A Tremestieri Etneo la Scuola manda a casa il ragazzo perché nessuno può accompagnarlo in bagno. La mamma o il papà ogni giorno si recano a scuola per consentirgli l'esercizio di un diritto irrinunciabile. Al microfono di Sudpress la madre Anna La Rosa lancia un appello ed una provocazione alle istituzioni ed ai politici: «da madre di un bambino disabile chiedo che venga abolita l'integrazione, che vengano fatte delle scuole ghetto. E' più giusta una verità spietata rispetto ad una falsa speranza». VIDEO di Andrea Di Grazia LA LETTERA DI ANNA LA ROSA Mio figlio è handicappato. Il suo handicap maggiore prescinde dalla sua difficoltà nel cammino che lo rende un ballerino contemporaneo che nel silenzio della sua angosciante musica interna persiste nei suoi sgraziati, incessanti movimenti. Mio figlio è handicappato e il suo handicap più grande prescinde dalla sua mostruosa fatica nel parlare che traduce i suoi pensieri dolci in assordanti suoni, sgradevoli a chi non lo ama di un amore infinito. Sì, i suoi problemi si amano perché Francesco li porta con fierezza e li distrae con un sorriso pieno, che annebbia il pensiero di chi lo guarda. Francesco ci fa dimenticare che ha avuto un’operazione al cervello di otto ore, che ha avuto paura che gli aprissero il cervello, che ha temuto di lasciare i suoi amici. Ciccio tiene dentro e sopporta oltre i limiti che consentono ad ogni essere quel lamento che spesso è solo voglia di accudimento, desiderio di una carezza in più, perché lui si preoccupa di preoccupare e quindi continua a sorridere strizzando gli occhi e spalancando la sua bocca che ci illumina d’immenso. Mio figlio è HANDICAPPATO DA QUESTA SOCIETÀ che discrimina per non accettare, che mette ai margini chi non riesce a reggere neppure con un braccio. Non è necessaria una competenza per dare una mano così come non è necessario un riconoscimento per chi la dà. Essere disponibili rende l’uomo UN UOMO. Quando, nel ruolo che vestiamo, non riusciamo a garantire dei diritti per legge dovuti e costituzionalmente ritenuti fondamento della dignità umana, abbiamo a disposizione i ruoli che non vestiamo ma che siamo. Siamo padri, madri, nonni, siamo UOMINI e DONNE nell’accezione unica che questi termini comportano. Se io, Preside dell’Ente Educatore per eccellenza che è la Scuola, non riesco a farmi portavoce nei fatti dell’esercizio della garanzia della dignità umana che è alla base di ogni insegnamento scolastico, io Preside dovrò utilizzare il mio essere padre o madre e se questo non bastasse a svegliare in me l’istinto di protezione, il mio essere UOMO e sostituirmi a quei vestiti spogli che lacerano il mio essere. Io, Preside, non devo mai permettere o legittimare l’umiliazione di un ragazzino che per incompresa ma accettata Elezione è impedito nei gesti più elementari e intimi. Francesco non può svolgere le normali funzioni fisiologiche perché Francesco non è “normale”!!! Se sua madre o suo padre sono in grado di andare a scuola e portare Francesco in bagno, Francesco ha diritto di restare a scuola, in caso contrario Francesco DEVE andare a casa. E la mamma o il papà, nell’ora buca del lavoro, con la copertura dei colleghi in caso Francesco tardi ad eseguire l’ordine dell’innaturale funzione, si recano ogni giorno a scuola. La scuola offre la collaborazione di un gentile impiegato del personale ATA che per età e per acciacchi non può sopPORTARE il peso di un ragazzo di 1.70 con distonie muscolari che potrebbero compromettere la sua sicurezza personale. LA scuola non offre il braccio di un altro bidello più forte e alto. La scuola offre la possibilità di non frequentare. La scuola suggerisce in silenzio la possibilità di NON FAR BERE e MANGIARE il ragazzo in questione in modo da limitare le sue funzioni. La scuola non nasconde nel silenzio degli orrori di aver detto MAI Più DISABILI in questa scuola, creano troppi problemi! La scuola che Francesco frequenta, per fortuna, è formata da tanti uomini e donne e piccoli uomini e piccole donne che esercitano con assoluta dignità il compito che ci accomuna tutti in questa terra e questa fortuna abbraccia mio figlio e lo sostiene ogni giorno fino a fargli dimenticare l’umiliazione che subisce da chi la società la rappresenta con incarichi formali. Francesco non ci dice che ha trattenuto la pipì per poter restare a scuola e non creare problemi a chi si schifa di portarlo in bagno, non dice a nessuno che piange perché sua mamma suda nel vestirlo, non racconta agli amici che da solo piange perché sua mamma gli fa pena per quello che deve fare per lui e che il suo terrore è di poterle fare del male. Francesco non può fare tante cose ma purtroppo capisce tante cose e le porta dentro di sé perché non gli è risparmiata nessuna pena. Il Preside di questa scuola è stato in grado di mandare via Francesco da scuola perché non è riuscito a far dare né tantomeno a dare in prima persona una mano a mio figlio. E’ più facile umiliare che sentirsi illuminati (che lui intende come “umiliati” ). La Preside di un’altra scuola non ha permesso a mio figlio l’iscrizione perché i disabili comportano rallentamenti. Un altro dirigente consiglia altri indirizzi per Francesco perché comunque incontrerà tanti UMANI ostacoli che dovrà rassegnarsi ad avere un semplice attestato di frequenza nonostante non abbia alcun deficit cognitivo. (Chiedetevi come mai alcune scuole non hanno disabili???) Io, madre e mamma di un ragazzo la cui “normalità” è compromessa dalla società in cui vive chiedo, senza provocazione alcuna, a tutti i politici in lizza e in lista di pronunciarsi riguardo alla mia proposta di un ATTESTATO DI ESISTENZA ai DISABILI. Chiedo, disperatamente chiedo, che aboliscano la Legge 104, la più bella favola mai scritta che ti fa desiderare di essere handicappato ma come tutte le favole ha un finale a sorpresa che prescinde dal racconto. Io madre di Francesco chiedo l’abolizione dell’integrazione e l’istituzione di scuole GHETTO dove racchiudere e rinchiudere chi è intrappolato dentro un corpo deficitario e che si esprime con un codice che la nostra mente non decodifica e il nostro cuore non comprende. E’ più ingiusto promettere e deludere che eludere dei diritti e umiliare chi nella vita non ha alternative. Paesi molto più civilizzati del nostro non si imbellettano con leggi fantastiche che non fanno i conti con un’innegabile difficoltà d’attuazione e una politica che balla sulle ceneri delle sorti di chi rappresenta. In altri paesi si garantisce senza sconti a chi nella vita ha già fatto troppi sconti alle possibilità di vita.
E' uno scandalo. A Tremestieri Etneo la Scuola manda a casa il ragazzo perché nessuno può accompagnarlo in bagno Autore Andrea Di Grazia