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Uno degli incontri che personalmente ricorderò sempre con grande ammirazione è quello con il cardinale Salvatore Pappalardo, avvenuto nella casa religiosa di Baida, in cui si era traferito dopo avere terminato il suo ministero episcopale a Palermo.
Era molto anziano e reduce da un recente intervento, che l’aveva parecchio debilitato. E tuttavia manteneva intatto il suo carisma, che avevamo imparato a conoscere e apprezzare durante i tanti funerali di Stato che, suo malgrado, aveva dovuto celebrare.
Nonostante il fisico accasciato, la sua statura morale, intellettuale e spirituale svettava ancora e il pomeriggio trascorso con lui assieme alla mia famiglia ne diede l’ennesima conferma.
Si complimentò per i nostri bambini, ai quali consegnò con la tenerezza di un nonno il suo colbacco, che aveva evidentemente attirato la loro attenzione e rise di cuore quando uno dei due provò a indossarlo, venendone sommerso fino al collo.
Nel corso della piacevolissima conversazione, parlammo anche di papa Giovanni Paolo II a proposito del quale così si espresse: “Oggi il Papa è più applaudito che ascoltato!”.
Aveva ragione.
Se, infatti Karol Wojtyla godeva di tanta simpatia tra la gente, sulla quale aveva sempre esercitato un fascino notevole, non si può dire che i suoi insegnamenti riscuotessero lo stesso successo.
Anzi, gran parte delle sue posizioni, specialmente in materia di morale, erano poco condivise, per non dire ampiamente disattese dagli stessi fedeli cattolici.
Nessuna meraviglia visto che, nell’occidente secolarizzato in cui viviamo, l’influenza culturale della Chiesa e, nello specifico, del Pontefice, già allora si era parecchio ridotta.
Ma rimaneva l’altro dato da non sottovalutare: il consenso personale, riconducibile alla simpatia, all’efficacia comunicativa, al ruolo innegabile e, per certi aspetti, determinante, che aveva avuto nella storia del XX secolo e in particolare nella caduta del muro di Berlino.
Da queste premesse scaturì quella spontanea richiesta di averlo “santo subito”, manifestata dalla folla impressionante, che aveva partecipato alle esequie.
In questi quasi vent’anni trascorsi dalla sua morte, il giudizio sul Papa polacco non è sostanzialmente cambiato, ma si è mantenuto, distinguendo un magistero e uno stile di governo ritenuti piuttosto conservatori da una forte attrazione, che egli ha continuato a suscitare post mortem.
Oggi ci si vuole sbarazzare anche di questa, si vuole distruggere pure la sua immagine di uomo integro, che aveva vissuto la fatica del lavoro manuale, conosciuto i totalitarismi di entrambe le ideologie, perdonato il suo attentatore, abbracciato gli ammalati di aids, sgridato i mafiosi, sconfitto il comunismo e stigmatizzato il capitalismo, stretto la mano ai presidenti americani e incontrato Fidel Castro, inventato le giornate mondiali della gioventù, portato la croce sino allo stremo delle proprie forze.
Non mi sto riferendo al caso di Emanuela Orlandi, su cui tuttora non si è scandalosamente riusciti a fare chiarezza e a soddisfare il legittimo desiderio di giustizia dei suoi familiari.
Temo purtroppo che esponenti del Vaticano possano essere stati coinvolti nella vicenda.
Ma l’allusione alla pedofilia, emersa dalla telefonata di Marcello Neroni, appare di uno squallore estremo.
Non voglio con questo costruire o definire soglie di impunità.
Chi sbaglia è giusto che paghi, a prescindere dai ruoli che ricopre.
Aggiungo che se il primo Papa della storia ha rinnegato Cristo tre volte, in oltre duemila anni altri suoi successori si sono potuti macchiare della stessa colpa.
Ma è credibile che il pontificato più lungo del Novecento, caratterizzato da una straordinaria attenzione pastorale per i giovani, peraltro già manifestata durante l’episcopato a Cracovia, sia potuto trascorrere senza essere mai stato lambito da un sospetto del genere?
E che ora, improvvisamente, si delinei il ritratto di un Papa rinascimentale, dedito a passare le notti fuori del Vaticano, per appagare i propri bassi istinti sessuali?
Possibile che il quarto potere non si fosse mai accorto di nulla prima?
Che all’anticlericalismo massonico strisciante in Italia o ai servizi segreti comunisti fosse sfuggito un particolare così compromettente?
Può, infine, considerarsi attendibile un personaggio ambiguo come Neroni, con dei trascorsi oscillanti tra la peggiore malavita romana e settori torbidi dei servizi segreti?
Spero che al più presto si faccia luce su quanto realmente accaduto e che le turpi mistificazioni in atto vengano definitivamente dissipate.