Nell'ambito dell'operazione Gancio della Guardia di Finanza, sono state raggiunte da misura cautelare sei persone, tre di queste si trovano attualmente agli arresti domiciliari e sono: l'avvocato Sergio Rizzo, classe 1944, già pensionato Serit, Settimo Daniele Rizzo, figlio di Sergio e anch'egli avvocato e Claudio Bizzini, classe 1953, ex dipendente di Riscossione Sicilia. Le altre persone sono state raggiunte da misure interdittive. Per i sei coinvolti le accuse sono di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo ad un sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio Tra le persone destinatarie delle misure cautelari dunque due avvocati catanesi, di cui uno già dirigente in pensione della Serit (oggi Riscossione Sicilia s.p.a.), appunto Sergio Rizzo, e tre funzionari attuali dipendenti dell’Ente di riscossione regionale: Rosario Malizia (cl.1965), addetto al “settore contabilità versamenti e rendicontazione” alla sede di Messina; Giovanni Musmeci (cl.1957), responsabile delle “procedure cautelari ed esecutive” e Matilde Giordanella (cl.1962), addetta al “settore notifiche”, entrambi alla sede di Catania. Su delega della locale Procura distrettuale, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno quindi eseguito l'ordinanza di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo per i sei sopracitati, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo ad un sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio, a fronte di condotte delittuose poste in essere da professionisti e dipendenti Catania e Messina). Il periodo esaminato è quello compreso tra gennaio e luglio 2017, con le indagini, caratterizzate dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e dall'acquisizioni documentali presso Enti pubblici e da accertamenti bancari. Queste attività hanno quindi svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito clientelare gestito da Sergio Rizzo, che era riuscito ad acquisire, attraverso “canali preferenziali” alimentati dall’assoluta e costante disponibilità dei dipendenti di Riscossione Sicilia destinatari della misura cautelare, informazioni utili alla cura degli interessi della clientela dello studio del figlio Settimo Daniele, il tutto in violazione dei regolamenti interni all’Ente di riscossione regionale. L’Avvocato Sergio Rizzo si serviva dei dipendenti di Riscossione, Rosario Malizia e Giovanni Musmeci, che ottenevano circa 50 euro per ogni comunicazione informale di dati relativi alla posizione fiscale debitoria di un contribuente) o anche la fornitura di beni (televisori e climatizzatori) e di posti di lavoro (espletamento di un tirocinio presso un centro di fisioterapia) a vantaggio di propri familiari. Il tutto ovviamente a netto svantaggio: di altri professionisti del medesimo settore, tenuti ad osservare i regolamenti interni della Direzione Regionale di Riscossione Sicilia in tema di accesso ai documenti amministrativi e, quindi, soggiacere a una tempistica di attesa più lunga per la propria clientela; dei contribuenti interessati, in quel periodo, a procedere alla c.d. “rottamazione” (D.L. 193/2016) delle proprie cartelle esattoriali entro il termine fissato dalla legge, in attesa di ricevere informazioni sulla propria posizione a fronte di istanze formali non esitate dall’Ente di riscossione nei prescritti 30 giorni per il rilevante numero di richieste giacenti; della stessa pubblica amministrazione nella misura pari al mancato incasso dei diritti spettanti per la riproduzione e l’estrazione dei dati e a danno di altri Enti pubblici interessati a ricevere da Riscossione Sicilia informazioni tempestive per l’esercizio delle proprie funzioni istituzionali. La disponibilità dei dipendenti “infedeli” di Riscossione Sicilia era evidente con l'utilizzo di informazioni riservate, estratte dal sistema informatico dell’Ente, e nella loro trasmissione veloce ai richiedenti, sia tramite posta elettronica che mediante consegna a mano direttamente a casa di Sergio Rizzo o allo studio del figlio Settimo Daniele; il tutto manifestamente violando i regolamenti interni che prescrivono, tra l’altro, la presentazione di un’istanza in forma scritta, corredata da delega e copia del documento d’identità del contribuente, che andrebbe protocollata correttamente. L’ex dipendente di Riscossione Sicilia, Claudio Bizzini, anch’egli collaboratore dello studio Rizzo, sottoposto alle direttive impartite da Sergio Rizzo, si avvaleva di un proprio illecito e costante canale informativo interno a Riscossione rappresentato appunto da Matilde Giordanella, la quale, con una remunerazione variabile tra i 15 e i 70 euro, consentiva ad accedere abusivamente al sistema informatico per dare a Bizzini estratti di ruolo e relate di notifica. In relazione agli episodi corruttivi, oltre ai pagamenti in contanti effettuati per la ricezione delle informazioni da Riscossione Sicilia, durante le indagini sono stati accertati anche altri due episodi importanti: - l’acquisto da parte dell’Avv. Sergio Rizzo di televisori e condizionatori, per un controvalore di 5.000 euro, destinati ad un’attività di B&B avviata da un familiare di Rosario Malizia; il dipendente di Riscossione Sicilia, nel commentare telefonicamente il dono ricevuto, afferma di meritarselo in quanto “è il minimo che potesse fare dopo una vita” di sacrifici … “anni di sacrifici … di notte, di giorno, con l’acqua, con la neve”; - l’ottenimento, per opera sempre dei Rizzo, di un impiego presso un centro di fisioterapia catanese per un familiare di Giovanni Musmeci, dove avrebbe svolto un’attività di tirocinio per 4 ore giornaliere a fronte delle 6 invece attestate falsamente; nel commentare la ricezione della posizione lavorativa, il beneficiario sottolinea come “il miracolo lo ha fatto nel senso che, piuttosto che due anni, il tutto si riduce a un anno”.