di Brando Morelli Oggi l’Ars si è riunita al mattino, la seduta antimeridiana è apparsa inconsueta ma giustificata dall’impegno fondamentale di oggi pomeriggio per la nazionale azzurra nella decisiva sfida per il passaggio agli ottavi. Tant’è che per non perdersi il partitone, i deputati si sono dati appuntamento in tarda mattinata anche se la seduta prevista alle 11 è slittata poi all’ora di pranzo. Ma è domani il giorno importante, quello della partita finale, con in campo il Consiglio di Presidenza del parlamento siciliano, per tagliare gli stipendi d’oro del personale dell’Ars. C’è stata sinora una trattativa con le sigle sindacali, ma proprio domani il deputato Paolo Ruggirello, delegato del presidente Giovanni Ardizzone, dovrebbe portare all’esame del Consiglio il nuovo tetto massimo per gli stipendi dei dirigenti fissandolo a 240 mila euro all’anno, 80 mila euro in più, però, rispetto ai loro colleghi regionali che da agosto si adegueranno alla nuova legge votata nelle scorse settimane. Oltre alla soglia di 240 mila euro, l’organo parlamentare sarà chiamato ad esaminare una serie di provvedimenti che riguardano il pensionamento del personale che ha maturato i requisiti. E su questo punto si conoscerà anche il destino del segretario generale Sebastiano Di Bella che nei giorni scorsi ha paventato le sue dimissioni proprio per non subire il taglio al suo maxi stipendio che secondo il presidente della regione Rosario Crocetta raggiunge il mezzo milione di euro. Ma ancora una volta è il governatore a lanciare frecciate sul tema dei tagli. “Il parlamento siciliano non può rivendicare alcuna equiparazione con strutture istituzionali che hanno un valore gerarchico superiore. L'autonomia si difende non mantenendo i privilegi, ma abolendoli. La Sicilia deve diventare la punta più avanzata di un processo di riforme che il presidente Renzi sta proponendo al Paese e che in forza dell'autonomia devono trovare nell'Isola un'applicazione, persino, più incisiva, più efficace, più rigorosa. Solo in questo modo potremo veramente difendere ed esaltare l'autonomia". Per Crocetta “l’Ars ha un'occasione storica, quella di risolvere un annosissimo problema che non può essere affrontato con logiche del passato cioè, la cosiddetta equiparazione ai dipendenti del Senato. Vedo che c'è un grande sforzo politico nel tentare di salvare singole forme di privilegi. E' inaccettabile. Ritengo che oggi più che mai, rispetto al grande lavoro che è stato fatto di riduzione e riqualificazione della spesa, la politica siciliana debba trovare momenti di grande unità, in uno scenario nazionale e regionale in cui i cittadini esprimono irritazione e dissenso, rispetto alla politica delle due gambe, rispetto al pagamento di altissimi compensi e rispetto a trattamenti differenziati che non hanno alcuna giustificazione concreta". Con Crocetta, però, fa la voce grossa il vice presidente vicario dell’Ars, Antonio Venturino che dice: “"Trovo molto grave che il presidente della Regione Crocetta dopo aver presentato la manovra e aver preso accordi con le forze politiche decida di effettuare altri tagli sul bilancio dell'Ars, ritengo sia una prerogativa esclusiva del parlamento proseguire, come sta facendo, nel processo di riduzione della spesa. Da parte dell'esecutivo entrare così a gamba tesa all'interno della gestione dell'Assemblea regionale credo sia qualcosa di pericoloso, rimaniamo entro il processo di moralizzazione, qui si stanno invece minando le fondamenta della democrazia"