto l'ONU. I magistrati hanno tutti gli strumenti per contrastare la corruzione. Le 9 richieste dell'Anm sono diventate legge, l'unica esclusa è la proposta dell'agente infiltrato da cui nascerebbe un problema: chi controlla i controllori? Abbiamo dato risorse alla giustizia. Non trovo necessaria la polemica", ha detto Orlando.



La provocazione non è invece mancata nei confronti dei pentastellati, bocciati dal ministro per aver messo in piedi una baracca troppo fragile. "Lo slogan dell'onestà può essere il varco dove si insinuano interessi non sempre confessabili di chi è tutto fuorchè onesto".



E il PD? "Bisogna abbassare i toni e riprendere un dibattito normale. Non ho votato Renzi come segretario del partito ma il PD ha bisogno di tutte le sue risorse. Non accetto la logica dell'omologazione ma nemmeno dei separati in casa. C'è un governo da rivalorizzare: quello che, per sicurezza, austerità e immigrazione, è il più a sinistra d'Europa".



Ma cosa ha ottenuto l'Italia da questo? Che importanza ha in Europa? "Non abbiamo fatto morire la gente in mare. Il populismo è il nostro vero nemico" ha aggiunto il ministro a cui si è unito Ermini: "Abbiamo mosso qualcosa, i risultati si vedranno a lungo termine".



E mentre la giornalista ricordava agli esponenti dem che nell'ultimo semestre la crescita italiana è stata pari a zero, che in questi anni non ci sono stati investimenti delle grandi aziende, che il PD è passato dal 40 al 20% delle preferenze elettorali... si è alzata una voce indignata tra la platea (stasera fortunatamente più corposa dei flop precedenti). E allontanandosi dal palco tricolore con disgusto ha commentato ai nostri microfoni: "Sono stomacato nel vedere persone che non sanno il ruolo che ricoprono, non ci interessa cosa farà Renzi ma cosa farà il PD", sbotta il professore  di Diritto amministrativo Salvatore Mazza che scuotendo la testa va via prima della conclusione del dibattito.


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