Nel processo Iblis, a rispondere alle domande dei Pm è Maurizio Zuccaro, che lancia l’invito al suo ultimo accusatore, l’ex reggente della famiglia di Catania e nuovo pentito Santo La Causa
Costretto in una sedia a rotelle, e agli arresti domiciliari da anni. Recentemente assolto nel rito abbreviato del processo "Iblis", Maurizio Zuccaro (nella foto) ha risposto in udienza alle domande dei pubblici ministeri Agata Santonocito e Antonino Fanara. I magistrati sono impegnati, ormai da mesi, come pubblica accusa nel ricostruire le dinamiche dell’indagine Iblis dinanzi la quarta sezione del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Rosario Grasso. Zuccaro è ritenuto dai pm e dalle sentenze “uomo d’onore della “famiglia” di Catania”. Cognato di Enzo Santapaola, figlio di Salvatore, l’uomo sconta una condanna passata in giudicato per associazione mafiosa e per il duplice omicidio di Massimo Giordano e Salvatore Vittorio. Zuccaro ha affermato di non aver mai conosciuto l’ex reggente della famiglia Santapaola Santo La Causa, così come il gotha di Cosa nostra, Enzo Aiello, Pippo Laudani, Francesco La Rocca, Giuseppe e Alfio Mirabile. Rapporti definiti “nulli” invece con gli altri esponenti di Cosa nostra Pippo Ercolano e Angelo Santapaola. L’ultimo accusatore di Zuccaro è proprio Santo La Causa. L’ex reggente della famiglia catanese farà il suo ingresso nel processo ordinario Iblis già dalla prossima udienza. Per lui potrebbero essere addirittura tre le date destinate alla sua audizione. Nell’ultimo verbale La Causa ha fatto nomi e cognomi tirando in ballo proprio lo stesso Zuccaro “è un componente della famiglia anagrafica che ha sempre fatto parte della sua organizzazione, così come suo padre, pur avendo preferito giovarsi dell’attività dei reggenti che si sono susseguiti per evitare di esporsi – continua La Causa in alcuni passaggi successivi – Zuccaro Maurizio, ,insieme al padre fino a quando era in vita, ha sempre gestito con il suo gruppo l’usura e le estorsioni”. Accuse dirette, a cui il cognato di Enzo Santapaola (ndr. Maurizio Zuccaro), ha risposto affermando come avrebbe “piacere” ad incontrare La Causa. Un confronto quindi, poiché proprio tramite questo “verrebbe fuori la verità”. Zuccaro sollecitato dalle domande del Pubblico Ministero Agata Santonocito ha affermato invece di non voler parlare di Angelo Santapaola, cugino di primo grado di Nitto, assassinato nel 2007 insieme a Nicola Sedici nelle campagne di Ramacca, “non ero in contrasto come si dice, non mi sento di parlarne, lo conoscevo ma non l’ho mai frequentato”. Sui presunti dissidi tra i due uomini si è espresso sempre Santo La Causa, secondo cui i rapporti tra il cugino di Nitto e Zuccaro non erano buoni, tant’è che, stando alle parole del pentito, vennero organizzati degli incontri specifici per cercare una riappacificazione. Nell’ambito dell’udienza, per la pubblica accusa sono stati sentiti anche diversi proprietari di quelli che erano i terreni sui cui poi è sorto il Centro Commerciale “la Tenutella” in contrada Cubba, finito al centro dell'inchiesta. Dopo Pietro Orlando, è stato chiamato il fratello Antonino. Ad emergere ancora una volta la figura dell’imprenditore Rosario Ragusa (ndr. condannato nel rito abbreviato del processo a 8 anni e 4 mesi per concorso esterno), e dell’altro imputato Giovanni D’Urso, “Quando vendemmo i terreni ci furono delle pressioni per darli alla Tenutella - ha affermato Orlando - mio fratello venne minacciato, come per dire “se non li dai a noi finisce male, ti ammazziamo””. Il contrasto per l’acquisto dei terreni era quello tra la IRA Costruzioni, inizialmente interessata alla realizzazione del centro commerciale e “la Tenutella”, società che subentrò successivamente rilevando tutti i lotti. Uno scontro in cui, stando ai testimoni fin qui sentiti, Ragusa ebbe un ruolo chiave per portare l’IRA Costruzioni fuori dall’affare. L’imprenditore è stato convocato dalla pubblica accusa il prossimo 24 gennaio.
Nel processo Iblis, a rispondere alle domande dei Pm è Maurizio Zuccaro, che lancia l’invito al suo ultimo accusatore, l’ex reggente della famiglia di Catania e nuovo pentito Santo La Causa Autore Dario De Luca e Fabiola Foti