
Da sempre considerati "carrozzoni" e con un sistema che continua a fare acqua da tutte le parti. In senso figurato, ma anche letterale. Parliamo ancora una volta dei Consorzi di Bonifica e di un sistema incancrenito che rischia di implodere. Periodicamente oggetto di promesse e fantomatiche riforme, ma che ad oggi è immobile. Con tutte le conseguenze che ne derivano"Per chi è già sull'orlo di un precipizio, questa è la spallata che ti butta giù". Lo chiameremo Arturo, è un lavoratore del Consorzio di Bonifica 8, quello di Ragusa. Stabilizzato dopo una vita di precariato, ma con un'odissea ancora in corso. "Io farei nomi e cognomi, mi creda" ci dice al telefono. "Ma poi subirei ritorsioni ed è un peso ulteriore che non posso sopportare". "Sono indietro di 18 mesi di stipendio - ci racconta - ma ci sono colleghi che ne aspettano 22. Il 2019 non è ancora stato pagato a nessuno e chi è fortunato ha ricevuto fino a giugno del 2018". Come Arturo, infatti, ci sono altri 80 lavoratori, tutti stagionali poi stabilizzati con sentenza del Tribunale. Pensavano di poter tirare un sospiro di sollievo. Invece non possono. Perché i fondi con i quali dovrebbero essere pagati i loro stipendi dipendono tutti da stanziamenti regionali per i consorzi di bonifica che non arrivano e che quando arrivano vengono risucchiati dai decreti ingiuntivi. A guardare l'Albo Pretorio del CB8 c'è da mettersi le mani ai capelli: una lunga lista di autorizzazioni a costituirsi dinnanzi al Tribunale per i ricorsi avviati dai lavoratori e di provvedimenti consequenziali ai rispettivi atti di pignoramento. Per non parlare delle spese legali: un contratto di 20.000 euro annui con il legale incaricato della gestione dei ricorsi e 1.500 euro per ogni iscrizione al ruolo dei procedimenti. Spese alle quali si aggiungono ovviamente le spese legali da versare alla controparte in caso sentenza sfavorevole per l'ente. Numeri. Dietro ai quali però si nascondo storie. "Sono convinto - ci dice Arturo - che il problema dei consorzi di bonifica sia politico. E che nessuno abbia realmente volontà di risolverlo. Ma quello che ci si scorda è che dietro ci sono centinaia di famiglie, con bollette da pagare, necessità a cui far fronte, figli da crescere". "Alcuni, pur avendo un contratto a tempo indeterminato sono costretti a fare lavoretti in nero pur di portare qualcosa a casa". C'è chi resiste. Ma c'è anche chi non ce la fa. ci racconta Arturo. "C'erano sicuramente anche altre problematiche, ma non ci vuole molto a capire che avere mesi e mesi di arretrati abbia contribuito". " . Come si fa a fare spallucce ad una situazione di questo tipo?". "I lavoratori hanno tutta la mia solidarietà", ha dichiarato ai nostri microfoni . " . La situazione è complicata: le coperture finanziarie ci sono solo in parte. La Regione contribuisce per i (i lavoratori che come Arturo hanno per sentenza avuto la conversione del contratto in indeterminato, ndr) solo per le giornate lavorative della fascia di provenienza. Il resto dovremmo metterlo noi come consorzio". Questo significa che se il lavoratore era un 78ista, la Regione coprirà solo 78 giornate lavorative. "Il problema è che, di gestione del personale. L'anno scorso c'era già un buco di 2 milioni e 400 mila euro" prosegue Nicodemo. "Stiamo cercando di trovare la quadra con i revisori dei conti. Non ci sono certezze nelle entrate e il collegio ha bloccato l'approvazione del bilancio. E senza bilancio non arrivano gli stanziamenti previsti". " , nonostante sembri che la soluzione sia solo l'immobilismo. Dobbiamo puntare i piedi. Occorre che la riforma dei consorzi venga approvata prima possibile. E questo dipende dal governo regionale".
C'è chi si trova in gravi condizioni di salute e non può permettersi di pagare le cure
Francesco Nicodemo, Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica della Sicilia Orientale
Purtroppo però abbiamo davvero le mani legate
sentenziati
anche aumentando la quota consortile, non riusciamo a coprire i costi
Sto facendo tutto quello che è nelle mie possibilità
E la palla passa nuovamente a Mamma Regione.