Essenziale.
Al di là dei diversi e illustri esempi riportati dai vocabolari in merito all’utilizzo di questa parola, spesso e non casualmente preferita dai mondi della letteratura e della scienza, quel che più conta di questo aggettivo sta proprio nel suo chiaro significato: “che costituisce o contiene l’essenza di una cosa; sostanziale, indispensabile”.
Un elemento, una qualità o un dato possono essere sostanziali, indispensabili.
Un servizio può risultare essenziale.
L’essenziale…
Corre l’anno 1976 quando in Italia, con il solito ritardo decennale, si inaugura l’installazione del primo sportello, installato presso la Cassa di Risparmio di Ferrara.
In realtà, il primo prototipo di sistema per il prelievo automatico del contante viene installato già il 27 giugno del 1967, nella sede della Barclays Bank di Enfield Town, nel nord di Londra.
Ideato dall’inventore scozzese John Sheperd-Barron mentre pensava ad un distributore di cioccolata e immaginava di “rimpiazzare le barrette con le banconote”, come egli stesso confessa allo scrittore Jack Challoner, questo meccanismo consente ai cittadini inglesi di inserire un voucher monouso (e radioattivo) per poter ritirare, al massimo, una banconota da dieci sterline.
Senza alcun dubbio, tale invenzione segna uno dei primi passi verso una vera e propria rivoluzione, la quale, nel giro di pochi anni, attiva non soltanto una certa competitività tra i vari istituti bancari ma, soprattutto, una fondamentale funzione sociale.
Lo sportello bancario diventa, perciò, un servizio essenziale.
…è invisibile agli occhi
Sul portale web di First CISL (Federazione Italiana Reti dei Servizi del Terziario), alla voce “Osservatorio sulla desertificazione bancaria”, è possibile consultare dati di sintesi e grafici più che esplicativi in merito ad un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio, debilitando il nostro Paese.
I dati dell’Osservatorio, aggiornati al 30 settembre 2024 e ricavati dagli studi svolti dal Comitato scientifico della Fondazione FIBA, sono introdotti da un incipit ben preciso: “In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di nostri concittadini […] significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana.”
Ma, d’altronde, a mettere la mano sul fuoco su questa analisi ci pensano proprio i numeri.
Attualmente, lungo lo Stivale, sono ben 4.400.000 le persone che risiedono in comuni nei quali non si registra la presenza di alcuna banca; inoltre, più di 6.000.000 di abitanti vivono in centri in cui è possibile prelevare denaro da un solo sportello bancario rimasto disponibile.
Ma tale fenomeno, che “da tempo presenta i tratti dell’allarme sociale”, come avvisa proprio First CISL, non crea enormi difficoltà solo ai singoli cittadini, e in particolare agli anziani o ai portatori di disabilità: 267.000 piccole imprese italiane, infatti, hanno sede in comuni privati di sportelli automatici e oltre 400.000 aziende sono costrette a contare (nel vero senso della parola) sul solo sportello ancora attivo nelle proprie cittadine.
L’incrocio di queste cifre con la percentuale nazionale di utilizzo dell’internet banking, indietro di venti punti percentuali rispetto a quelle di Spagna (71%) e di Francia (72%), rende la posizione della nostra Penisola davvero avvilente.
A questo punto, visto che i dati proposti dall’Osservatorio sono altamente consultabili, regione per regione, la curiosità non può che accendersi.
La Sicilia abbandonata dalle banche
Nella Trinacria, il numero totale di abitanti di comuni provvisti di un solo bancomat ammonta a quasi 500.000 persone; 361.000 siculi, invece, si ritrovano in municipi in cui è praticamente impossibile prelevare: lasciando ancora la parola ai numeri, è un po’ come se tutti i residenti nella città di Catania, e oltre, dovessero spostarsi in massa giusto per poter inserire qualche banconota nei propri portafogli.
Dal 2015 ad oggi, le filiali hanno abbandonato quasi 14.000 comuni siciliani, a discapito di circa 20.000 piccole imprese, facendo così piombare l’Isola nella desolante media di 22 sportelli bancari per 100.000 abitanti.
Oltretutto, com’è immaginabile, questa grave crisi diventa ancor più asfissiante nelle cittadine della provincia.
A proposito di Catania, sono parecchi i centri urbani più o meno popolosi della città metropolitana che rientrano, a pieno titolo, nella lista dei “desertificati”.
I comuni di Aci Catena (28.124 abitanti), Tremestieri Etneo (19.851), Pedara (14.915) e Mascali (14.287) occupano con fierezza le prime quattro posizioni nella classifica dei 12 comuni più popolati ad ospitare un solo sportello; non mancano, comunque, menzioni speciali per Motta Sant’Anastasia (12.054) e San Gregorio di Catania (11.487).
È, però, l’elenco dei comuni totalmente sprovvisti di bancomat ad essere davvero speciale: i residenti di Aci Sant’Antonio (18.058), San Pietro Clarenza (8.229), Valverde (7.838), Santa Maria di Licodia (7.453) e Camporotondo Etneo (5.213) non possono far altro che muoversi verso altri lidi, alla ricerca di un credito che li possa far sentire, anche per poco, dei piccoli principi.
Di conseguenza, tutto ciò rende decisamente poco appetibili questi territori per quelle piccole imprese desiderose di investire, elemento che dà quindi il colpo di grazia all’economia degli stessi centri urbani.
Lo sportello bancario è diventato un servizio essenziale, ma l’essenziale è ormai invisibile agli occhi.