Tra allarmismi, dubbi sullo stato di conservazione del sito e ipotesi di un possibile collegamento con l'attività dell'Etna, la parola va all'esperto Salvatore Giammanco ricercatore all'INGV di Catania Dopo l'apertura di una nuova bocca alle Salinelle di Paternò avvenuta lunedì scorso si riaccendono i riflettori sui vulcanetti più conosciuti della provincia catanese. Si discute sulla presunta mancata attività di bonifica e sul collegamento con l'attuale attività eruttiva dell'Etna. Qual è la situazione attuale del sito? In questo momento il sito viene monitorato sia dagli addetti, per quanto riguarda misurazioni periodiche della temperatura delle acque salmastre dei fanghi, ed anche da colleghi dell'INGV di Palermo che periodicamente vengono a prelevare i campioni di acqua e di gas per le analisi chimiche. L'obiettivo è controllare per tempo le variazioni chimiche perchè le salinelle sono collegate come attività al magma profondo dell'Etna. Le attività delle salinelle sono quasi per il 90% costituite da anidride carbonica e altri gas che provengono dai serbatoi profondi del vulcano. C'è un collegamento tra l'attuale attività delle salinelle e quella dell'Etna? Quando le salinelle entrano in fasi di particolare attività, come in questo momento, si tratta di un segnale, significa che dal profondo del vulcano qualcosa comincia a muoversi. In questo specifico momento però non c'è nessun collegamento tra l'attività in sommità del vulcano e le salinelle, perchè l'attività che vediamo in cima all'Etna è estremamente superficiale, e ciò che noi vediamo delle salinelle è qualcosa che avverrà sul vulcano fra settimane o addirittura mesi. E' un primo segnale di un evoluzione del vulcano verso un'attività magmatica che potrebbe innescare nuovi cicli eruttivi, però ancora non lo possiamo vedere, ma possiamo dire che siamo sicuramente all'inizio di una fase importante del vulcano. Quali sono i rischi per l'uomo? Il sito non presenta particolari situazioni di rischio perchè, a differenza di altri vulcani di fango siciliani come le macalube di Aragona, è costituito da anidride carbonica che, a differenza del metano che può esplodere, la Co2 no. Sono fanghi molto più diluiti e densi rispetto ai fanghi delle macalube quindi il rischio di esplosioni o eruzioni violente non c'è. Quante probabilità ci sono che accadano episodi come quello dello scorso anno, quando un vulcanetto di fango esplose nel garage di un'abitazione? Di questo ne abbiamo discusso anche con il Dipartimento della Protezione Civile locale. E' un fenomeno che può succedere e nasce a seguito della grande urbanizzazione che ha riguardato l'area. Le case sono state costruite sopra e all'interno del sito. Questo è un rischio che purtroppo si corre e un fenomeno come quello dello scorso anno si può riproporre ed è successo anche cinquant'anni fa. Ma per un pò di tempo non avremo situazioni di questo tipo. In che condizioni di pulizia si trova il sito? Quello che mi risulta è che oggi il sito, rispetto a com'era qualche hanno fa a livello di spazzatura, si trova in una situazione migliore perchè prima non si poteva nemmeno circolare con le auto, c'erano immondizia e rifiuti sparsi. Ci siamo interfacciati con il Comune di Paternò e qualcosa è stato fatto per migliorare la situazione. E' stata fatta una ripulita che ha reso il sito maggiormente praticabile rispetto al passato.